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Ruggeri: artigianato d’autore

Bel concerto all'Auditorium di Trento di un cantautore forse sottovalutato.

Il buon Enrico non ha mai goduto dei favori della critica, quella strana specie che bazzica nel mondo dell’arte e che viene pagata per scrivere bene o male di Tizio o Caio. E così , fin dai tempi, duri e rock, dei Decibel, Ruggeri è sempre vissuto nella Terra di Mezzo, un po’ cantautore, un po’ autore, un po’ cantante, un po’…così. E anch’io, anonimo critico di provincia, ho sempre considerato Rouge poco degno di interesse, snobbando regolarmente uscite discografiche e concerti. Poi succede (non è la prima volta, era già accaduto con Carboni…) che si va ad un concerto e si cambia decisamente idea.

E così, pentito e purificato, propongo come definizione utile a descrivere il mondo musicale di Ruggeri quella di artigianato d’autore. Ruggeri conosce a fondo il mestiere di creatore di canzoni, ama il proprio lavoro e sa dove può arrivare. I Magnifici Mastri Cantautori (Gaber, l’Avvocato di Asti, il principe Francesco, ecc…) rimangono a distanze siderali sia sul piano musicale che su quello letterario, ma Rouge sembra fare dell’immediatezza di testi e melodie la sua carta vincente. Il mare d’inverno, Nuovo swing, Tango delle donne facili, Bianca balena sono gioiellini di ottima fattura, eseguiti con voce intensa e sbilenca, capaci di descrivere storie e personaggi.

Questo elogio spassionato segue, come accennato in precedenza, la visione di un gran concerto: due ore e mezza di buona musica e musicisti, senza cedimenti, dove a momenti di intensità (Quello che le donne non dicono, Gli occhi del musicista) si alternano attimi più leggeri, supportati dalle consumate doti di affabulatore del nostro, come Vitello da piedi di balsa, canzone demenzial-esistenziale cha a suo tempo Ruggeri eseguì assieme a Elio e Le Storie Tese. Valzer e fisarmonica per Rien ne va plus e ritmi indiavolati nelle balcaniche Primavera a Sarajevo e Il prestigiatore. Tante le canzoni tratte dall’ultimo album, "Gli occhi del musicista", di cui consigliamo l’ascolto.

Il pubblico, che ha riempito quasi per intero l’ Auditorium, è stato il musicista in più, capace di iscrivere il concerto nel registro dei preferiti.

Finale travolgente: assieme alla band sale sul palco la banda musicale di Mezzocorona, scalcinata al punto giusto per conferire ai tre brani del bis (Il matrimonio di Maria, Primavera a Sarajevo, Contessa) lo swing giusto.

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