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QT n. 10, 15 maggio 1999 Servizi

Acli-Casa: il Codacons alla magistratura

Il sottotetto diventa mansarda. E il Codacons accusa il presidente dell’Acli-Casa.

Il Codacons del Trentino è passato alle vie di fatto. Rimasta senza risposta la sua richiesta d’intervento indirizzata agli organi provinciali competenti, il Codacons si è rivolto alla Procura della Repubblica di Trento con un esposto che punta il dito contro il Presidente dell’Acli-Casa provinciale, Guido De Stefano, che avrebbe illecitamente aggregato, con una scala interna non prevista e con altre modifiche, il proprio appartamento a un sottotetto previsto come puro e semplice vano di sgombero.

L’accusa è pesante se si pensa che l’alloggio è stato costruito in cooperativa con altri soci e dunque con i contributi provinciali, previsti per questo tipo di edilizia che impone vincoli normativi precisi e rigorosi; e se si considera, inoltre, la carica ricoperta dall’accusato.

Il nostro compito non è naturalmente quello di giudicare, ma semplicemente di riferire i fatti, le circostanze e le ragioni che hanno portato il Codacons a chiedere l’intervento della Magistratura.

Tutto è cominciato nel febbraio scorso, quando un gruppo di soci della cooperativa "La Rocca", aderente al Consorzio Provinciale Acli-Casa, si è riunito per discutere di alcune presunte irregolarità relative al complesso edilizio che, in cooperativa appunto, avevano realizzato a Povo, in Via Selva. La documentazione che faceva da supporto alla denuncia portava i responsabili del Codacons provinciale, presenti alla riunione, all’invio di un esposto, il 19 marzo scorso, alla Commissione Provinciale di Vigilanza per l’Edilizia Abitativa, alla Commissione di Vigilanza sulle Cooperative e all’Assessore all’Edilizia Abitativa, Silvano Grisenti, chiedendo un intervento immediato e, comunque, una risposta scritta entro 30 giorni.

Ma nulla è accaduto: né risposte, né comunicazioni di alcun genere da parte degli organismi provinciali. Da qui la decisione, il 26 aprile scorso, di rivolgersi alla Procura della Repubblica di Trento, a cui è stato chiesto di indagare sui fatti denunciati e verificare quanto sostenuto nell’esposto e nella documentazione allegata.

Che cosa si dice in concreto nell’esposto alla Procura? Quali sarebbero le irregolarità che, dice l’esposto, "se dovessero essere effettivamente verificate, potrebbero concretizzare anche l’ipotesi di truffa ai danni della Provincia" ?

Andiamo con ordine. Il complesso edile in questione, realizzato in cooperativa e di cui il presidente De Stefano occupa, come socio, un alloggio all’ultimo piano, ha un sottotetto che risulta intavolato al Tavolare come vano tecnico, per il fatto che è stato considerato "vano di sgombero nei coefficienti di destinazione". I soci sostengono, però, che la situazione è ben diversa, poiché questo sottotetto sarebbe in realtà "una porzione edificiale abitabile, adeguatamente rifinita, fornita di velux, predisposizione per TV, riscaldamento e isolazione di primissima qualità". Tra l’altro "dai prospetti di calcolo redatti dal Consorzio Provinciale Acli-Casa - dice ancora l’esposto - risulta che effettivamente il presidente De Stefano dispone di mansarda con migliorie descritte e contabilizzate".

Inutile aggiungere che alla Procura sono stati inviati anche i prospetti di conteggio del Consorzio. Ma non c’è solo questo. Una perizia affidata al perito Claudio Zadra e redatta in data anteriore alla concessione dei mutui agevolati dice che "il tipo di finiture fino ad ora eseguite per la realizzazione del sottotetto fa intravedere la probabile possibilità che l’utilizzo del sottotetto sia di completamento al piano sottostante, per cui ad uso abitativo".

Le domande che il Codacons si pone sono perfino ovvie. Come è stato possibile ottenere il mutuo provinciale e le relative agevolazioni dal momento che già prima della concessione del mutuo una perizia ne delineava la non idoneità? Perché la cooperativa "La Rocca", di cui De Stefano è presidente, ha permesso la realizzazione di quella mansarda, mentre "il Consorzio Provinciale Acli-Casa ha giustamente vietato a Civezzano l’apposizione di velux, le smaltature, le perlinature e quant’altro potesse far pensare ad un uso abitativo"?

Tra l’altro, dice ancora il Codacons nel suo esposto, "un nostro collaboratore si è recentemente rivolto al Servizio Edilizia Abitativa chiedendo se la finitura della propria mansarda con perline, intonaco e pavimentazione potesse essere ritenuta compatibile con la contribuzione provinciale e la risposta è stata inequivocabilmente negativa, anche con riferimento all’ipotesi di mancanza di una scala di accesso; del resto non ci si poteva attendere nulla di diverso, così come previsto dalla Legge 16/1983 e dalla Legge 21/1992".

A Povo, queste leggi sono state violate? Il Codacons vuole una risposta dalla Magistratura.

Ma ci sono altri due dati che vengono messi in rilievo e allegati all’esposto per ulteriore documentazione. Il primo è il foglio di prenotazione dell’alloggio. Da esso risulta che "inizialmente il sottotetto doveva essere destinato a soffitta per tutti gli occupanti della palazzina con il foro di accesso in cima alla rampa di scale comune", salvo poi ritrovare "il foro di accesso sopra l’alloggio di De Stefano".

Il secondo è dato dalle fotografie, "da cui risulta che dopo l’ultimazione dell’edificio è apparso un nuovo camino sopra la mansarda di Di Stefano: presumibilmente per una caldaia in mansarda".

C’è infine un ultimo aspetto, che poi sembra sia quello che più ha dato fastidio ai soci: l’esistenza di un altro alloggio, come la mansarda in questione, non solo avrebbe potuto consentire l’accesso al mutuo provinciale a un socio in più, ma, proprio per questo, avrebbe consentito una riduzione dei costi di ciascun appartamento della palazzina. In questo modo invece - ci dicono al Codacons - "è come se quella mansarda sia stata pagata coi soldi degli altri soci".

Ad accertare questi fatti, come è giusto che sia, penserà la Magistratura, mentre chi scrive continua a pensare che la cooperazione, che in Trentino ha una lunga tradizione, sia uno strumento di alto valore sociale e che la denuncia di degenerazioni, favoritismi, errori e inadempienze sia il miglior modo di difenderla.