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I soliti vecchi vizi

... del giornalismo e della politica: i finti scoop e le raccomandazioni.

La vicenda è evidentemente clamorosa, la più shockante dell’estate trentina: per tre giorni consecutivi (dal 28 al 30 luglio) occupa, sull’Adige, l’apertura della prima pagina e complessivamente viene trattata in 15 articoli, corredati da 26 fotografie. Per finire, il giornale apre pure un sondaggio per vedere come la pensino i cittadini in proposito.

L'assessore Remo Andreolli (Ds).

Al centro della storia, l’assessore provinciale alla Sanità, il diessino Remo Andreolli; il quale, appena pochi giorni prima, era uscito vincitore dalla denuncia presentata da un suo vicino di casa a proposito di un presunto abuso edilizio. Ma con quello stesso vicino, il signor Benedetto Garribba, la situazione precipita nuovamente, quando costui interviene lamentando che Andreolli abbia spostato a proprio vantaggio una rete di confine: segue un reciproco spintonamento della rete, ed ecco che l’esponente diessino finisce a terra facendosi male alla schiena, tanto da finire per un giorno in ospedale.

Una notizia? Per L’Adige una signora notizia, meritevole di una sorta di editoriale-corsivo in prima pagina: "E’ una pagina nuova nella storia dell’Autonomia. Una pagina buffa, più comica che tragicomica… [Andreolli si è fatto] addirittura fotografare in pigiama nel letto di ospedale che ha occupato per 24 ore (farà statistica sanitaria anche il suo ricovero!)… Un assessore alla sanità nonché un uomo di sinistra non aveva davvero altre strade per mettere sull’avviso il suo fastidioso vicino? Ormai siamo abituati alla spettacolarizzazione della politica (più che abituati, artefici! n.d.r.), ma all’autonomia in pigiama, francamente, speravamo di non dover mai arrivare".

Dopo di che parte la caccia al commento dell’episodio presso i consiglieri colleghi di Andreolli, senza peraltro ottenere grosse soddisfazioni; si distingue – come spesso gli succede – il solo Sergio Divina, per il quale "è poco edificante che un nostro amministratore di spicco si metta a bisticciare in questo modo… Credo ci siano i presupposti per chiedere ad Andreolli le dimissioni oppure per sfiduciarlo". Per il resto, prevale il buonsenso, persino presso l’altro leghista Denis Bertolini: "E’ una questione privata che non c’entra niente con la politica. Si tratta di una semplice lite fra due vicini e trovo che faccia parte della vita privata dell’assessore".

Ma merita una citazione anche Carlo Andreotti, che sviluppa una considerazione bizzarra, decisamente rétro: "Fa impressione che un diessino convinto come Andreolli si faccia coinvolgere in una lite con un operaio".

Ma intanto L’Adige prosegue nella sua inchiesta, fino a scovare le immagini della lite riprese con un cellulare dai familiari del Garribba; immagini che, per quanto pubblicate con grande rilievo, non fanno assolutamente capire la dinamica della vicenda.

Tralasciamo a questo punto le ripetute interviste all’assessore ("Andate a chiedere in paese chi è Garribba") ed al suo avversario ("Prima di conoscere Andreolli votavo comunista…Mi ha tolto 10 anni di vita") e arriviamo allo scoop del 31 luglio, quando entra in scena Graziano Garribba, il figlio. Il quale rivela che "nel 1998 il politico, dopo aver promesso di pagare la quota di adesione alle primarie DS ad una trentina di persone affinché votassero per lui, non avrebbe tenuto fede alla parola data". In sostanza, Graziano Garribba avrebbe anticipato 300.000 lire per conto di Andreolli che però non gliele avrebbe mai restituite.

Una doppia sputtanante accusa (clientelismo e disonestà) che l’assessore smentisce indignato, confortato in questo dal nipote di Garribba senior (ossia il cugino dell’accusatore), che afferma di essere stato lui ad invitare Graziano a votare Andreolli alle primarie, sostenendo che in quella occasione ognuno sborsò di tasca propria le 10.000 richieste.

Ed eccoci finalmente al sondaggio, presentato con due quesiti decisamente sballati. Il primo - "E’ giusto che un personaggio pubblico si lasci trascinare in queste beghe private?" - presuppone che un politico debba essere un santo; mentre il secondo - "E’ giusto… che un personaggio pubblico finisca in prima pagina per una questione personale?" – suona ancor più strano, visto che a porlo è proprio il giornale che ha sbattuto in prima pagina il personaggio pubblico.

Quanto al sondaggio, per la cronaca si è assistito ad una partenza piuttosto lenta dell’assessore, che però in seguito ha recuperato: dopo 1.547 voti, il 37.4% degli intervenuti ha dato ragione ad Andreolli e il 31.3% a Garribba; per gli altri, tutti e due hanno avuto torto.

Concludendo, ci conforta il fatto che questo bombardamento non pare abbia suscitato emozioni presso i lettori; fa eccezione un’anonima che – sacrosantemente – depreca lo "sciacallaggio mediatico cui il politico è stato sottoposto ad opera dei cosiddetti professionisti dell’informazione a caccia di gossip nel noioso periodo estivo".

Sconfortante la brevissima replica del giornale, che prima fa una colpa ad Andreolli di aver acconsentito a farsi riprendere sul suo letto di dolore dal fotografo dell’Adige: "Il gossip è stato in buona parte incoraggiato dall’assessore – volente o no – che si è lasciato convincere a farsi fotografare in ospedale" (sarebbe come se uno spacciatore facesse la morale ad un tossico che gli ha appena comprato una dose), e poi fa ironicamente la morale alla lettrice: "La pubblichiamo anonima, gentile lettrice, però è un peccato che si chieda l’anonimato dopo tante civili, legittime, severissime, vibranti accuse".

Anche per Giancarlo Innocenzi le cose erano cominciate bene. Il Trentino del 21 luglio, infatti, ci racconta che l’esponente di Forza Italia, attualmente membro dell’Authority per le comunicazioni, ha ricevuto un prestigioso riconoscimento: "Il Vaticano dà la terza laurea a Innocenzi. Prima di lui era toccato a Papa Ratzinger" – titola il giornale. Ci informiamo più approfonditamente sul sito Internet della Lumsa, che sarebbe la Libera Università Maria Santissima Assunta, dove troviamo una puntuale cronaca della cerimonia, avvenuta alla presenza, oltre che dei parenti del laureato ad honorem, dell’ex vicepresidente della Corte costituzionale Massimo Vari, dell’ex presidente Rai e della Corte costituzionale Antonio Baldassarre, del sottosegretario ai Beni culturali Mario Pescante, del ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia e – chissà perché - di Tony Renis.

Giancarlo Innocenzi laureato ad honorem. (Foto tratta dal sito della LUMSA)

"La scoperta di essere in una ristretta cerchia, insieme a un principe della Chiesa recentemente salito al soglio pontificio col nome di Benedetto XVI – ha commentato un commosso Innocenzi - mi ha quasi tramortito. Mi ha fatto capire che questo diploma è un punto di partenza e non di arrivo. Una sorte di ‘patente di guida’ per intraprendere un nuovo viaggio… E’ una sorta di sospiro di sollievo esistenziale, come se qualcuno ti dicesse che finora non hai sbagliato".

Qualche dubbio sull’ultima affermazione sorge però a fine estate, il 10 settembre, quando sempre il Trentino titola: "Innocenzi re delle raccomandazioni alle Poste", riferendo che il settimanale L’Espresso ha pubblicato un file riservato (ma non troppo) delle Poste che riporta tutte le raccomandazione pervenute a quell’ente, insieme al nome del "raccomandante". E in questa lista Innocenzi si classifica 10° assoluto a livello nazionale, con 60 segnalazioni.

La sua giustificazione è quella solita in questi casi: sono casi umani, più richieste di trasferimento che di assunzioni, e poi nessuno era trentino, e comunque questi miei interventi raramente hanno funzionato. Insomma – conclude Innocenzi – "mi sono trovato all’interno di un meccanismo che non risparmia nessuno che abbia responsabilità di governo".

L’indomani, non senza qualche esagerazione, il Trentino titola: "Scoppia la bufera nel mondo politico e sindacale". In realtà le dichiarazioni di biasimo appaiono piuttosto rassegnate: "Metodi da prima Repubblica" – sintetizza Marco Boato, mentre Luigi Olivieri dice esplicitamenteche non c’è da stupirsi: "La cosa che davvero sorprende – aggiunge - è che le Poste abbiano tenuto questo elenco".

Ivo Tarolli, infine, fa una blanda difesa di Innocenzi: "Credo che si sia trattato solo di segnalazioni o richiesta di informazioni". E saggiamente conclude: "Dobbiamo puntare ad avere uno Stato in cui la raccomandazione sparisca".