Pianoforte a nord
Tre annate, tre mari, molteplici tradizioni, e tra queste ancor più svariate relazioni, commistioni e influenze: questo il programma 2025-2027 del Festival Settenovecento.
Il 2025 è dedicato ai mari del Nord Europa e alle terre che su essi si affacciano. Ricco e variegato il programma, molteplici gli artisti coinvolti. Noi abbiamo avuto il piacere di ascoltare il doppio intervento di Alberto Nosè, pianista dalla carriera internazionale, vincitore di numerosi concorsi tra cui il secondo posto al Busoni nel 1999 e il quinto posto al Concorso pianistico internazionale F. Chopin di Varsavia nel 2000.
La musica di Edvard Grieg è certo stata il fulcro dei programmi dei due concerti tenuti dal pianista, venerdì 19 e sabato 20 settembre. Nel concerto a Palazzo Alberti Poja a Rovereto la selezione di brani, tratti dalle dieci raccolte pianistiche dell’autore scandinavo, restituisce la malinconia cruda, le atmosfere sospese e immobili del mondo nordico, addolcite talvolta da echi di eleganza un po’ impressionista e di grappoli di cineserie. Scarne melodie di derivazione popolare o dal sapore infantile si susseguono, spesso senza soluzione di continuità, scaturite da un tocco pianistico, quello di Nosè, nitido, controllato, che con classe e in maniera sottile evoca suggestioni profonde con grande equilibrio.
Incantevole preludio, quello di questi 10 Pezzi lirici, al successivo concerto mattutino a Palazzo Taddei ad Ala, interamente dedicato al Peer Gynt, fascinoso avventuriero scapestrato e senza troppi scrupoli, personaggio di un racconto fantastico e poi dramma teatrale di Ibsen, di cui Grieg scrisse prima le musiche di scena per poi trasformarle in due Suite orchestrali e successivamente in una riduzione pianistica. Come si susseguono le mille avventure di Peer, così si sgranano i diversi pezzi che compongono l’opera, senza apparente legame tra loro se non, appunto, quello di accompagnare una narrazione da cui però riescono benissimo a emanciparsi per diventare elementi musicali a sé stanti.

D'altra parte è l’incisiva e pregnante lettura di Marta Lorenzato di alcune parti dell'omonima opera di Ibsen a mantenere il legame con i testi originari. Ancora una volta Nosè non indugia in facili cliché espressivi, soprattutto in brani arcinoti al pubblico come Il mattino o Nell’antro del re della montagna: è il suo un suono bianco, pulito, un'interpretazione equilibrata e raffinata, poco esibita seppur solida e densa.
Yann Tiersen (1970), nel concerto a Rovereto, è il trait d’union tra Grieg (norvegese come lui, seppur distante circa 130 anni) e il mito de La cathédrale engloutie di Debussy che li affianca in programma, con cui condivide l’ambientazione bretone di una serie di brani tratti dall’album Eusa e ispirati al paesaggio di Finisterre.
La musica di Tiersen è stata non di rado accostata al minimalismo di Glass, Nyman, Satie, ma è più profonda, solenne, meno ipnotica perché più emotivamente connotata, più sfaccettata e cangiante nel raccontare il fascino lontano, a tratti immobile, di terre che ritroviamo soprattutto in un immaginario esotico, da sogno. Quasi alla fine del mondo. .