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QT n. 3, marzo 2021 Servizi

“Lasciamoli giocare!”

Una sedicente riforma che favorisce la ludopatia

Nel 2015 viene approvata all’unanimità una legge provinciale che disciplina la gestione delle slot machine nei pubblici esercizi (sostanzialmente bar e tabaccherie), regolandone il distanziamento da alcuni luoghi considerati “sensibili”, come scuole, ospedali, centri sportivi...), e poi prevedendo interventi di informazione sulla ludopatia e formazione dei gestori delle macchinette; nonché incentivi economici a quegli esercenti che non installino macchinette o che le dismettano.

Niente di risolutivo: probabilmente un giocatore cronico non ha problemi a percorrere un po’ di strada in più per trovare una slot machine, ma almeno diminuiscono le occasioni per chi, dopo aver preso un caffè o comprato il giornale, viene tentato dalla possibilità di “giocare”.

A 5 anni di distanza si potevano magari valutare i risultati fin qui ottenuti, verificare se le iniziative previste su informazione e formazione erano state messe in atto ed effettuati gli opportuni controlli. No, il forzista Giorgio Leonardi, con un suo disegno di legge, in nome del sostegno alle attività economiche e all’occupazione, ha voluto rifare tutto, intervenendo soprattutto – in senso peggiorativo – su due punti qualificanti della legge: il distanziamento dai luoghi “sensibili” (che passerebbe da 300 a 200 metri), e l’abolizione degli incentivi agli esercenti che non installano, o dismettono, le slot machine. Ottenendo naturalmente il plauso unanime di chi sulle macchinette ci lavora, dal Sindacato Giornalai all’Associazione concessionari di giochi pubblici, all’Associazione Sapar (Servizi e apparecchi per le pubbliche attrazioni ricreative).

I quali, dopo alcune parole di rito sulla sacrosanta lotta alla ludopatia, sostengono che:

  • Le distanze dai luoghi sensibili andrebbero eliminate, ma se proprio devono esserci occorre almeno prevederne una riduzione come propone il ddl”.
  • Togliere le slot machine significa favorire il gioco illegale.
  • La scomparsa dei punti dove si gioca produce disoccupazione e sottrae risorse al fisco.
  • Alcol e tabacco provocano danni ben più gravi (e difatti sono soggetti a numerose limitazioni - annotiamo noi).

Insomma, “è necessario rinvenire un corretto punto di equilibrio tra la essenziale esigenza di tutela della salute pubblica e quella, di rilievo non certo secondario, di tutelare un comparto imprenditoriale”.

Non mancano, fra le argomentazioni in difesa delle slot, chicche arzigogolate come la seguente, tesa a dimostrare non capiamo cosa: “Mentre l’avventore che si siede all’apparecchio per giocare è soggetto alla vigilanza dell’esercente e ad un senso di osservazione da parte degli altri fruitori del punto vendita, colui che accede alla rivendita di tabacchi e giornali, in maniera rapida e senza alcun disagio può - in un lasso di tempo brevissimo - fare scivolare nel quotidiano appena acquistato, schedine relative ai vari giochi del valore di svariate centinaia di euro”.

A supporto di questi pareri, non è mancato l’appoggio dei consiglieri di maggioranza facenti parte della commissione consigliare che ha preso in esame il ddl: Mara Dalzocchio (Lega) ha segnalato che con le chiusure dovute all’epidemia è aumentato il gioco illegale, mentre Cia (FDI) ha detto che i dati dell’ufficio dogane hanno evidenziato l’aumento del gioco online.

Concordemente contrari, senza eccezione, si sono invece espressi tutti gli enti, gruppi e associazioni che si occupano di dipendenze e di sociale, che sono stati coinvolti nei lavori della commissione: l’Associazione Auto Mutuo Aiuto, il Servizio per le dipendenze, il Consolida, la Comunità di Camparta, il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, il Gruppo Albora, il Forum delle associazioni familiari, fino al Consiglio delle Autonomie locali. Qualche motivazione:

  • L’aumento del gioco online è un dato nazionale evidentemente favorito dalle misure restrittive da Covid intervenute, e comunque le persone dipendenti dal gioco online sono diverse da quelle che abusano delle macchinette, perché “si tratta di attività dotate di un appeal diverso”.
  • Molti pazienti ludopatici del Serd hanno dichiarato di essersi sentiti sollevati dall’eliminazione degli apparecchi da gioco dai locali imposta dalla legge provinciale. Gli utenti hanno sempre espresso sollievo per l’impossibilità di accedere agli apparecchi da gioco”.
  • Un esempio virtuoso è la legge adottata dalla Regione Piemonte, che impone di distanziare a non meno di 500 metri dai luoghi sensibili i locali dotati di macchinette da gioco. Dal 2017 in questo territorio le persone hanno evitato di spendere per slot 1,2 milioni di euro”.
  • Per quanto riguarda il gioco illegale, si tratta di un problema di controlli.

Conclusione: “Questo provvedimento “sostanzialmente liberalizza gli esercizi con apparecchi da gioco riducendone la distanza dai luoghi sensibili e non incentiva più i locali che rinunciano alle macchinette. In tal modo si favorisce il gioco d’azzardo anziché contrastare questa pratica come prevede la legge attuale”.

La commissione consigliare che si occupa del disegno di legge doveva decidere sul passaggio in aula del provvedimento lo scorso 2 marzo, ma la riunione è stata rinviata.

Vedremo, in quell’occasione, se prevarranno le ragioni delle lobby o le considerazioni di chi si occupa attivamente di contrasto alla ludopatia.