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Cybercrime

Europa e Stati Uniti contro i crimini informatici.

Sawna Gibson Daria Angelini

Transcrime, da sempre attento all’analisi dei nuovi fenomeni criminali, ha di recente completato uno studio approfondito sui cybercrimes, intitolato "The EU/US Cooperation for the Prevention of Computer Related Crime: A Transatlantic Agenda" . Lo studio, sottoposto ora al vaglio della Commissione Europea, è stato condotto da Transcrime in collaborazione con altri prestigiosi centri di ricerca universitari, sia europei che statunitensi. L’importanza di questo progetto è correlata all’ampia varietà dei temi trattati in merito allo sfruttamento della rete per fini illeciti. Tra gli argomenti sviluppati vi è una particolare attenzione ai temi della privacy, del commercio elettronico, dell’armonizzazione legislativa, il tutto nell’ottica di uno sviluppo della cooperazione tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti.

Il computer crime, o cybercrime, è il crimine che suscita le maggiori preoccupazioni nelle forze di polizia a causa dell’anonimato e dalla natura multigiurisdizionale dei fatti che si svolgono in Internet. Nascosto dietro lo schermo di un computer, infatti, un truffatore può colpire indifferentemente consumatori e aziende americane, europee o asiatiche e far perdere le sue tracce tra milioni di bit. Il concetto di computer crime porta alla mente immagini molto differenti tra loro: può ricordare il classico stereotipo dell’hacker che passa giorni interi davanti al computer, oppure film-culto come "Matrix", in cui il protagonista Neo scopre all’improvviso quanto i computer governino la vita quotidiana. La realtà attuale è composta da entrambe queste prospettive e la familiarità con i mezzi informatici, dalla telefonia cellulare al computer di ufficio, consente ad un numero sempre più elevato di persone di rientrare tra le potenziali vittime o, al contrario, di diventare criminali.

In questo contesto, identificare le varie tipologie di computer crime è la prima sfida per i ricercatori. La distinzione comunemente accettata individua due categorie definite, rispettivamente, come computer as target e computer as tool. Nella prima categoria rientrano tutte quelle ipotesi in cui il computer è il bersaglio dell’azione. È il tipo di reato informatico a cui si pensa di solito e consiste in azioni quali la diffusione di virus, di accesso non autorizzato ad un sistema informatico oppure ad un attacco di tipo denial of service. La seconda categoria, computer as a tool, comprende, invece, i crimini tradizionali, che possono essere realizzati anche attraverso Internet. Questa è una categoria vasta e frastagliata in cui si possono inserire una varietà di condotte illecite che spaziano dalla frode al traffico di esseri umani.

La ricerca condotta da Transcrime si è concentrata sul la definizione di possibili metodi di cooperazione tra Stati Uniti e Unione Europea per fermare entrambe le tipologie di crimine indicate. Il primo passo per lo sviluppo di una linea di intervento comune è rappresentato dalla creazione di un accordo sotto il profilo legislativo. Questo approccio è imposto dalle diversità esistenti tra le varie nazioni nella definizione legale di ciò che può essere considerato un reato informatico. Il caso del virus informatico "I love you", in tal senso, è emblematico. Nel 1999, dopo numerose indagini, l’FBI era riuscita a risalire all’identità del suo creatore, identificandolo con certezza in un uomo di nazionalità filippina. Ma l’autore del virus non è stato condannato, sebbene "I love you" abbia provocato danni stimabili in oltre 10 miliardi di dollari, poiché, all’epoca dei fatti, la creazione e diffusione di virus non era considerata reato nelle Filippine. Uno degli obiettivi principali della ricerca di Transcrime è stato, quindi, quello di aggirare queste differenze legislative e descrivere i reati informatici indipendentemente dalla definizione puramente legale promossa da un certo Stato.

Accanto ad un approccio concordato alle politiche di repressione dei computer crime, la prevenzione del fenomeno è un elemento fondamentale su cui Stati Uniti e Unione Europea dovrebbero incentrare i propri sforzi. Televisioni e giornali parlano spesso di hackers e cybercrime dando una visione distorta della realtà, cosicché la maggior parte degli utenti Internet ogni giorno si connette alla rete senza conoscere i rischi associati all’utilizzo del computer. L’obiettivo primario, pertanto, è quello di educare gli utenti ad un utilizzo consapevole delle risorse informatiche, non solo sotto un profilo strettamente tecnico di uso del computer. Educare gli utenti non è un compito semplice e numerose sono le barriere culturali e legali che lo ostacolano, ma la cooperazione e la definizione di obiettivi comuni è un primo fondamentale passo che le nazioni su entrambe le coste dell’Atlantico sono decise a compiere.