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S. Vincenzo-S. Chiara: infausto matrimonio

La vicenda, nel suo svolgimento, è molto semplice e presto riassumibile: il Centro Santa Chiara aveva a disposizione un milione per la gestione della sua attività, in primis i concerti nell'area S. Vincenzo, ma ha speso più di tre volte tanto, ritrovandosi con un buco di 2 milioni e 137.000 euro. E a quanto scrivono i revisori dei conti, la dirigenza del Centro non si era neppure preoccupata di comunicare la cosa alla Giunta provinciale per chiedere la copertura del disavanzo; in mancanza della quale si effettueranno “ulteriori comunicazioni alle autorità competenti”. Insomma, scrive l'Adige, “c'è odore di magistratura. E non è un buon odore”.

Le prime reazioni alla notizia, diffusa dal consigliere provinciale Filippo Degasperi, sono singolari: l'assessora competente, Francesca Gerosa, si affida al pilota automatico, con un surreale “No a polemiche strumentali”, mentre Andrea Merler, consigliere comunale di FdI, ribalta la frittata parlando d'altro: “Altro che buco, la Giunta con la Music Arena ha fatto un miracolo... Dal centrosinistra abbiamo ereditato una discarica di inerti pagata 30 milioni e noi l'abbiamo ridata ai trentini”.

Poi finalmente si entra nel merito e l'ex presidente del Santa Chiara, Sergio Divina, accorre in aiuto del Centro: “La Music Arena? Lì non si capiva nemmeno cosa c'era da fare. Il Santa Chiara è un ente delegato e fa quello che gli viene richiesto. Ci sono delle direttive perlopiù provinciali e il Centro opera in base a queste linee. A volte, però, ti chiedevano di fare cose che non avevi in bilancio e ti veniva garantito verbalmente che la copertura sarebbe arrivata a distanza temporale sfalsata rispetto all'impegno”.

Dunque colpa della Provincia? Francesca Gerosa non ci sta e ipotizza che la prossima stagione della Music Arena potrebbe essere tolta al Centro S. Chiara e affidata a qualche altro organismo, provocando il commovente, accorato lamento della vicepresidente Sandra Matuella (dopo le dimissioni di Divina, l’ente è tuttora senza presidente): “Cosa abbiamo fatto di male?”.

Vignetta di Rudi Patauner sull’Adige del 25 agosto

Mi sembra che Matuella viva tra le nuvole” commenta la consigliera PD Lucia Maestri, aggiungendo che in una normale azienda, dopo un buco del genere e un bilancio non approvato, i vertici se ne andrebbero, “mentre qui non accade mai nulla e tutti sembrano, purtroppo, inamovibili o addirittura in odore di rinnovo”.

Adesso che il guaio è fatto, Provincia e Santa Chiara assicurano che spulceranno carte e fatture per chiarire il mistero, che mistero poi non è, e che comunque andava sventato preventivamente. “Gerosa – commenta Degasperi - parlava di polemiche strumentali, adesso dice che vuole vederci chiaro. Lei non si era accorta di niente. Non è normale che l'assessora abbia bisogno del consigliere Degasperi per sapere quello che sta succedendo alla Music Arena, che doveva essere il fiore all'occhiello del centrodestra”.

Nessun mistero: come scrive l'Adige, “i costi sono cresciuti in questi mesi e nessuno li ha tenuti sotto controllo, o quanto meno nessuno se n'è reso conto”. O entrambe le cose.

Nessun mistero: il grosso delle perdite è dipeso dai costi di gestione molto alti (palco, casse audio, luci video, security, sanitari, vigili del fuoco, logistica...) che solo una costante alta affluenza di spettatori avrebbe ammortizzato. E invece la partecipazione è stata spesso insoddisfacente: “I risultati di alcune serate – scrive il T - sono stati molto al di sotto delle attese, in una data in particolare si parla di meno di 200 spettatori paganti”.

Poi sembra che il Centro abbia dovuto farsi carico di alcune spese che aveva ritenuto spettassero invece alla Provincia. E per finire, anche qualche serata di maltempo.

In sostanza, il difetto sta nel manico: le grandi dimensioni della Music Arena, con relative spese fisse molto onerose, non si prestano al tipo di concerti che vi sono stati organizzati, anche quando - come è stato fatto - si restringe l’area dedicata agli spettacoli.

Ora si cambierà registro? Ma come? Replicando l'esperienza Vasco Rossi, cioè ingaggiando solo grandi nomi tipo Maneskin o Taylor Swift che garantiscano una grande affluenza?

O magari, per tutelarsi dal maltempo, allestendo una mostruosa tensostruttura che copra tutta l'area?

Al momento, la sola strategia che si profila è la cancellazione dei concerti che si prospettano poco redditizi: prima il “Drip Festival” e il “Festival Ragazzi in festa”, entrambi ridotti da tre a due serate, e di recente il concerto di Achille Lauro, annullato “per motivi tecnico-organizzativi”, in realtà soprattutto per i miseri 500 biglietti venduti, oltre che per timore dell’ennesimo acquazzone. Un bel risparmio: il cachet di Achille Lauro ammontava a 75.000 euro!

Anche se, come scrive il T, resta comunque da pagare la penale per la cancellazione della serata, penale che in taluni casi arriva a toccare il 100%. Per fortuna, il cantante non si è troppo dispiaciuto per la cancellazione dell’evento e pare si accontenterà di una cifra inferiore, fra il 30% e il 70%. “Fonti interne all’organizzazione garantiscono che sono stati fatti conti precisi da cui è emerso con certezza che cancellare la data era la soluzione più economica rispetto a mettere in scena un concerto con numeri ridotti”.

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