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QT n. 21, 11 dicembre 2004 Servizi

Luther Blissett è morto. Viva Wu Ming

Un progetto letterario (e non solo) senza copyright. Intervista a Giovanni Cattabriga, alias Wu Ming 2.

Finora, in queste pagine, ci siamo occupati di letteratura solo marginalmente, quasi sempre in rapporto con certe particolarità artistiche: fumetti, riviste d’artista, riviste underground… Stavolta vi proponiamo uno sguardo su uno dei fenomeni letterari italiani più brillanti, il progetto Wu Ming (="senza nome", in cinese mandarino, a sottolineare il rifiuto dell’autore come star). Il perché è presto detto. Wu Ming nasce dalle ceneri di Luther Blissett, il fantasma mediatico pilotato dal 1994 da decine di media-attivisti e sovvertitori, le cui imprese possono essere approfondite nella monografia "Totò, Peppino e la guerra psichica", edita dalla AAA edizioni.

I cinque Wu Ming.

Luther Blissett, nel 1999, scrisse a otto mani il romanzo "Q", primo libro uscito per una grossa casa editrice, l’Einaudi, senza copyright. Questa fortunata opera, ambientata nel ‘500, funse da traino per il progetto Wu Ming, che decollò l’anno dopo. I Wu Ming, numerati da 1 a 5 per distinguere le varie (non)identità, hanno all’attivo numerosi romanzi in cui geografie e cronologie sono spesso smaterializzate, dissolte in una moltitudine di voci, testimonianze, storie. Tra i tanti, ricordiamo "Asce di guerra", scritto assieme a Vitaliano Ravagli, partigiano romagnolo nella guerra di liberazione in Indocina (Tropea editore, 2000, di prossima ristampa per Einaudi) e "54" (Einaudi, 2002), da poco riproposto musicalmente dagli Yo Yo Mundi.

Letteratura, musica, ma non solo. Recentissima è la collaborazione al film "Lavorare con lentezza" di Guido Chiesa sul ’77 bolognese, mentre dal 2000 è attiva la newsletter telematica "Giap", in parte riproposta sul cartaceo sempre per Einaudi. Nel loro sito, www.wumingfoundation.com, è poi presente una dimostrazione pratica della loro considerazione per il copyright: tutte le loro pubblicazioni, dalla prima all’ultima, con perfino stralci ed anticipazioni su quelle future, sono scaricabili gratuitamente, anche in più lingue.

Ospitiamo di seguito, nella nostra rubrica senza nome, un’intervista a Giovanni Cattabriga, alias Wu Ming 2.

Come e quando nasce l’idea di Wu Ming, e dell’harakiri di Luther Blissett?

"Fin dall’inizio, almeno per noi ‘bolognesi’, Luther Blissett era un progetto a termine, basato su un piano quinquennale vecchio stampo. Cinque anni per sperimentare il nome collettivo negli ambiti più diversi per poi ritirarsi, tornare nel bosco, cambiare strategia e riprendere l’assalto in un altro modo. Iniziato nell’inverno ’94, il progetto sarebbe così scaduto alla mezzanotte del millennio. Decidemmo di andarcene con un seppuku, diverso dall’harakiri perché in esso il suicida si toglie la vita e una volta morto viene decapitato da un secondo officiante. Il seppuku, quindi, non è un gesto esclusivamente mortifero. Piuttosto, un passaggio di consegne. A tagliarci la testa in quanto Blissett fu Wu Ming, l’identità collettiva scelta dai quattro autori di ‘Q’ e da Riccardo Pedrini per continuare la guerriglia culturale in un campo più specifico: quello della narrazione".

Come vi ponete nel panorama editoriale italiano?

"Semplice. Evitiamo di porci e di essere italiani. A parte gli scherzi, siamo un’anomalia, in molti campi: scrittura a dieci mani, niente riprese né foto, pubblicazioni con formula ‘copyleft’, libri in carta riciclata, newsletter con quasi 7000 iscritti, spesso on the road a rimborso spese…".

A prima vista il passaggio da Luther Blissett a Wu Ming sembra un ridimensionamento in chiave letteraria dei progetti intrapresi; eppure lo sconfinamento tra i generi persiste, e lo dimostrano ad esempio la collaborazione con registi e musicisti, le vostre battaglie contro il copyright, senza dimenticare quelle a fianco dei movimenti newglobal…

"Non a caso, nel rispondere alla prima domanda, non ho parlato di ‘specifico letterario’, ma più in generale di narrazione, un termine molto più ampio. Si può narrare in molti modi, non solo scrivendo. Lo si può fare con la musica, con le immagini, con la carne e col sangue. La stessa azione politica è un modo per raccontare una storia. Quella di una vita diversa, e possibile".

Cos’è "l’annosa questione"?

"Dicesi ‘annosa questione’ la domanda, più o meno gentile: ‘Ma voi che siete scrittori di sinistra, come mai pubblicate per Einaudi, che è di Berlusconi?’. OK, Berlusconi fa i soldi anche con i nostri libri. Ma perché, il problema di Berlusconi sono i soldi? Fatemi il piacere. Il problema è il potere che ha, le cose che dice, il conflitto di interessi, la sua idea di paese… I nostri libri, il nostro progetto, il copyleft… sono tutte cose che vanno contro la sua visione del mondo. Chi se ne frega dei soldi. Tra l’altro: se uno decide di non comprare più libri Mondadori, Einaudi, Saggiatore, Tropea (le case editrici per le quali hanno pubblicato, n.d.r.), può venire sul nostro sito e scaricarseli gratis, senza dare una lira a Berlusconi. Più di così!"

Com’è nata la collaborazione con Einaudi?

"Ai tempi di ‘Q’, fu Einaudi a venirci a cercare: ‘Ehi, Blissett, non è che vi va di scrivere narrativa?’. Noi avevamo appena iniziato la stesura del romanzo. Rispondemmo che sì, ci si stava pensando. Era il ’96, Berlusconi sembrava morto e sepolto, finito. Essendo convinti che le idee debbano circolare senza barriere e che le storie appartengano alle comunità, facemmo presente a Einaudi che il nostro libro doveva riportare una dicitura che permettesse a chiunque di riprodurre e diffondere il testo, purché senza fini di lucro, con qualsiasi mezzo: il cosiddetto copyleft. Ci consigliammo con un po’ di persone: quasi tutti dissero che era una richiesta folle, che non avrebbero mai accettato, ma almeno c’era il vantaggio che loro il libro lo volevano fare.

Con altri editori l’impresa sarebbe stata disperata. Questi erano venuti a bussare da noi, ben sapendo che Blissett appoggiava da sempre l’idea di no copyright e copyleft. Dopo lunghe trattative, accettarono. Poi, grazie al potere contrattuale dovuto al successo di ‘Q’, accettarono anche altre cose: cambiare formato al libro, cambiare copertina e metterne una proposta da noi, usare la carta riciclata per stampare libri… Cambiare casa editrice poteva voler dire: rimettersi a discutere sul copyleft, rompere un rapporto con persone che riteniamo capaci e competenti (in Italia ce ne sono poche), buttare nel cesso anni di conquiste ‘sindacali’, avere meno spazio per imporre il nostro modo di fare le cose, che è la base di ogni progetto targato Wu Ming".

Locale & globale: nei vostri romanzi unite voci e dimensioni quasi da circolo dialettale, minuterie e aneddoti del popolino bolognese che si ritrova in osteria a bere l’albana e che balla la filuzzi al dancing, a panoramiche globali che spaziano dagli Stati Uniti al Viet Nam, e oltre...

"Ci piacciono trame complesse, e parte di questa complessità nasce proprio dalla collisione: tra generi diversi, tra microstorie e Storia, tra mondi, tra memoria e oblio, tra Grandi personaggi e signori nessuno. In questo senso dicevo prima che cerchiamo di non essere italiani, di non chiuderci all’interno di un panorama ristretto. Non a caso, molti testi del nostro sito sono stati tradotti da lettori di tutto il mondo: ci sono pagine in svedese, in olandese, in basco, oltre ai più classici inglese, tedesco e spagnolo. Paesi dove i nostri libri sono stati tradotti, ma anche non.

Cosa c'entra il generale Giap con la vostra newsletter telematica?

"Vo Nguyen Giap è il generale vietnamita che sconfisse giapponesi, francesi e americani e liberò il suo paese. Le strategie usate nella presa di Dien Bien Phu sono le stesse che vorremmo utilizzare noi, nel nostro ‘assalto’ alla cultura: beffa, coinvolgimento popolare, epos, cannoni smontati pezzo a pezzo e caricati sulle biciclette, continuo movimento, attacchi a sorpresa, mordi e fuggi, accerchiamento silenzioso, invisibilità… Giap è uno strumento fondamentale per Wu Ming: ci permette di mantenere un rapporto vivo con la vasta comunità degli iscritti, di prendere posizione e confrontarci. Nel 2003 Tommaso De Lorenzis ha raccolto parte del materiale prodotto e ci ha costruito un’antologia. Tutti i testi che vi erano contenuti erano disponibili anche sul nostro sito, gratis, spesso ‘pubblicati’ da diverso tempo. Nonostante queste premesse, il libro ha venduto quasi 15000 copie".

Quali sono i progetti di Wu Ming? Ci sarà un’ulteriore evoluzione?

"Stiamo lavorando al nuovo romanzo collettivo, un mastodonte che speriamo agile come una gazzella, ambientato durante la guerra di Indipendenza americana, tanto per andare a mettere le mani sul mito delle origini statunitense e capire cosa non ha funzionato.

Nel 2005 verrà ripubblicato da Einaudi‘Asce di Guerra’. Intanto, Wu Ming 5 scrive e riscrive ‘Free Karma Food’, il suo romanzo solista, un’opera ancora in cerca della forma definitiva e dell’editore che abbia il coraggio di maneggiarla. A marzo uscirà invece per BD, il fumetto La Ballata del Corazza’, racconto open source: cioè, per un certo periodo di tempo chiunque poteva suggerire modifiche e integrazioni al testo originale, fino alla versione definitiva- di Wu Ming 2; tavole di Onofrio Catacchio, carta riciclata, copyleft anche sui disegni. Nell’ambito cinematografico, stiamo ragionando con Guido Chiesa e Domenico Procacci per ripetere l’esperienza di ‘Lavorare con Lentezza’, poi c’è un contatto più che occasionale con Claudio Calligari, quello di ‘Amore Tossico’ e ‘L’odore della notte’, uno dei nostri registi italiani preferiti, ma è ancora presto per parlarne. Nel frattempo, proseguono le presentazioni di ‘New Thing’, romanzo solista di Wu Ming 1, e i reading elettronici da ‘Guerra agli Umani’ di Wu Ming 2.

Rispetto a possibili evoluzioni radicali, preferisco un fermento che modifichi il collettivo ogni giorno, lavoro dopo lavoro, senza salti bruschi, ma non per questo in modo meno estremo. Poi, non so quanto futuro abbiamo davanti: come diceva Zhuang zi, l’uomo saggio non lascia nomi".