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QT n. 20, 23 novembre 2002 Monitor

Bax populi

Entusiasmante, ipnotica interpretazione di Alessio Bax del Rach 3 di Raichmaninov all'Auditorium di Trento. Note non positive invece per il resto della serata...

Quando un concerto per pianoforte e orchestra è famoso come il Rach 3, così studiato in ogni minimo dettaglio per far risaltare la bravura dell’esecutore, non si può che rimanere piacevolmente colpiti da un’interpretazione capace di farlo apparire nuovo e vibrante.

Alessio Bax.

Sembrava inarrestabile Alessio Bax, lo scorso lunedì 11 novembre, tanto da far sembrare la partitura più lunga del solito. Non si riusciva a seguire nessun altro strumento se non il pianoforte, era un suono ipnotico, intenso, suadente. Incantava la mente e gli occhi, non si poteva smettere di fissare questo giovane, in cui la tecnica si accompagna ad una espressività del tocco per nulla atletica. Contrariamente a quanto accade a tanti altri validissimi pianisti, Bax non sembra estraniarsi seguendo un suo ritmo mentale, né dimostra in alcun modo quanto sforzo possa costare amministrare la tastiera con tanta energia. Nessun sospiro rumoroso dunque, eppure il suono sembra più che salire dal pianoforte, assalire lo spettatore, costringerlo sulla sedia.

L’esibizione di Bax è stata meritatamente premiata da un interminabile applauso del folto pubblico trentino, al quale l’artista ha risposo concedendosi generosamente in ben due bis.

Come d’uso, il concerto si era aperto sulle note del Quattro pezzi per orchestra di G.M. Scelsi, un essenziale brano per un numero ridotto di archi, molto raffinato ma, purtroppo, accolto un po’ freddamente dai presenti. Non si tratta di brani facili del resto, inoltre l’arrivo dei ritardatari, spesso rumorosi, non ha favorito la concentrazione di quanti si sforzano di apprezzare la musica contemporanea. Dopo l’intervallo, che aveva seguito la lunga e appassionata esibizione di Bax, si è verificato un fatto sgradevole: la Quinta sinfonia di Beethoven ha avuto inizio con le luci ancora accese in sala e mentre molti degli spettatori dovevano ancora accomodarsi nei rispettivi posti. Iniziata frettolosamente, la sinfonia è stata eseguita con altrettanta velocità: pareva si trattasse di una formalità da doversi sbrigare il più in fretta possibile. E’ stato un peccato, perché non si era verificato quanto accade spesso: ovvero il pubblico si reca al concerto per ascoltare il solista e poi esce all’intervallo per non tornare a casa troppo tardi; la sala era ancora gremita e la disposizione, dopo la travolgente interpretazione di Bax, era delle migliori. Tutta energia sprecata.

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