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QT n. 7, 3 aprile 2004 Servizi

Aria nuova nel Soccorso Alpino

Con l’elezione a presidente di Dellantonio, prevale la “vecchia guardia” che privilegia il volontariato.

A sorpresa Maurizio Dellantonio, poliziotto ed alpinista di Moena, scalza dalla presidenza del Soccorso Alpino provinciale Adriano Alimonta, una guida alpina sostenuta da ambienti importanti di Campiglio, un tecnico caparbio che in pochi anni ha cambiato il volto dell’associazione.

Un voto che ha spaccato il sodalizio (4 a 3 ed un astenuto), ma ha anche spaccato il Trentino. Con Alimonta si sono schierati i rappresentanti del Trentino Occidentale, con Dellantonio quelli dell’Est.

Perché questa frattura tanto pesante? Perché è risultata impraticabile una riconciliazione, una mediazione fra i due fronti?

Ricordiamo il violento scontro che pochi anni fa aveva emarginato la "vecchia guardia" guidata da Paolo Scoz a vantaggio dei giovani rampanti. Scoz (oggi vicepresidente della SAT) voleva che il Soccorso Alpino rimanesse strettamente legato alla SAT, ma soprattutto chiedeva che rimanesse forte, prioritaria, la vocazione volontaristica.

I più giovani invece chiedevano professionalità più alta, maggiore autonomia e, contraddittoriamente, un legame costante con la Protezione Civile della Provincia.

Allora vinse questa ultima tesi ed infatti nel giro di pochi anni la selezione per entrare nel Soccorso Alpino si è fatta sempre più severa. Un tecnicismo esasperato, la presenza che diviene professione, il volontariato e la passione quasi emarginati o appena sopportati. In pochi anni sono arrivati i potenti mezzi della Provincia, fuoristrada impressionanti per ogni zona, attrezzatura d’avanguardia, uno stretto legame con l’elitrasporto e l’apertura di piazzole d’atterraggio sulle montagne, la presenza costante del personale presso l’aeroporto di Trento.

Visti i tempi, il tutto non poteva andare diversamente. L’alta frequentazione della montagna sia in periodo estivo che invernale, la sempre più scarsa preparazione degli escursionisti, una montagna fin troppo accessibile in qualunque condizione, la tecnologia per gli interventi da aggiornare con impressionante continuità... tutto ciò non poteva mantenere questo sodalizio dentro i confini del volontariato puro.

Ma sembra che si sia esagerato nei tempi della trasformazione, estremamente rapidi e - come lamenta Dellantonio - nell’incapacità di informare e spiegare, in un decisionismo verticistico. Infatti le decisioni venivano prese in ambiti sempre più ristretti senza ricercare condivisione, le trattative con i Servizi Provinciali non sempre hanno convinto o sono sembrate trasparenti. Questo correre, questi eccessi di severità, questo emarginare il volontariato puro ha creato un clima di scontento, di sospetto che ha portato il Soccorso Alpino a dover rivivere una frattura tanto netta quanto quella appena sopportata pochi anni prima.

Il nuovo presidente ha invocato metodi diversi nell’informazione e nel coinvolgimento dei volontari. Non nega la necessità di preparazione severa e di aggiornamenti continui, ma chiede che il Soccorso Alpino ritorni ad essere vissuto nelle vallate come parte stessa del mondo degli alpinisti e degli escursionisti, che non venga più letto come estraneo al tessuto della SAT e che sappia recuperare quelle tensioni, quelle motivazioni che sono state alla base della nascita e dello sviluppo glorioso dell’intero corpo sociale.