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Il Sinodo arranca (in chiesa e in città)

Io n on penso, a differenza di don Celestino e di Claudia, i nostri segretari, che nei gruppi sinodali ‘Dibattito’ sia una parola pericolosa. E nemmeno che il ‘Voto’, il contarsi, sia una tentazione da respingere, come pensa Diego Andreatta, il direttore di Vita Trentina. Nella tentazione sarebbero allora caduti anche i Padri conciliari, vescovi e laici, uomini e donne, (seppure nominati dall'alto) che a Roma hanno deciso con 277 ‘sì’ e 67 ‘no’ sulla necessità che tutte le diocesi del mondo approfondiscano ‘i due nodi più spinosi, il celibato dei preti e l'ammissione delle donne almeno al diaconato’.

Così su l'Adige ci informa Luigi Sandri nel suo “Diario Vaticano” del 31 ottobre. La mia proposta è che questa assemblea, “popolo di Dio”, oggi a Trento, nella chiesa di San Giuseppe, si esprima per alzata di mano sulla richiesta di approfondimento”.

Don Celestino Riz e Claudia Giordano, a sorpresa, non mi danno la parola perché la regola è che si parla solo nei piccoli gruppi sui temi prestabiliti: “giovani”, “donne”, “fragilità”. Con i due segretari del Sinodo mi fermo però a discutere a lungo, gli dico cosa avrei voluto dire, e loro replicano. Ci confrontiamo con franchezza, in un angolo della chiesa, alzando la voce, tanto che qualcuno, dai piccoli gruppi, ci richiama all'ordine.

Il faccia a faccia ci rende sinceri. Ci capiamo meglio. Io spero addirittura che il voto per alzata di mano sia da loro accettato per la fine della giornata, ma non succede.

A portare i saluti, a introdurre i lavori, sono stati il vescovo, il vicario, il delegato di zona, il parroco, il segretario. Il popolo di Dio, una scoperta del concilio Vaticano II, mi sembra tenuto ai margini.

È il clericalismo il peccato più grave della Chiesa, denunciato in più occasioni da papa Francesco, con parole anche aspre, forse persino eccessive.

Da insegnante ho imparato che non è l'asprezza a suscitare in uno studente la voglia di imparare. Il Sinodo che vorrei lo leggo su il Regno e su Adista. Su Missione Oggi è stato il teologo Giacomo Canobbio a ricordare che se è vero che la Chiesa non è una democrazia, alle regole democratiche inventate dalla società moderna non può rinunciare. Qui a Trento ho l'impressione che non si legga nemmeno il Diario Vaticano di Luigi Sandri.

Io e Laura abbiamo partecipato al convegno nazionale di Bologna, “Il nuovo Pastore”, organizzato dalla Rete Viandanti: il sito ha in testa una fotografia a colori di un'assemblea che vota serenamente per alzata di mano.

È sulla sessualità e sulla famiglia il ritardo più grave della Chiesa. In una lettera a Vita Trentina ho invitato all'assemblea di oggi Fabio Nones e i suoi 21 amici, che sul settimanale diocesano hanno chiesto al vescovo Tisi di celebrare una messa in Duomo in riparazione al Gay Pride di Trento. Se fossero qui in chiesa vorrei discutere con loro del mondo Lgbt.

Io al Gay Pride ho partecipato, sono intervenuto sulla gestazione per altri in dialogo con la presidente nazionale. Recentemente, nella sala del Vigilianum, al convegno su “La fiducia tradita” negli abusi sessuali e di coscienza, le relatrici hanno riconosciuto che nei sinodi il tema è quasi assente. In pochissimi eravamo anche, il maggio scorso, a incontrare in duomo la delegazione di “abusati” che in bicicletta dalla Germania andavano a Roma, nella speranza di essere ricevuti dal papa. Don Celestino e Claudia riconoscono il ritardo della Chiesa: riandiamo indietro alla nostra prima comunione, quando abbiamo imparato a memoria i 10 comandamenti, con il sesto, “non fornicare”. Ma il gender, oggi, non è allora una paura inventata? Avremmo bisogno di educazione alla sessualità e all'affettività, perché la sessualità non venga banalizzata e non diventi tragedia. La morte di Claudia Cecchettin, non deve ridursi a commozione e a protesta.

La Chiesa, le sue donne e i suoi uomini, sono una presenza attiva nel volontariato. Ma in città è troppe volte assente. Era quasi vuota, qualche giorno fa, la sala Caritro, dove il Tavolo delle Appartenenze Religiose ci aveva convocati per un confronto su “Il senso della pace”. Nel dialogo fra le Chiese cristiane e le altre religioni siamo in ritardo. La pace è un tema politico: non basta che il papa chiami alla preghiera in piazza S. Pietro.

Di giovani si è parlato a Trento, alla Fbk, alla presentazione del libro di Quinto Antonelli, “Scuola e società in Trentino. Una storia”. Il discorso è caduto sull'ora di religione cattolica a scuola, confessionale e facoltativa. Dopo 40 anni dalla riforma possiamo parlare di fallimento: i dati impietosi sull'analfabetismo religioso in Italia, li hanno elencati Alberto Melloni e Paolo Naso, al Convegno, a Trento, a 500 anni dalla Riforma luterana. I vescovi presenti sono rimasti in silenzio, allibiti.

Nel 1981 la Diocesi e il Governo della DC hanno tentato addirittura, in nome dell'autonomia speciale, di conservare in Trentino l'insegnamento confessionale obbligatorio, stabilito dal Concordato fascista del 1929. Allora fu Questotrentino a organizzare la resistenza.

I giovani che, ci si dice, partecipano al Sinodo, parlano della noia nell'ora di Religione? Dell'urgenza del cambiamento, verso un Insegnamento laico, per tutti; di Storia delle religioni, si è parlato qualche tempo fa anche al Centro islamico di Gardolo, in attesa della moschea.

Il direttivo del Museo storico ha elaborato sul tema un documento sinodale, laico, “Anche la storia è luogo teologico” (v. Questotrentino, n.6/2022). Per come il Sinodo è organizzato non sappiamo nemmeno se altri gruppi hanno trattato questo problema. Gli incontri tematici, che si concludano con proposte concrete votate non sono previsti.

Di pluralismo religioso, e del diritto alla moschea, ha parlato anche Stefano Allievi, qualche giorno fa a Trento, in un convegno sull'immigrazione organizzato dal Partito Democratico.

L’ultimo tema ignorato dal Sinodo è la politica. L’articolo 75 della Costituzione pastorale Gaudium et spes, del Concilio Vaticano II, è dedicato proprio all’educazione alla politica. Penso che sia ignorato in alto e in basso. Da “sessantottino estremista” (è la definizione di cui mi ha gratificato don Celestino, a cui ho risposto che quest’anno io e Laura abbiamo festeggiato le nozze d’oro) sono certo preoccupato per l’esito delle elezioni in Trentino. L’educazione voluta dal Concilio non è certo un antidoto. È però capire il senso di cristianesimo identitario rappresentato nello slogan “Dio, patria, famiglia”.

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