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QT n. 5, 10 marzo 2007 Servizi

Cavalese: il PUP sequestrato

Il Consiglio comunale non può discuterne. Eppure, ci sarebbe molto da dire...

La proposta di revisione del Piano Urbanistico Provinciale basa la sua struttura fondante sulla delega delle scelte di gestione del territorio alle future Comunità di valle. E’ un piano innovativo e provocatorio, che fa della flessibilità e della sussidiarietà i pilastri portanti.

E’ curioso illustrare quanto accaduto a Cavalese perché è il comune che ha dato i natali all’attuale assessore provinciale all’urbanistica, l’ideatore di questa struttura del PUP, Mauro Gilmozzi. Cavalese è il paese che lo ha dapprima incoronato sindaco per 13 anni e poi, con un grande consenso, lo ha portato alla elezione a consigliere regionale. Se il buon giorno si vede dal mattino, cioè dal paese di origine dell’assessore padre del PUP, c’è solo da allarmarsi per le future sorti della nostra provincia.

La giunta comunale, guidata dal sindaco Walter Cappelletto, è tutta figlia del tessitore politico Mauro Gilmozzi. Questi dapprima, nel 1995 ha potato i suoi alleati più preparati, ossia la sinistra ambientalista, poi si è liberato di parte del centro-destra, gli autonomisti e Forza Italia, per poter costruire una maggioranza priva di riferimenti politici precisi, ma ben legata agli studi professionali, all’imprenditoria alberghiera, dello sci, dell’edilizia. Non c’è presenza di riferimento politico: è una giunta che sopravvive giorno dopo giorno affrontando le emergenze che si presentano o le richieste specifiche dei cittadini o delle grandi imprese, ben disponibile all’uso delle deroghe, anche pesanti.

Ebbene, questa giunta ha negato al Consiglio comunale la possibilità di discutere del Piano Urbanistico Provinciale: si è accontentata di riunire la Commissione Urbanistica (con soli tre membri presenti) e di istruire un documento inviato in Provincia a nome dell’assessore all’Urbanistica (un documento nel quale la Commissione Urbanistica non viene nemmeno citata), guarda caso un geometra, Lorenzo Costa. Proprio l’amministratore che ha negato ai consiglieri comunali il confronto.

A parte la denuncia della confusione cartografica del PUP, della sovrapposizione nelle mappe di aree tutelate ad altre già urbanizzate, cosa viene chiesto alla Provincia?

Di stralciare un’area agricola di pregio in zona ad alta vocazione paesaggistica come i Dossi per fare posto ad una nuova centrale di teleriscaldamento a deiezioni animali e a una centrale di produzione di energia fotovoltaica decisamente impattante.

Oppure di poter allargare le aree artigianali, sia a Cavalese che ai Masi.

E ancora: ben 11 delle 15 zone agricole di pregio delle quali si chiede lo stralcio le troviamo a Masi o negli abitati adiacenti, senza che venga dato un minimo di attenzione alla necessità di mantenere le distanze fra un abitato e l’altro, o di trattare col dovuto riguardo aree a particolare fragilità geologica. Ogni passaggio di queste richieste di stralcio risponde a richieste di edificabilità di residenti.

Ma il capolavoro l’esecutivo cavalesano lo fa nella richiesta di una nuova circonvallazione dell’abitato, una nuova strada in galleria che da ovest sbocchi verso Tesero dopo quasi tre chilometri. Così viene motivata la richiesta: “Il sistema infrastrutturale viabilistico di Cavalese è al limite della propria espansibilità, le due strade principali, la statale di mezza costa e la fondovalle, sono ormai sature.

La statale 48 impatta in maniera estremamente negativa sulla viabilità del centro cittadino, in quanto i centri di Fiemme non sono raggiungibili dal traffico pesante, causa divieti ed altro presenti dalla fondovalle verso l’alto. Sono questi fatti che inibiscono (scrive l’assessore comunale) qualsiasi processo di pedonalizzazione e di riqualificazione del centro in funzione della vocazione turistica del paese. Va quindi risolto il problema del collegamento con le aree sciistiche di Pampeago e Lavazè”.

Chi ha memoria storica ricorderà la grande lotta di migliaia di abitanti di Fiemme contro la strada di fondovalle, perché, si diceva, rappresentava un errore urbanistico irreversibile, dato che non risolveva i problemi del traffico dei paesi di Cavalese e Tesero. Gli ambientalisti portavano le identiche motivazioni, scritte da un giovane assessore. Solo che gli ambientalisti non chiedevano di liberare dal traffico i paesi in funzione della vocazione turistica dei paesi, ma per permettere a tutti i residenti una migliore qualità della vita e più salute.

Per la prima volta, certo inconsapevolmente, un documento pubblico di una amministrazione comunale di Fiemme riconosce che gli obiettivi degli anni Ottanta degli ambientalisti locali erano sacrosanti, che la strada di fondovalle è stata un errore urbanistico, che si sono gettati al vento 180 miliardi di lire di allora alimentando le voraci fauci di Mondialfiemme e del Consorzio Trentino Costruttori, imprese ben sostenute dall’allora presidente della Giunta provinciale Mario Malossini.

A quasi vent’anni dalla realizzazione della fondovalle, Cavalese, Tesero, Panchià non hanno quindi risolto i problemi di traffico e dei parcheggi.

Gli ambientalisti già allora chiedevano come alternativa delle reali circonvallazioni di mezza costa, le uniche strutture, pur di complessa realizzazione, che avrebbero risolto definitivamente questi problemi. Per qualificare il turismo e il paesaggio gli ambientalisti chiedevano invece la tutela dell’Avisio.

Avendo voluto lavorare in stanze chiuse, l’esecutivo di Walter Cappelletto non ha nemmeno citato il fatto che il PUP non presenti fra i punti di forza della vallata la presenza della Magnifica Comunità di Fiemme, che la filiera del legno sia totalmente dimenticata, che fra le debolezze non vengano citati il lavoro precario, la dequalificazione dell’offerta di lavoro, l’assenza della formazione, la dimenticanza del parco fluviale dell’Avisio, la necessità di tutelare i pochi spazi aperti prativi ancora presenti in Cavalese, specialmente verso gli abitati di Carano, Daiano e Varena.

Mauro Gilmozzi

Teniamo presente che Cavalese avrebbe l’ambizione di essere il paese capoluogo della futura comunità di valle. Ma come si vede, e non solo in questa occasione, in questo comune gli amministratori hanno timore del confronto con la gente, hanno paura del Consiglio comunale (dove, pure, la loro maggioranza è schiacciante - quattordici contro sei - e dove, da ben tre anni, mai si è assistito ad un intervento, uno solo, di un consigliere di maggioranza).

E’ a questi amministratori che il Piano Urbanistico Provinciale di Gilmozzi - Dellai affiderebbe competenze tanto importanti in materia urbanistica, sono questi gli amministratori chiamati a scelte responsabili che dovrebbero portare beneficio ad una complessa collettività.

Se a Cavalese è accaduto questo, immaginiamo quale possa essere il livello del confronto nei troppi comuni-polvere del Trentino. Proviamo a pensare come saranno interpretati i valori della flessibilità e della sussidiarietà, quali saranno le pressioni che i sindaci, anche i più coraggiosi, dovranno subire, quali ricatti e incomprensioni fra gli stessi sindaci ostacoleranno qualunque scelta nelle comunità di valle. Ammesso che queste ultime riescano a partire, e soprattutto a governare.