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QT n. 11, 3 giugno 2006 Servizi

Tutti i colori dell’immigrazione

Trento, 44 Paesi presenti in Piazza Fiera alla Festa dei Popoli.

I colori sono sempre gli stessi, è vero, ma diventano vivacissimi negli abiti dei sudamericani ed africani, tanto da farci notare che il nostro essere bianchi non è un fatto solo di pelle, ma anche di un modo di vestire che usa molte tinte unite e osa solo i colori dettati dalla moda.

Un gran raduno di persone e colori in piazza Fiera domenica scorsa per la settima edizione della Festa dei Popoli, organizzata dall’Arcidiocesi di Trento per dare risalto allo spessore umano dell’immigrato, ai problemi e ai sentimenti che porta con sé. Il tema della festa era la seconda generazione, intesa come la difficoltà che hanno i genitori migranti a tenere i propri figli legati alle tradizioni dei paesi di appartenenza. Dall’altra parte la difficoltà dei figli a conciliare i propri desideri, condizionati dalla cultura italiana, con quelli dei genitori che rappresentano la loro identità originaria.

44 i Paesi presenti, non in modo simbolico, ma perché persone appartenenti a quel Paese vivono e lavorano nella nostra provincia. Oltre alle provenienze più prevedibili, abbiamo trovato immigrati della Sierra Leone, del Burkina Faso, della Guinea Bissau, della Martinica... Uno stand per ogni nazione, dove si potevano gustare assaggi culinari e acquistare oggetti tipici, e dove era facile anche capirsi, perché si trovavano immigrati che vivendo da noi parlavano l’italiano.

Ma al di là del folklore ogni nazione raccontava il suo passato, la realtà che ha costretto ad emigrare e che quindi denunciava guerre e povertà. Ma vi si trovava una traccia tangibile anche della loro cultura religiosa: negli stand magrebini e arabi, ad esempio, erano presenti solo uomini.

Tra i paesi dell’est, Moldavia e Ucraina tutte al femminile perché luoghi di origine delle moltissime badanti che qui da noi assistono anziani e disabili. Una realtà difficile, la loro, per orari di lavoro pesantissimi. Vivono in casa di una persona anziana assistendola giorno e notte, con solo due ore libere al giorno e la domenica. Nessun familiare sarebbe capace d’altrettanto spirito di abnegazione.

Un altro gruppo presente erano i Rom del Kosovo, evacuati dalle proprie case nel 1999 per evitare le ritorsioni degli albanesi e trasferiti in campi contaminati dal piombo. Emergenza che doveva durare poche settimane ma che persiste da sei anni.

Nello stand dell’Argentina era presente l’associazione culturale El Puerto che denunciava la drammatica situazione nella zona del Chaco, dove la foresta impenetrabile viene incendiata e distrutta dalle multinazionali per potervi poi coltivare canna da zucchero, dalla quale estrarre il benzene usato come carburante al posto del petrolio.

Sul palco si alternavano gruppi di varie nazionalità con danze, canti e poesie, con l’intento di offrire al pubblico presente un piccolo spaccato di ogni paese.

In piazza abbiamo incontrato Agostino Catalano, consigliere provinciale di Rifondazione Comunista, ma qui presente soprattutto come padre di tre sorelline colombiane adottate un paio d’anni fa. "Manifestazioni come questa - ci dice - mettono in luce la ricchezza e la multietnicità dell’immigrazione in Trentino ed evidenziano la voglia degli immigrati di essere parte attiva della vita amministrativa e politica della città. Nello stesso tempo aiutano i trentini a capire che gli immigrati sono essenziali.

Il sindaco Pacher, nel saluto rivolto ai presenti, ha ricordato che del Consiglio comunale fa parte Mamadou Seck, immigrato del Senegal (e rappresentante di Rifondazione), dando quindi un segnale di apertura verso gli stranieri. Ma purtroppo in Consiglio comunale il diritto di voto agli immigrati si è inceppato e necessita del parere di varie consulte per andare avanti.

I problemi dei migranti sono sempre gli stessi: anzitutto il permesso di soggiorno, che li costringe a rapporti difficili con la questura, e poi il problema della casa, con le doppie graduatorie per l’assegnazione ITEA, una per gli italiani e una per gli stranieri. Solo il 4% del numero totale degli immigrati in Trentino ne ha diritto. Infine il lavoro: per gli stranieri ovviamente sono disponibili solo quelli peggiori".

Erano le tre del pomeriggio e faceva molto caldo, con un tasso di umidità elevatissimo; si boccheggiava a far discorsi seri e quindi abbiamo dato un’occhiata alle persone che passavano.

Molte coppie miste, soprattutto uomini bianchi con donne di colore. Coppie che in qualche caso sembrano essersi formate come conseguenza del turismo sessuale.

Rarissime le coppie dove lei è bianca e lui di colore. Sicuramente per una donna italiana non è facile accettare la cultura magrebina.

Poche donne col velo, il che si può interpretare come segnale di segregazione (sono rimaste a casa) o di liberazione (sono qui, senza velo). Speriamo nella seconda.

I trentini non erano molti: vuoi per il caldo, vuoi per il susseguirsi di feste in tutto il circondario che in pochi anni ha tolto a Trento la fama di bella addormentata per renderla città dalle molte occasioni culturali e di svago. Fra le quali anche questa bella giornata di incontro fra popoli.