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QT n. 8, 20 aprile 2002 Monitor

Elisa, voce fatale

Quando canta ha un’orchestra in gola: questa è una delle definizioni che lo scorso anno, a Sanremo, sono state attribuite a Elisa, giovane cantautrice friulana che il 14 aprile si è esibita al Teatro Auditorium di Trento per presentare "Then comes the Sun", il suo nuovo album. E parlare di orchestra non è esagerato, visto che in ogni brano la sua voce era una sinfonia di suoni. In due ore di concerto, Elisa ha presentato molti brani del nuovo disco insieme a quelli del primo album "Pipes & Flowers", del secondo "Asile’s World" (con il grande successo "Gift") e naturalmente il suo unico brano italiano, "Luce", con cui lo scorso anno ha vinto il festival. In omaggio ai suoi modelli musicali, Elisa ha cantato anche la fascinosissima "Femme fatale" dei Velvet Underground.

Brani quasi del tutto irriconoscibili rispetto alle versioni dei dischi, completamente riarrangiati in chiave etno-rock , in cui un’Elisa di poche parole, concentrata ed ispirata, sfoggia tecniche vocali da virtuosa del canto. In fondo è l’unica cantante italiana che può permettersi di proporre un concerto cantando esclusivamente in inglese.

Ma la sua formazione artistica, come ci ha raccontato la stessa Elisa in un’intervista telefonica un paio di giorni prima del concerto, non si limita alla musica pop: lei ha studiato praticamente tutte le principali tecniche vocali, dalla musica indiana, a quella africana e degli indiani d’America, senza dimenticare le origini friulane e la passione trasmessale dalla madre per le sagre di paese, dove la musica popolare non manca mai. Origini, queste, che prima o poi Elisa intende recuperare in un disco dove canterà le poesie in friulano di un poeta di Monfalcone, suo compaesano.

Dopo la vittoria di Sanremo, Elisa non trascurerà nemmeno la lingua italiana: Giovanni Sollima, infatti, compositore della nuova generazione tra i più richiesti in tutto il mondo, ha composto direttamente sulla voce di Elisa la sua nuova opera, ambientata nel primo ‘900 a New York, ad Ellis Island, dove gli immigrati italiani venivano lasciati in quarantena, prima di approdare sul suolo americano. La protagonista dell’opera, interpretata da Elisa, è una siciliana che combatte per una nuova vita in terra straniera.

Il concerto di Elisa era organizzato dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari e dall’Assessorato alle politiche sociali e alla salute, per sensibilizzare la città sul trapianto degli organi. Prima del concerto, i responsabili di Aido e Admo hanno invitato a riflettere sulla questione delle donazioni come atto di civiltà. Sul palco c’era una valigia: simboleggiava la valigia della speranza, che oggi, in Italia, circa 8.000 persone in attesa di trapianto, tengono sempre pronta: di queste, attualmente, solo un quinto arriva all’operazione.