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Mariatheresienstrasse monumento nazionale?

E’ possibile abbattere due case “storiche”? Possibilissimo, anzi obbligatorio…

E’ da anni che si discute sul futuro del tradizionalissimo emporio "Tyrol" nella storica Mariatheresienstrasse. L’esercizio commerciale esiste da quasi un secolo, fondato da un esercente ebreo. I nazisti poi lo sottrassero alle due famiglie che ne avevano fatto il primo emporio urbano dalle nostre parti. Dopo la liberazione, divenne di proprietà della catena Gerngross, finita poi con il fallimento della cooperativa "Konsum". Gli ultimi proprietari non erano mai riusciti a combinare alcunché, e le tre case dove sorgeva il negozio lentamente degradavano. Non proprio un gioiello del commercio nel cuore della città, già assediato, come in tutte le città, dai nuovi templi del consumo cresciuti in periferia. L’ultimo di una lunga fila di imprenditori o sedicenti tali è il "giovane turco" René Benko, con la sua Signa Holding, che del resto possiede anche qualche complesso edilizio a Milano. Costui si era messo in testa l’idea di rivitalizzare il centro, costruendo – al lato opposto della strada ove sorge la nuova Galleria del municipio, di Dominique Perrault - un nuovo centro commerciale, attraendo come inquilini alcuni grandi nomi della distribuzione europa – come "Saturn" (elettrodomestici e comunicazione elettronica), "Zaha" e "Peek und Cloppenburg" (abbigliamento), "Amadeus" (editoria), e mescolandoli con i nomi storici, e non, dell’imprenditoria locale. Insomma, un progetto "forte" per dare nuovo slancio alla lotta dei commercianti del centro contro i giganti della periferia.

Il progetto, nel corso di un anno, è diventato quello più analizzato di tutti i progetti edilizi cittadini. Sono stati fatti ben tre studi, da enti diversi, governativi e privati, per verificare se esso era sostenibile, sia per la struttura del commercio cittadino che per i piani di sviluppo urbanistico. Tutti e tre hanno concordato che sì, il progetto va realizzato, altrimenti il centro, economicamente, non regge più; anzi, il progetto funzionerà da calamita per attrarre i soldi dei consumatori, creando ricchezza anche per i concorrenti in città. Inoltre, siccome il centro si adegua ottimamente al trasporto pubblico e al movimento pedonale, il traffico provocato dal nuovo centro sarà tollerabile.

Il consiglio comunale votò all’unanimità, nel marzo scorso, il piano per l’uso degli spazi necessari alla costruzione di un centro commerciale e il piano regolatore che dovrebbe disciplinare la costruzione. Il progetto, di uno degli architetti più noti della città, Hans Obermoser, prevede circa 25.000 metri quadrati di area commerciale su 4 piani, sotto un tetto sferico. Tutto venne approvato da una commissione urbanistica creata ex novo, come progetto-pilota per la discussione sulle grandi costruzioni in città, e formata da architetti rinomati internazionalmente. Per la facciata sulla Mariatheresienstrasse, si svolse un concorso architettonico per stabilire come far combaciare le necessità di un centro commerciale con la legge sulla protezione dei centri storici, una legge riformata nel 2003 in senso meno conservatore e più aperto allo sviluppo urbanistico, mettendo al centro la qualità, e anche la funzionalità. Bisogna infatti proteggere anche le funzioni tradizionali della città, come appunto il commercio, e con ciò la vita urbana, anziché proteggere solo le facciate "morte" (vedi QT n. 13 del 2003 e 4 del 2005).

Il capitolato del bando di concorso era stato appena pubblicato – con il consenso perfino della commissione degli esperti in materia di protezione del centro storico – quando, con un colpo di scena, l’ufficio federale per la protezione dei monumenti storici, in base non alla legge provinciale sulla protezione dei centri storici, ma in base alla legge nazionale sulla protezione dei beni culturali e con l’assenso non del tutto segreto del Capitano van Staa, diceva di voler mettere sotto protezione tutto l’insieme della starda.

La città – con in testa la sindaca ed il consiglio comunale (sia quello vecchio che quello nuovo eletto in aprile), con l’ordine degli architetti, le associazioni di categoria ed anche la stampa locale – si è opposta a questo ulteriore tentativo di bloccare ogni sviluppo urbanistico.

Abbiamo una bella legge provinciale, abbiamo degli architetti responsabili e rispettosi in grado di creare un nuovo insieme di costruzioni vecchie e nuove, ed è intollerabile che qualche guardiano del tradizionalismo dichiarasse la fine della storia, decretando che una strada, che è bellissima appunto perché i cittadini per tre secoli l’hanno costruita e ricostruita, debba per sempre rimanere tale e quale è ora, nel 2006.

La prima fase del concorso non ha ancora prodotto un progetto vincitore, ma la giuria ha scelto 5 architetti i quali, in una seconda fase, ed in base ad un capitolato discusso di nuovo, e cambiato in alcuni punti, devono sviluppare i progetti presentati. Mentre il primo capitolato lasciava aperta la questione se bisognava mantenere intatte tutte e tre le case "storiche" (che poi non sono veramente storiche: sono costruzioni del secolo scorso, e la più bella, opera del profeta del modernismo regionale, Lois Welzenbacher, è stata rovinata in versione "neo-barocca", vent’anni dopo la sua costruzione originale), il secondo capitolato, invece, aveva esplicitamente escluso il mantenimento delle sole facciate, con ricostruzione totale delle case. O mantenere e adeguare, o costruire tutto ex novo. I 22 progetti presentati, ed una lunga discussione in seno alla giuria, ora indicano che è possibile, ed ha un senso, mantenere la casa Welzenbacher, ivi incluso lo storico Café Schindler, da riaprire, ridandogli l’architettura originale, ma demolire gli altri due edifici e costruirne due nuovi di zecca.

Mentre qualche reazionario, come la presidentessa della commissione per la protezione dei centri storici, sta ancora andando su tutte le furie, e mentre la giunta comunale ha votato, ancora all’unanimità, di usare tutti i mezzi legali contro i piani dell’ufficio federale, la commissione urbanistica del consiglio ha sottoscritto il nuovo capitolato.

In settembre vedremo un progetto vincente, e nel tardo autunno, speriamo, inizieranno i lavori di demolizione prima e di costruzione poi.

Così, nel 2009, giusto in coincidenza col bicentenario di quell’altro reazionario che era Andreas Hofer (contro il quale la cittadinanza insorse quando capì che la sedicente lotta di liberazione nazionale non era che un tentativo di battersi contro l’illuminismo e la democrazia, per ristabilire i valori del più reazionario cattolicesimo rurale) avremo il nuovo centro commerciale, ed anche la nuovissima versione della zona pedonale in Mariatheresienstrasse, per cui, del resto, il bando di concorso sta per essere pubblicato. Un’operazione che si aggiungerà ad altre dello stesso segno, come la nuova torre del trampolino da sci sul Berg Isel, di Zaha Hadid, il nuovo municipio di Dominique Perrault, il nuovo centro universitario da costruire l’anno prossimo e numerosi altri esempi riuscitissimi di architettura contemporanea della nuova leva dei trentenni e quarantenni, a riprova del fatto che Innsbruck è sì una città storica, con un’eredità culturale pregevole, ma anche una città vitale, in sviluppo continuo, che guarda al futuro come capitale di una regione-boom alpina europea.