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Per molti giovani è ancora un tabù

Michele Roner

Gli studenti dell’UDS, in collaborazione con Arcigay e Arcilesbica hanno organizzato un incontro-conferenza sul tema "Adolescente - Omosessualità", al quale erano invitati gli studenti delle scuole superiori di Trento e dell’Università. La partecipazione è stata discreta, per lo più al femminile: indicazione evidente che l’omosessualità spaventa soprattutto i maschi.

Al fine di stimolare i ragazzi è stato proiettato un video, "Nessuno uguale", dell’Agedo, l’associazione amici e genitori di omosessuali, che ci ha fatto innanzitutto capire che la causa principale della nostra non accettazione nella società è l’ignoranza, il non sapere esattamente cos’è l’omosessualità. Molti ragazzi infatti, all’inizio del filmato, non accettano assolutamente che possano esistere persone che amano persone dello stesso sesso. Questi stessi ragazzi, dopo aver trascorso alcune ore in diverse giornate discutendo con i loro coetanei etero ed omosessuali, hanno capito che l’omosessualità è naturale quanto l’eterosessualità e che non è una scelta, ma è così come siamo.

Hanno capito che i loro coetanei omosessuali oltre ad avere i loro stessi problemi, ne hanno uno in più: il fatto di essere omosessuali e il bisogno (e il coraggio) di doverlo dichiarare, altrimenti sei automaticamente eterosessuale, con tutto quello che ne consegue.

Molti coetanei omosessuali hanno fatto loro capire il disagio di sentirsi diversi, di non sapere se e con chi parlarne: una delle ragazze del video addirittura, educata alla classificazione bimodale uomo/donna, pensava che avrebbe dovuto essere un uomo, visto che si innamorava di persone del suo stesso sesso. Poi ha finalmente capito che esiste una terza, quarta, quinta categoria e che un omosessuale sta bene con il suo sesso e ama appunto persone del suo stesso sesso.

Altri hanno sentito finalmente un senso di "appartenenza" (senso che per gli eterosessuali è la norma) frequentando gruppi gay, capendo in questo modo di non essere soli, ma che ci sono altre persone che hanno problemi simili ai loro. Uno dei ragazzi del video ha espresso un concetto che mi ha molto colpito e che rende alla perfezione l’essere omosessuale: "Ogni persona è come un Arlecchino con tanti pezzi di stoffa colorata che corrispondono ai tratti del proprio carattere, della propria personalità, con i lati negativi e i lati positivi; dal momento che questa persona si dichiara gay smette di essere un Arlecchino variopinto e diventa monocolore - rosa - come se l’unica cosa, l’essenza di questa persona sia il fatto di essere gay".

Sono stati toccati anche problemi come il "coming out" (il "dichiararsi"), soprattutto con i genitori. Ci sono ragazzi fortunati che sono stati accettati dai loro genitori, altri meno fortunati che sono stati respinti. Il sogno dei giovani omosessuali è di vivere liberi e felici le loro storie d’amore, esattamente come i loro amici eterosessuali.

L’incontro-conferenza si è concluso con le domande da parte degli studenti (esclusivamente ragazze) e con delle ottime risposte da parte dei relatori (la dott. Marta Boglioli, psicologa, Nera Gravina, responsabile nazionale della Linea Lesbica Telefono Amico, e Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay).

Il lavoro, discretamente organizzato, non ha tuttavia avuto tutto il successo che meritava e i giovani hanno perso un’occasione per capire un altro universo; si sono lasciati influenzare dalla loro educazione che non permette agli uomini di dare libero sfogo alle emozioni, alla curiosità (che è donna?), dai loro genitori che hanno inculcato loro la versione "maschia" del forti e duri, bandendo qualsiasi dolcezza e spontaneità, dalla paura di essere giudicati, soprattutto dai loro coetanei.

Sicuramente ha giocato un ruolo decisivo la ridicola paura di essere "reclutati"; ma, come è stato ben spiegato dai relatori, omosessuali o eterosessuali (o altro) si nasce, non si diventa.

Parlarne, parlarne e parlarne ancora, senza edulcorare la nostra situazione (non dobbiamo dimostrare niente, di essere peggiori o migliori degli eterosessuali), ci porterà finalmente alla "cultura della disuguaglianza": nessuno uguale.