Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

I cambiamenti della società trentina

La magistratura, la pubblica amministrazione, la società trentina: cosa è cambiato a sette anni da Mani Pulite? Intervista a uno dei protagonisti, il PM Pasquale Profiti.

Sette anni sono passati dal ’92, dalle inchieste di Tangentopoli, che anche a Trento, con l’arresto di politici di prima grandezza come Malossini, o di "intoccabili" come Gentilini, le inchieste sull’Autobrennero, sul Consorzio Trentino Costruttori, avevano terremotato il mondo politico-economico locale.

A Milano quel che resta del pool di Mani Pulite rilascia dichiarazioni sostanzialmente amare sugli esiti di quella stagione, sul perseverare della corruzione, sulla nuova aggressività di una parte consistente del ceto politico, sulla sopravvenuta indifferenza dell’opinione pubblica.

E a Trento? Cosa è cambiato, nella società, dopo Mani Pulite? Rivolgiamo queste domande a uno dei protagonisti di quelle vicende, il PM Pasquale Profiti.

"Innanzitutto è cambiata, nel profondo, la magistratura. Oggi il suo peso è indubbiamente inferiore a quello degli anni ruggenti di Tangentopoli, quando si aveva una sovraesposizione, ma il suo ruolo è cambiato: ora ha un peso nella determinazione della legalità impensabile una decina di anni fa. Anche a livello internazionale: si pensi alla vicenda Pinochet, che ha riaperto il problema dei crimini di Stato, o a quella sul doping nello sport, che ha rimesso in discussione le modalità della pratica sportiva di migliaia di atleti."

E in Trentino?

"Le inchieste hanno fatto maturare nella società una diversa attenzione su alcuni problemi: i reati fiscali, la correttezza dei rapporti fra le imprese, i compiti dei sindaci - nel senso dei commercialisti che verificano la correttezza dei conti aziendali."

Certo, prima fare il sindaco era una sinecura, le aziende pagavano una tassa dal sapore feudale per delle firme di certi signori; e ad avvantaggiarsi della nuova situazione sono i professionisti più seri, oltre all’economia nel suo complesso. E sul fronte della corruzione?

"Di certo c’è ancora; soprattutto a livello di funzionari più o meno potenti. Ma le inchieste hanno avuto un indubbio peso nelle procedure, nelle nuove modalità dei controlli, oggi decisamente più efficaci. Ora è molto difficile che possano ripetersi casi come quello della Kinghino."

Tutto bene dunque?

"Indubbiamente dobbiamo riscontrare un minor appoggio, anche di pubblica opinione, alle indagini. Sia chiaro però, non mi lamento per il minor peso dei magistrati rispetto a cinque-sei anni fa. Credo di poter dire che oggi nella società la magistratura ha il peso che le compete."

La Provincia collabora con le indagini?

"Abbiamo visto che tendenzialmente si costituisce parte civile solo nei confronti di chi non è dipendente provinciale."

Un comportamento corporativo...

"E’ una constatazione, che riguarda anche altri enti pubblici. Si pensi all’Azienda Sanitaria che si tiene dirigenti già condannati in primo grado, invece di sospenderli cautelativamente. O allo stesso Ordine degli Avvocati, che non ha avviato alcun procedimento contro un legale riconosciuto dalla Cassazione concorrente nel reato di corruzione propria..."

Insomma, la società ha fatto dei passi avanti. Bastano?