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Balle

Dal delitto di Margherita Cogo alla simpatica attività degli “Schifosi”. Balle politiche e balle alcoliche.

Avesse detto: "Smontiamo le bugie di Berlusconi", non sarebbe successo niente. Invece, durante una conferenza stampa a Rovereto, Margherita Cogo, candidata per i DS al proporzionale, si è espressa in modo più informale: "Dobbiamo distruggere le balle di Berlusconi", aggiungendo un argomento consueto nella propaganda del centro-sinistra: "Quello lì è pericoloso per la democrazia: se vincesse lui finiremmo fuori dall’Europa" .

Ed è successo l’iradiddio: "Una battutaccia inqualificabile… questi sono scomposti, superano ogni limite" (Giorgio Manuali); "Vedo chiari sintomi di isterismo… Sono sconcertato…" (Giacomo Santini); e Maurizio Perego manda addirittura a Berlusconi la copia dell’Adige con le dichiarazioni incriminate, in vista di una possibile azione legale, dicendosi certo che "gli estremi per la querela ci sono tutti".

Anche se l’intenzione del doppio senso ci sembra da escludere, l’espressione è senza dubbio poco elegante; ma l’indignazione degli esponenti della Casa delle Libertà, i loro richiami alla pacatezza ci appaiono comunque bizzarri, espressi come sono da una parte politica che da tempo parla di regime della sinistra e di mancanza di democrazia, e che dispone di reti televisive in una delle quali il direttore di un telegiornale usa come arma polemica la mimica facciale e la storpiatura dei nomi degli avversari (Rete4), mentre un’altra trasmette interviste unidimensionali per mostrare un’Italia allo sfascio e un popolo furibondo contro gli attuali governanti ("Vox populi", Italia1).

Resterebbe da dire sul merito dell’accusa che la Cogo rivolge a Berlusconi: il Cavaliere dice le bugie? A vedere quel manifesto dove l’Unto del Signore si presenta come paladino dell’ambiente, o quell’altro in cui addirittura assicura il suo affettuoso interessamento al mondo dell’emarginazione ("Una mano a chi è rimasto indietro"), rimangono pochi dubbi. A tagliare la testa al toro, come ricordava il nostro Giorgio Tosi sul numero scorso di QT (pag. 36), provvede la sentenza, passata in giudicato, di un tribunale della Repubblica, che in un procedimento riguardante l’adesione o meno di Berlusconi alla loggia P2, così decretava: "Il Berlusconi, deponendo avanti il Tribunale di Verona, ha dichiarato il falso, compiutamente realizzando gli estremi del contestato reato" (falsa testimonianza).

All’attenzione e allo sdegno in merito alle balle politiche, fa riscontro una eccessiva comprensione per le balle alcoliche. Parliamo degli "Schifosi", gruppo di amici fondato a Mezzocorona due anni fa, presentati sull’Adige del 12 aprile con un titolo scanzonato: "Cinquanta ‘schifosi" al bar. L’alcol li aiuta a divertirsi, non guidano, sono rispettosi".

"Il nostro desiderio - dichiara uno dei soci - è quello di portare il divertimento (cioè il bere, n.d.r.) al massimo livello", tanto che hanno creato "un conto corrente per ripagare gli eventuali danni".

Per entrare a far parte dell’associazione, c’è "una selezione seria" , dopo di che si può orgogliosamente indossare la divisa sociale, "costituita da una felpa che porta raffigurato il nostro simbolo, un cappello e un modello particolare di slip (provvisto di pannolone?, n.d.r.)".

Le donne - ci si informa - non sono ammesse, e "meno si parla di politica, meglio è".

Unico elemento rassicurante, è che, per evitare casini, gli "Schifosi", quando escono per espletare l’attività prevista dalla loro ragione sociale, lasciano l’auto a casa ed usano i mezzi pubblici.

"Abbiamo bisogno di sfogarci" - spiegano.

Che simpaticoni!

Il tutto mentre lo stesso giornale lancia preoccupati allarmi sulla diffusione degli alcolici fra i giovani, partendo dall’episodio della studentessa in coma, accaduto in una scuola trentina. Insomma, dopo gli "Schifosi" bevitori, gli schizofrenici giornalisti.

Solo l’indomani, accortosi della cappella, L’Adige cerca di rimediare dando la parola agli esperti e proclamando che "va cambiato il substrato culturale alla base di queste manifestazioni". Meglio tardi che mai.