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L’euro e la nostra spesa

Cosa è cambiato, nei nostri consumi, dal gennaio 2002 ad oggi? E inoltre, il consueto aggiornamento sul risparmio tradito.

Il Codacons ha realizzato un’indagine per verificare come siano cambiati i consumi dei cittadini dall’introduzione dell’euro (1° gennaio 2002) ad oggi. Abbiamo anche vedere quale sarà il comportamento dei consumatori nel 2006 qualora il caro-prezzi dovesse inasprirsi. Ecco i risultati dell’indagine.

1. Ritiene di aver modificato le sue abitudini di acquisto dal 2001 ad oggi?

Sì 85% No 9% Non so 6%

2. In caso di risposta affermativa, le sue abitudini come sono cambiate?

In meglio 10% In peggio 90%

3. Tra le seguenti categorie a quali beni e servizi ha rinunciato fino ad oggi a causa del caro-vita? In quale percentuale?
(Il valore percentuale rappresenta una media delle risposte fornite).

Viaggi all’estero -31% Viaggi in Italia -21% Gioielli -35%
Libri -23% Cd -22% Giornali e riviste -16% Calzature -35%
Abbigliamento -25% Arredamento -22% Ristorante -22%
Alimentari -18% Giocattoli -18% Cinema -23% Cosmetici -8% Prodotti Hi-Tech -11% Farmaci (fascia c) -10% Tabacchi -8%

4. Ritiene che nei prossimi mesi i prezzi in Italia possano subire un arresto o una riduzione?

Sì 16% No 80% Non so 4%

5. Se la situazione del carovita dovesse aggravarsi, per quali dei seguenti settori sarebbe disposto a ridurre i suoi acquisti nel 2006?
(Indagine effettuata a campione presso circa 500 famiglie: è puramente indicativa e non ha alcun valore statistico)

Hi Tech 29% Viaggi 21% Ristoranti-Hotel 20%
Abbigliamento 12% Libri, teatro, ecc. 11% Altro 7%

Risparmio tradito: la Consob multa anche Unicredit per la vendita dei bond Argentini. Dopo la multa ai dirigenti di Banca Intesa, è arrivata anche la multa per i dirigenti Unicredit. Dovranno arrivare sicuramente altre sanzioni, poiché il fenomeno della vendita dei bond argentini ha coinvolto molte banche e 450.000 italiani. Oltre alle sanzioni, ormai si sta consolidando anche una giurisprudenza favorevole a chi ha denunciato per nullità la vendita di questi prodotti.

Le denunce ormai sono migliaia e, più sentenze arriveranno, più aumenterà il numero di risparmiatori che decideranno di adire le competenti autorità per la tutela dei propri interessi.

Le banche dovrebbero fare una riflessione e proporre tavoli di conciliazione con le associazioni dei consumatori anche per i bond argentini, come hanno già fatto per le obbligazioni Cirio e Parmalat.

Risparmio tradito: la Federconsumatori del Trentino ha chiesto l’ispezione alla Consob per le Casse Rurali. La Federconsumatori del Trentino ha presentato alla sede centrale della Consob a Roma un esposto, avvalorato dalla sottoscrizione da parte di più di 300 risparmiatori trentini, i quali hanno acquistato titoli obbligazionari argentini e, secondo quanto essi ci hanno riferito, su consiglio fiduciario dei funzionari delle Casse Rurali. Con l’esposto presentato s’invita l’organo di vigilanza delle banche ad ispezionare ed eventualmente a multare le Casse Rurali Trentine per la vendita dei bond argentini.

In particolare se risulta rispettata la normativa Consob per quanto riguarda:

1. la corretta informazione preventiva sulla natura dell’investimento e sul rischio del Paese emittente. Tale requisito doveva essere evidenziato dalle banche non solo al momento dell’acquisto dei titoli, ma anche successivamente e fino a pochi giorni prima del default. La conoscenza della situazione economica e finanziaria della Repubblica Argentina e la diffusione esaustiva di tale conoscenza rappresentava un dovere di informazione preventiva imprescindibile a carico delle banche. E’ stata taciuta la consapevolezza dell’indebitamento dell’Argentina e della progressiva insostenibilità del suo debito pubblico;

2. l’adeguatezza delle informazioni preventive. Al momento della sottoscrizione del contratto, i funzionari, che trattavano con la clientela, tendevano a sottolineare alcune specifiche circostanze, quali la solidità dello Stato Argentino, l’appoggio incondizionato che l’Argentina godeva da parte del FMI, il fatto che gli USA non avrebbero mai abbandonato l’Argentina in caso di crisi. Queste affermazioni generavano nei risparmiatori la convinzione che l’investimento non presentasse alcun serio rischio, condizionando gli investitori in modo determinante. Si tratta dell’evidente conseguenza di una strategia delle banche per dismettere titoli che sapevano essere a forte rischio di insolvenza;

3. l’analisi del profilo di rischio del risparmiatore. In casi assai rari le banche hanno effettuato una precisa analisi del profilo di rischio adeguato alle caratteristiche dell’investitore. L’approccio più comune è stato quello di far sottoscrivere un foglio prestampato generico, che non può essere considerato seriamente quale documento di profilo di rischio previsto dal regolamento Consob. Alcune banche, comunque, hanno omesso anche questa precauzione;

4. il compimento di operazioni inadeguate. Le banche avrebbero dovuto evitare di fornire ai risparmiatori trentini, tutti provenienti da precedenti investimenti effettuati in Bot (quindi con propensione al rischio sostanzialmente nullo), i bond argentini, in quanto essi apparivano assolutamente incompatibili con il loro profilo di rischio. In pratica la normativa Consob vuole evitare che situazioni di ignoranza oggettiva possano determinare danni gravi, come quelli concretamente avvenuti. E non può essere dato alcun serio valore di adempimento ad un modulo generico e prestampato;

5. la mancata informazione in ordine alla perdita di valore dell’investimento durante il suo sviluppo. La crisi argentina si è manifestata nell’arco di molti mesi, durante i quali nessuno degli intermediari ha mai fornito informazioni corrette; le poche notizie rilasciate erano tutte finalizzate al mantenimento dell’investimento, che le banche affermavano essere tranquillo anche quando ormai era evidente l’insolvenza. L’unico consiglio dato era: attendere l’evoluzione degli eventi;

6. lo sfruttamento della posizione di vantaggio delle banche rispetto ai risparmiatori privati. La cessione dei titoli da parte delle banche è avvenuta anche nei mesi immediatamente precedenti al default. Le banche avrebbero dovuto informare i clienti circa l’aumento del rischio ed evitare la vendita dei bond ormai destinati all’insolvenza. Hanno invece scelto di sfruttare la propria posizione dominante, evitando di informare correttamente i risparmiatori onde ridurre la propria esposizione;

7. operazioni finanziarie compiute dalle banche in conflitto d’interessi. Tale situazione si è verificata allorché le banche hanno venduto ai risparmiatori titoli obbligazionari che detenevano nella propria diretta titolarità e si è in tal modo concretato un vero e proprio trasferimento del rischio dalla banca al risparmiatore.