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QT n. 12, 18 giugno 2005 Servizi

Il Don Giovanni di Milo Manara

Il grande illustratore si misura con tre capolavori mozartiani. Naturalmente, all’insegna dell’erotismo.

E’ uno dei massimi illustratori italiani Milo Manara ("maestro" lo chiamano tutti, con una reverenza affettata d’altri tempi): la leggiadria, la raffinatezza del suo disegno, la capacità cinematografica di costruire scene in sequenza, come fotogrammi successivi, che aggiungono dettagli e fanno crescere l’emozione... sono tante le qualità che fanno di Manara un vero artista (soprattutto quando la collaborazione con uno sceneggiatore gli fa superare quello che a nostro avviso è il suo punto meno forte, la consistenza della storia: ricordiamo solo gli eccelsi risultati raggiunti con Hugo Pratt nelle dolenti e amare storie Il Gaucho o Ricominciò tutto con un’estate indiana).

Ma Manara è universalmente famoso per un’altra caratteristica: l’erotismo. Dalle vignette degli esordi, pornografiche fino alla ripugnanza (le serie della Corsara Nera, pornografia e sadomaso spinti all’estremo), ai lavori più raffinati eppur monomaniacali (come Il Gioco), alle storie più vere e complesse o anche alle sue famose donnine cui fa presentare altri temi (vedi l’inserto Repubblica Auto), Manara esibisce senza pudori il suo interesse primario per l’eros. E per le donne. E il loro sesso, ampiamente raffigurato. Con una precisazione, però: per Manara la donna è portatrice di sensibilità e di proprie - e apprezzate - pulsioni, non si esaurisce quindi nella vagina; ma la vagina ne è pur sempre il centro.

Con quest’uomo hanno già dovuto fare i conti i trentini. Sprovveduti al punto di commissionare alcuni anni fa a Manara il manifesto ufficiale del Filmfestival della Montagna: il disegnatore produsse un lavoro splendido, una ninfa che usciva nuda, in uno scenario grandioso, da un lago alpino, straordinaria fusione di grazia e natura, di umano e alpestre; ma tra le cosce occhieggiavano maliziose le grandi labbra, a far impazzire i benpensanti.

E’ questo l’artista cui l’Associazione Mozart di Rovereto ha pensato di affidare l’illustrazione (su testo del musicologo prof. Rudolph Angermuller) delle tre opere "allegre" di Mozart-Da Ponte: Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte, in un volume edito dalle edizioni Leopoldo Bloom (euro 19,90).

La scelta ci sembra da una parte coraggiosa, visto il precedente sopra ricordato, dall’altra pienamente pertinente.

"Péntiti!" è il titolo del libro; "In genere nessuno lo capisce" ci rivela il presidente dell’Associazione Arnaldo Volani, ma invece è illuminante. Sono le parole con cui il Commendatore/statua di pietra (in poche parole, Dio) ripetutamente intima a Don Giovanni di cambiare vita; e il libertino, altrettanto ripetutamente, si rifiuta, con sprezzante orgoglio: a quale titolo questa invadente Autorità Suprema vuole comprimere il mio essere e la mia vita? Perché mai uno spirito libero dovrebbe soggiacere alle prepotenze del conformismo? Rifiuta il pentimento e viene sprofondato nelle fiamme dell’inferno.

Il Don Giovanni, composto nel 1787, due anni prima della Rivoluzione francese, è un’opera emblematica dei rivolgimenti dell’epoca, e delle sue contraddizioni. E’ scritta in maniera ambivalente; ed è stata rappresentata secondo due letture: è la storia delle nefandezze di un pur simpatico ribaldo, giustamente punito nel finale; oppure è la vitalistica testimonianza, spinta fino al sacrificio, del valore della libertà contro l’oppressione delle convenzioni. Mozart stesso, orgoglioso e malandrino, che però doveva barcamenarsi alla corte dell’imperatore d’Austria, impersonificava nella sua stessa vita (non a caso finita malamente) questa ambivalenza.

Milo Manara.

Queste tematiche sembrano fatte apposta per ispirare Manara.

"Il fascino del Don Giovanni, sta proprio nella sua complessità - ci risponde - Fornirne una sola lettura è sminuirne il significato. Certo, io preferisco interpretare in positivo la figura di Don Giovanni...".

In fondo come quella del coetaneo Casanova, che sosteneva che lui alle donne aveva più dato che preso...

"Certo. Anche se c’è un aspetto che non si combina con questa lettura: l’iniziale assassinio del Commendatore."

E’ uno dei punti su cui più giocano le interpretazioni: c’è chi (anche la versione firmata da Mario Martone, data quest’anno a Trento) lo rappresenta come un efferato omicidio a freddo, e chi - vedi la riproposizione dell'opera in film, attuata da Joseph Losey - un incidente, in un duello cui Don Giovanni tenta invano di sottrarsi.

Più in generale, sono i lati anche pesantemente negativi del seduttore (che sistematicamente inganna, tradisce, e soprattutto calpesta i sentimenti altrui) a essere da Mozart spiattellati, e dagli interpreti enfatizzati o sottaciuti, a seconda della propria lettura.

E così per i lati positivi. A differenza del Casanova di Schnitzler, che ormai vecchio si riduce, per continuare nei propri vizi, a tradire gli amici e se stesso, diventando, da libertario, spia e delatore del governo veneziano, il Don Giovanni mozartiano invece è coerente fino in fondo, libertario fino al martirio.

Esito non necessario: in fin dei conti il Commendatore gli chiede solo di pentirsi...

"...e Don Giovanni poteva, da buon cattolico, pentirsi e continuare a peccare. E invece si rifiuta di abiurare le proprie convinzioni."

Poi c’è il finale, che è inequivoco, con le donne che sollevate inneggiano alla scomparsa del ‘mostro’. Forse era una soluzione obbligata, per non tirare troppo la corda...

"Beh, anche Mozart i suoi condizionamenti li doveva subire. A me sembra un finale particolarmente posticcio. Per questo mi sono preso la libertà di alterarlo, rappresentando non tanto le donne che, sulla terra, festeggiano la sua dipartita, ma quelle del sottosuolo, che esultano per il suo arrivo (vedi figura a fianco ndr).

E’, se vogliamo, una lettura da fumettaro, quale io sono: cercando di recuperare l’aspetto più attuale di Mozart, che è un autore quanto mai vivo, con le sue musiche che sono, e felicemente, jingle, consumo di massa".

Manara non può non affrontare il tema dell’erotismo "cui hanno mostrato inclinazione tanti geni, da Raffaello (che poi, a differenza di Mozart fu santificato post mortem) a Simenon. Fino a Mozart, appunto, cui è da restituire la dimensione erotica, come testimoniano le sue lettere, di cui parliamo nel libro. Non è che esistessero due Mozart, il musicista sublime e lo scapestrato incosciente: bisogna tenere presenti entrambi gli aspetti per capire l’insieme, è dalla sua stessa oscenità che scaturisce la sua musica sublime".

Passiamo poi a parlare diCosì fan tutte,dove ancora c’è un conflitto, seppur più giocoso che drammatico, tra le due morali: quella ufficiale, proclamata ma non praticata; e quella naturale, vilipesa in pubblico ma (così fan tutte...) assolutamente ovvia e predominante. Eppure poi nel finale...

"Nel finale tutto si aggiusta, in qualche modo. Anche qui sono evidenti le necessità di doversi adattare, di non potersi esprimere compiutamente. D’altronde i due, Mozart e Da Ponte, già nel corso di tutta l’opera sono semplicemente eversivi. Riflettiamo: si dice che l’amore non conta, conta il sesso, una ragazza può passare dall’innamorato a uno sconosciuto come se niente fosse, perché così fan tutte, è il piacere il vero metro di giudizio. Anche se poi nel finale si fa marcia indietro, è lo stesso".

Da queste battute è evidente quanto il tema appassioni l’artista. E a questo punto non possiamo che giudicare inadeguato il suo lavoro per il libro in questione: oltre a disegni e schizzi vari, per quanto pregevoli, sono in fondo solo nove tavole, tre per opera.

Non è troppo poco? Non meriterebbe il Don Giovanni un libro vero, con la storia illustrata nella sua interezza?

"E’ questione di tempo - ci risponde un po’ imbarazzato, riflettendo a voce alta - Adesso ho il libro su Valentino Rossi, poi... sono sempre in lotta con il tempo. E poi - lo sguardo si ravviva - un libro per il Don Giovanni non basterebbe; si dovrebbe fare un film, un cartoon, perché ci vuole assolutamente la musica, è fondamentale".

A noi sembrano sogni: un film d’animazione ha costi proibitivi, da cui mai rientrerebbe un Don Giovanni di Manara, che partirebbe escluso ai minori.

"Però ci stiamo dando da fare per convincerlo a illustrare un libro sulla vita di Mozart - ci dice Arnaldo Volani - Nel 250° della nascita, che cade nel 2006. Sarebbe una bella cosa".