Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 16, 30 settembre 2006 Servizi

Il welfare della Dalmaso non piace

Il progetto di riforma dei servizi sociali della Provincia - dice la CGIL - è paternalista e pericoloso.

Andrea Grosselli

Il welfare targato Marta Dalmaso non passa. Dopo due anni di confronto tra le parti sociali, la Cgil del Trentino esce allo scoperto e stronca la bozza di riforma che l’assessore provinciale sta per licenziare. Troppe le lacune e le incongruenze del disegno di legge, condite da un paternalismo caritatevole che la Cgil non digerisce. Così Ruggero Purin, segretario generale di via Muredei, non può fare altro che recitare il de pronfundis per la riforma Dalmaso. "Il testo è inemendabile - tuona Purin - e va riscritto da capo a piedi, partendo dai suoi principi ispiratori".

Il convegno della Cgil.

Le ragioni di questa bocciatura senza appello sono state illustrate durante un convegno che la Cgil ha organizzato il 21 settembre insieme a Funzione pubblica e Pensionati. Il sindacato teme che dietro la proposta della Dalmaso si nasconda il ridimensionamento dell’intervento pubblico nel sistema di welfare. La prova, per la confederazione di via Muredei, sta nel mancato recepimento della legge 328 del 2000, voluta dal governo di centrosinistra per riorganizzare dal basso lo stato sociale e garantire i servizi essenziali, quelli di cui il cittadino deve poter usufruire in ogni parte d’Italia.

Per la Dalmaso invece la 328 è già vecchia e va chiusa in un cassetto. Tanto che la previsione dei livelli essenziali di assistenza non viene neppure presa in considerazione. Anzi, viene sostituita dall’introduzione di non ben specificati livelli minimi.

"La definizione dei livelli essenziali – replica Purin – è la condizione fondamentale per stabilire, anche in materia di politiche sociali, certezza dell’offerta di servizi e di interventi appropriati: è la garanzia dei diritti di cittadinanza sociale."

E prosegue. "La nostra idea è incompatibile con quella di uno Stato sociale che si preoccupa di garantire soltanto diritti minimi: sono due cose completamente diverse. La tutela dei più deboli non può essere lasciata al mercato, ma nemmeno agli interventi di uno Stato sociale minimo".

Ma non è solo questo il pomo della discordia. "La riforma che ci viene proposta – accusa Purin - non si occupa della rete dei servizi. E questo è grave, perché così la legge manca il suo obiettivo centrale. Gli interventi devono essere flessibili, ma prima di tutto devono esistere i servizi che li producono e, una volta realizzati, devono essere stabili, sistematici, coordinati e integrati tra loro: la stabilità dei servizi non è sinonimo di rigidità, ma di certezza di prestazioni appropriate".

L'assessore alle politiche sociali Marta Dalmaso.

Come detto, la Cgil teme che queste omissioni preludano ad una progressivo arretramento della presenza pubblica. In parole povere, nuove esternalizzazioni che rendano marginali gli interventi della Provincia. "Siamo favorevoli – precisa Purin – ad un welfare mix che sappia mettere in rete i servizi pubblici con quelli offerti dal privato sociale. E’ indispensabile favorirne l’integrazione. Ma è altrettanto importante che la regia pubblica non venga intaccata. Una regia che non ha solo il compito di individuare le politiche più adeguate ma anche di predisporre i servizi assistenziali".

La mancata assegnazione di ruoli precisi agli attori del sistema socio-assistenziale alimenta i timori del sindacato. Se nessuno sa chi fa cosa, si chiedono in Cgil, come si può rendere più efficace e magari meno dispendioso il welfare provinciale? La Dalmaso ha provato a rispondere al quesito, ma in platea molti sindacalisti hanno letto l’intervento dell’assessore come una difesa d’ufficio del disegno di riforma. "Continuiamo la discussione – ha chiesto la Dalmaso alla Cgil – perché molte delle vostre richieste possono trovare spazio nella legge".

Ma a queste condizioni il sindacato non ci sta; anche perché all’orizzonte ci sono nuovi tagli al welfare. L’assessore non lo dice direttamente al convegno, ma con i giornalisti ammette che le risorse sono in calo e che c’è necessità di rivedere il sistema dei servizi per far fronte alla contrazione delle risorse dell’autonomia. Insomma, meno soldi, meno servizi pubblici. Quando invece, rilancia il sindacato, servirebbero più investimenti soprattutto per potenziare i servizi domiciliari.

Il nodo per il segretario generale Purin sta tutto qui. "Nell’ansia ‘innovativa’ di andare oltre la legge nazionale 328 si rischierebbe, in Trentino, di incentivare i processi del «welfare fai da te», con gli effetti già sperimentati di uso improprio delle risorse pubbliche, diffusione di lavoro sommerso, prestazioni di dubbia efficacia e qualità."

L’accusa è dura, ma trova alleati anche fuori dal sindacato. Paolo Facchinelli, responsabile dei servizi socio-sanitari del comprensorio della val di Sole, ha partecipato al convegno della Cgil in qualità di esperto. Il suo giudizio sul disegno di legge Dalmaso è stata quasi più severo di quello del sindacato. Altro intervento critico è stato quello di Annalisa Zambotti. La presidente dell’ordine degli assistenti sociali ha contestato la mancata definizione dei livelli essenziali di assistenza e ha chiesto un riconoscimento sostanziale del lavoro degli operatori sociali.

Il dibattito ha quindi riaffermato l’urgenza di rivedere l’impostazione della riforma. "La Dalmaso deve accantonare il paternalismo – conferma Diego Coletti dello Spi Cgil – per affermare invece i diritti dei cittadini, soprattutto quelli degli anziani. L’impostazione della legge va ribaltata". Così la pensa anche Michele Olivieri della Funzione pubblica, secondo il quale al centro del sistema di assistenza deve rimanere il servizio pubblico. Per Antonio Rapanà l’assessore Dalmaso sbaglia a giudicare conservatore l’impianto della legge nazionale e lancia un monito alla Provincia: "La concertazione non si deve ridurre ad un mero scambio di opinioni".

Per la Cgil quindi non è possibile riaprire il tavolo di confronto senza l’impegno a rivedere fin dalle fondamenta l’impianto della riforma. Infine una difesa della legge 328 è venuta anche da Sandro Del Fattore, membro del dipartimento welfare della Cgil nazionale e già assessore al lavoro del Comune di Roma: "La legge nazionale è tutto fuorché burocratica. Apre invece al coinvolgimento della società civile e del privato sociale." Del Fattore ha poi ricordato quanto sia velleitario affermare il ruolo attivo della famiglia nel momento in cui su di essa vengano scaricati compiti e problemi che andrebbero affrontati e risolti collettivamente. "Per questo – ha ribadito il sindacalista – dobbiamo puntare alla valorizzazione del sistema integrato dei servizi. Solo così le famiglie italiane potranno reggere l’urto con la precarietà del lavoro dei giovani, l’esclusione di molti adulti dal mondo del lavoro, le difficoltà degli anziani non autosufficienti e l’incessante aumento dei prezzi delle abitazioni".

Il convegno è servito a fare chiarezza nel momento in cui i tempi per la discussione e la decisione sulla riforma vengono accelerati. Forza Italia ha infatti depositato un suo disegno di legge in Consiglio provinciale. E per alcuni questo sta a significare che già quest’inverno si dovrebbe aprire in aula il confronto sul testo dell’opposizione e su quello della Giunta.

Ma l’iniziativa della Cgil ha anche dimostrato che il fronte critico verso la Dalmaso va ben oltre il sindacato e coinvolge quanti nel welfare provinciale operano da anni. Anche per questo Franco Ianeselli, che per la segreteria Cgil si occupa proprio di stato sociale, chiede alla maggioranza in consiglio provinciale, a Cisl e Uil e a tutto il mondo del sociale di condividere la necessità di una riscrittura della riforma del welfare. "Riscrivere la legge – dice Ianeselli – non è un’esigenza della sola Cgil. Critiche e perplessità vengono espresse da soggetti diversi, dagli assistenti sociali a significative realtà del terzo settore. Tutte queste posizioni possono trovare una convergenza e possono tradursi in proposte per una riforma realmente innovatrice. Per la Cgil resta fondamentale l’elaborazione unitaria con Cisl e Uil. Alle forze politiche chiediamo di prendere posizione: il tempo stringe".