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Ma quale Tirolo “storico”!

L'Euregio Trento-Bolzano Innsbruck versa in stato comatoso; e difatti, in prossimità delle elezioni si ricorda Andreas Hofer e si dimentica l’Europa.

Nel Tirolo l’ideologia ufficiale è sempre stata la "Landeseinheit", l’unità, e un po’ anche l’unicità, della regione. Una vecchia canzone popolare recita "Tirol isch lei oans", cioè il Tirolo è unico. "Meno male - aggiunge qualcuno - uno basta e avanza". Ma il Trentino, che fa parte indubbiamente del Tirolo storico, non fa parte di quella regione "unita ed unica": la "Landeseinheit" include solo il Sudtirolo, rubato dopo la prima guerra mondiale. Nostri fratelli del sud sono esclusivamente i sudtirolesi di lingua tedesca. Anche se non pagano mai le multe a Innsbruck, dove fanno il parcheggio selvaggio, sapendo che in mancanza di un accordo fra le amministrazioni, la polizia non arriverà mai a casa loro per chiedere i soldi.

Ma qualcuno si ricorda del Tirolo storico, dei bei tempi dell’impero multietnico e multiculturale di Cecco Beppe, quando i funzionari imperiali di Trento scrivevano a quelli di Innsbruck in italiano, e quelli di Innsbruck rispondevano in tedesco, e si intendevano a vicenda. E’ il caso del Capitano van Staa, il quale, quando era sindaco di Innsbruck mentre Dellai lo era di Trento, concluse un trattato di amicizia, quasi un gemellaggio, con Trento e con Bolzano – ed i contatti con Trento erano più frequenti di quelli con Bolzano, anche se l’allora sindaco Salghetti ci teneva tanto. Ma l’amministrazione provinciale del "partito-stato" della SVP, questo trasveralismo lo vedeva di malocchio.

C’è anche chi chiama Innsbruck la città mediterranea più settentrionale, sin da quando l’imperatore Massimiliano, nel ‘600, ne fece la capitale del suo impero, ed artisti italiani, compositori, architetti, erano i benvenuti alla sua corte.

Sia culturalmente che economicamente, Innsbruck ha funzionato per secoli da ponte fra Nord e Sud, fra il territorio germanico – e celtico - e quello italico. Lo era già nella preistoria: gli archeologi hanno trovato molti segni di un ricco interscambio e di un forte flusso di importazioni dal neolitico fino al tempo degli Etruschi.

Oggi come oggi, molti imprenditori guardano al sud, e non a caso la banca provinciale Hypo è fra gli sponsor più importanti del Centro italiano dell’Università di Innsbruck, che da decenni coopera con Giurisprudenza di Padova, e da tempi più recenti anche con le università di Trento e Bolzano.

C’è stato il "network" delle città alpine, caro a Dellai, che dovrebbe essere rivitalizzato, visto che le città alpine come Trento e Innsbruck, come S. Gallo e Grenoble (un’altra città gemella con cui i contatti sono ormai quasi inesistenti) dovrebbero giocare un ruolo importante nelle politiche del territorio su tutto il versante alpino. Non si dimentichi che la valle centrale dell’Inn, ad esempio, ha una densità di popolazione più alta di molte regioni urbanizzate dell’Europa, e che certe regioni alpine hanno un PIL regionale molto al di sopra della media europea; altro che tempo libero e natura pura – che nelle regioni alpine, del resto, è stata sempre "paesaggio culturale", cioè creato dal lavoro delle popolazioni, e che senza questo lavoro degenererebbe in una natura nemica, con ogni tipo di catastrofe naturale. Da queste città alpine dipende, in larga parte, lo sviluppo della Euregio alpina come centro culturale, scientifico ed economico e come cuore naturale dell’asse di produttività ed eccellenza che si estende da Rotterdam ed Amburgo fino a Milano e Torino.

C’è chi ha capito bene queste cose e ha fatto l’Euregio sinonimo del Tirolo "storico". Ma sia istituzionalmente che praticamente, l’Euregio pare sia in uno stato comatoso. Ha fatto bene, dunque, Dellai a tornare a questo discorso.

Finora, ahimé, senza risposta da parte nostra. E non solo perché siamo in tempi elettorali, poco adatti a discorsi "storici" ed europei. La cultura politica pangermanica della "Landeseinheit" stenta a morire. Gli Schützen – sud e nordtirolesi – hanno avanzato la proposta di inserire nella riformanda costituzione austriaca il dovere della Repubblica di fungere da "Schutzmacht", potenza protettrice, dell’autonomia del Sudtirolo. Una proposta, a mio avviso, cretina, decenni dopo il "pacchetto" dell’autonomia, anni dopo la regionalizzazione costituzionale delle amministrazioni italiane, e nel contesto dell’integrazione europea. Ma i popolari austriaci pare abbiano accolto bene la proposta e il presidente del parlamento Khol, ricandidandosi per un seggio nel Tirolo, la sponsorizza. I Freiheitlichen, si capisce, l’appoggiano, mentre verdi e socialdemocratici non ne vogliono sapere.

Ma purtroppo Dellai predica ai sordi, finché succede quasi il finimondo quando un consigliere comunale (il sottoscritto) chiama Andreas Hofer un "Talebano" in quanto reazionario esponente dell’integralismo cattolico e nemico giurato delle libertà della rivoluzione borghese, con il Capitano che va su tutte le furie. Intanto, il partito della maggioranza assoluta in regione, i popolari, si prepara a celebrare (a suon di milioni) i 200 anni delle battaglie del 1809, e per ragioni di politica interna preferisce gli Schützen alle prospettive europee.

Spero di sbagliarmi, e che dopo le elezioni di ottobre potremo tornare alla "luna di miele" che univa Dellai e van Staa, per rifondare l’Euregio e la cooperazione dei centri alpini per uno sviluppo sostenibile della regione.