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Deutsch uber alles

II programma dell'assessore Hosp: "Nella scuola tedesca, solo canzoni tedesche, rime tedesche, poesie tedesche, fiabe tedesche, giochi tedeschi, libri tedeschi, ecc. ".

Un'interrogazione di Eva Klotz. Una risposta dell'assessore all'istruzione. Ed è polemica. Il giornale di Arnold Tribus titola "Deutsch bleiben, fratelli", Fratelli, dobbiamo rimanere tedeschi.

Tutto è incominciato in una scuola per l'infanzia di Silandro in Val Venosta. Più di cento bambini (esattamente 111), un quarto di famiglia mistilingue. Asilo tedesco. In occasione di una festa di paese, i bambini percorrono le viuzze del paese con una lanterna in mano e cantano canzoncine. La più famosa dice: "Io vado con la lanterna, /e la lanterna con me./ In ciclo brillano le stelle / e noi brilliamo quaggiù".

Tutto rigorosamente in tedesco, salvo due versi; è su questo che Eva Klotz interroga la giunta, invocando il diritto alla lingua materna, e in successive interviste alla Rai, adducendo motivi pseudopedagogici a sostegno della sua opinione che nella scuola il bilinguismo non deve entrare.

La pedagogia contemporanea ha dimostrato ampiamente che la maestra Klotz ha torto e che l'apprendimento precoce di una seconda e anche di una terza lingua migliora, anziché danneggiare, l'apprendimento della lingua materna. Ma tant'è: dalla simpatica sostenitrice dell'autodeterminazione e dell'Europa federale delle etnie pure non ci si può aspettare che cambi idea proprio nel periodo preelettorale.

Ciò che gela il sangue - mi scusino i lettori per l'espressione forte, ma se continueranno a leggere penso che qualcuno di loro mi darà ragione - è la risposta dell'assessore all'istruzione. Egli comincia a scusarsi per esserne stato informato "solo a posteriori", lasciando capire che se l'avessero informato per tempo che i bambini sarebbero stati indotti a cantare due versi in italiano, sarebbe intervenuto. E infatti, più sotto, l'assessore dichiara che "L'ispettorato per la scuola materna è tenuto ad esaminare il caso in questione e a impedire che simili casi si ripetano in futuro".

Quanto alle insegnanti, che evidentemente considera passibili di pene severissime, cerca di alleggerire la loro posizione sostenendo che, in base alle sue informazioni, solo i bambini mistilingui hanno cantato la parte in italiano.

La scuola, a partire da quella per l'infanzia, il cui ultimo anno secondo il progetto di riforma Berlinguer dovrebbe diventare il primo dell'obbligo scolastico, non deve rispecchiare e far socializzare i bambini rispetto alla realtà esterna? Oppure il suo scopo è quello di addestrarli ad una realtà da creare ex-novo, di purezza etnica? Così e in altra forma le domande rivolte dai genitori, parecchi dei quali esterrefatti da questa vicenda.

Arnold Tribus, in un suo bel commento ha scritto: "La teoria della Klotz nasconde un'idea orrenda e offensiva dei sudtirolesi. Noi sudtirolesi saremmo degli imbecilli, perché non siamo in grado di imparare ali 'asilo una strofa di un canto in italiano, senza averne danni al corpo e all'anima".

La risposta di Bruno Hosp, a nome della giunta provinciale, tuttavia è quella che ha destato maggior indignazione.

Nel testo, una paginetta scarsa, la parola tedesco appare 14 volte.

Ecco il finale della risposta all'interrogazione, la cui prosa mi sembra degna di apparire accanto ai vaneggiamenti sulla superiorità della razza tedesca che si trovano nel libro del suo collega di partito Franz Pahl ("Tiroler Einheit jetzt"): "Al fine di rispettare il principio della lingua madre nelle scuole per l'infanzia anche nella scuola per l'infanzia di lingua tedesca di Silandro si continuerà per principio a trattare soltanto canzoni tedesche, rime tedesche, versi tedeschi, poesie tedesche, storie tedesche, fiabe tedesche, giochi con le dita e di gruppo tedeschi, teatrini tedeschi, libri illustrati tedeschi, ecc.".

Che cosa pensano i miei lettori? Ha ragione chi trema al pensiero che questa politica cieca e miope, che considera un delitto che in una scuola che ha un quarto di bambini mistilingui si pronuncino dieci parole di lingua italiana, prepari un futuro di tensione e conflitto?

Per fortuna la gente non sembra prendere alla lettera le istruzioni dei loro governanti. Lo dimostra il caso di Gerda Weissensteiner, la sportiva che ha respinto con freddezza e decisione il tentativo di trasformarla in una bandiera dell'odio anti-italiano.

Ma non si può nascondere la preoccupazione di un uso strumentale della scuola, che in mano a personaggi di questo spessore rischia di diventare il mezzo per costruire una società di gruppi chiusi e non comunicanti, di persone educate all'estraneità, incapaci di comprendersi per mancanza di conoscenze ed esperienze comuni, e destinate inevitabilmente fra una generazione o due ad entrare in conflitto.

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