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Gli immigrati per far rivivere la montagna

"Rural In", un progetto europeo per la (provvidenziale) integrazione degli immigrati nelle aree rurali.

Stefano Albergoni

Il fenomeno dello spopolamento e invecchiamento della popolazione, tipico delle aree rurali, si è diffuso nel secolo scorso in diversi paesi europei, fino agli anni Settanta, quando inizia un processo noto come "rinascita rurale", una tendenza che trova conferma nei decenni successivi e che è in gran parte dovuta al massiccio aumento dell’immigrazione.

Distribuzione per comprensorio delle ditte e dei cittadini stranieri in provincia di Trento. (Dati al 31 dicembre 2003)

Richiamati dalle possibilità di occupazione provocate dalla diminuzione della popolazione attiva, oltre che dallo sviluppo economico, gli immigrati hanno contribuito al ripopolamento delle aree rurali in modo sostanzialmente positivo. Se è vero, infatti, che la loro presenza comporta un impatto sociale, è stato anche osservato, in particolare in quelle aree dove meno pesa la competizione per l’accesso alla casa e ai servizi, come l’immigrazione di nuclei familiari con figli abbia comportato la rivitalizzazione di queste zone sotto vari aspetti, a cominciare da quello delle attività economiche, innescando un processo di ripresa che attrae nuovi residenti ma anche trattiene i giovani locali.

Si comprende, dunque, l’obiettivo del progetto europeo "Rural In": realizzare nel miglior modo possibile l’integrazione degli immigrati e delle loro famiglie nelle aree rurali in cui risiedono.

L’idea fondamentale di "Rural In" è che adottare politiche di integrazione degli immigrati risponde anzitutto a una necessità di governo e di coesione sociale. Gli aspetti culturali, sociali, politici ed economici di una comunità locale non possono essere semplicemente considerati uno "spazio" dove i cittadini stranieri, casualmente, vivono, ma come uno spazio in cui si costruisce una relazione vitale e si producono dunque dei cambiamenti importanti. E’ dunque nello stesso interesse della società di accoglienza preparare il terreno non solo per il contributo economico dell’immigrato, ma anche per la sua inclusione sociale e politica. Per raggiungere questo obiettivo vanno sviluppate delle politiche affermative, ossia politiche specifiche ed efficaci nel concedere pari opportunità agli stranieri e costruire un contesto sociale antidiscriminatorio.

Nel 2004, anno in cui la Provincia autonoma di Trento, in rappresentanza dell’Italia, è entrata a far parte del progetto (insieme a Spagna, Austria e Portogallo), sono state avviate e concluse due azioni in questo senso.

Ma partiamo da una premessa: buona parte del territorio trentino rientra a pieno titolo tra le aree rurali. Sebbene nella nostra provincia la qualità della vita si collochi oggi su uno standard medio-alto, assistiamo al progressivo abbandono di alcuni centri e alla conseguente erosione della vita sociale, delle attività produttive, del patrimonio abitativo. Ebbene, oggi molte di queste aree stanno ripopolandosi proprio grazie alla presenza di immigrati che, con le loro famiglie, contribuiscono alla crescita demografica, consentono attività produttive vitali che hanno carenza di manodopera (in agricoltura, nella zootecnia, nel turismo), riattivano piccole imprese (commerciali e di servizi), assolvono un insostituibile ruolo sociale nell’assistenza domestica e familiare.

L’attività del progetto europeo "Rural In" in Trentino è servita finora a valutare e mettere in rete alcune significative esperienze di buone prassi per l’integrazione degli immigrati.

La prima delle due esperienze analizzate è quella realizzata dal Progetto Giovani/A.P.P.M del Comprensorio C7 Valle di Sole, denominata "Percorsi di cittadinanza". Si tratta di un progetto realizzato fra il 2003 e il 2004, un lavoro di riflessione e sperimentazione che ha sviluppato linee di intervento finalizzate a promuovere modelli di cittadinanza attiva, nonché di convivenza e partecipazione fra comunità locale e comunità immigrate, con particolare attenzione ai minori, locali e stranieri.

Il lavoro di ricerca e di confronto ha confermato l’esistenza di problemi, ponendo in evidenza meccanismi di esclusione sociale che riguardano la popolazione in generale e a maggior ragione chi, come l’immigrato, si trova in una condizione svantaggiata. Nello stesso tempo si sono evidenziate anche le risorse e le strategie sulle quali attivarsi per promuovere forme di conoscenza e compartecipazione.

La seconda esperienza individuata sul territorio provinciale è l’attività del Centro Informativo per l’Immigrazione (Cinformi), e nello specifico dell’area Comunicazione che ha fin qui operato attraverso la creazione di spazi sui mass media per racconti di vita e di integrazione degli immigrati e la pubblicazione di schede su paesi e culture di provenienza.

Alla base di questa attività vi è la necessità di rafforzare la posizione e l’immagine delle persone immigrate, dando loro modo di conoscere la realtà locale in tutti i suoi aspetti, di presentarsi e di far conoscere le proprie origini alla comunità di accoglienza, di rimuovere stereotipi e in generale ciò che tende a produrre e mantenere quel senso di "distanza sociale" avvertito dagli stranieri stessi.