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QT n. 2, febbraio 2020 Servizi

Giunta e impiantisti: una santa alleanza

Le jeep in montagna sono una risorsa. Il problema sono gli ambientalisti.

Nulla da dire: questa Giunta provinciale sui temi dell’ambiente e della solidarietà è decisionista, fino ad oggi ha mostrato solo muscoli. Ogni luogo di confronto, anche previsto dalle leggi, o viene demotivato o cancellato. Il comitato faunistico come Cinformi, la Cabina di regia delle aree protette come i luoghi dell’accoglienza. Su questi temi la cultura della destra dimostra il suo vero, sconvolgente volto. Tutto deve essere rivolto a sostegno del marketing e dell’economia.

Partiamo dal sottotitolo delle recenti Linee guida per gli eventi in montagna. Non si poteva essere più espliciti: “Il valore dei territori e dell’ambiente nella prospettiva del marketing territoriale”.

Le intenzioni della ex consigliera provinciale Donata Borgonovo Re, la presentatrice della mozione (aprile 2018) che intendeva adottare delle linee guida che individuassero le incompatibilità di certi eventi in alta quota, erano opposte. Il valore prioritario da difendere non era il marketing territoriale, cioè la svendita dei beni comuni, ma la valorizzazione delle peculiarità paesaggistiche, naturalistiche e culturali che i diversi territori delle Dolomiti presentavano e ancora oggi evidenziano.

Per arrivare allo scopo la Cabina di regia delle aree protette era stata incaricata dalla precedente Giunta provinciale di elaborare delle linee guida con particolare riferimento alla tutela delle aree protette (QT n° 5, maggio 2019). Un lungo lavoro di studio della legislazione esistente, delle carenze presenti nelle varie normative e delle emergenze che i vari territori sollevavano portavano a febbraio 2019 la Cabina a un documento condiviso che definiva cosa fosse sostenibile in alta quota, cosa no e come costruire dei parametri per una valutazione più oggettiva possibile (accessibilità, sicurezza, numero di persone, emissioni di rumore e luminose, effetti di cumulo, durata degli eventi e loro preparazione).

Per mesi il documento languiva sul tavolo del nuovo assessore all’ambiente Mario Tonina fino a quando l’11 dicembre veniva portato all’attenzione della nuova Cabina di regia un testo oltremodo semplificato, depurato di ogni elemento di valutazione oggettiva e che lasciava nella sua traccia delle parole d’ordine generiche, per altro già individuate nel documento principale: consapevolezza, equilibrio, responsabilità, rispetto, sensibilizzazione, silenzio, sostenibilità. Tutti termini che all’interno del vaniloquio politico dominante o della retorica imprenditoriale perdono significato: a tutti risulta evidente che se in tema di difesa dell’ambiente si vuole davvero cambiare marcia, è necessario operare attraverso un adeguamento severo della normativa, in tutti i settori del nostro vivere. È appunto su questo tema che l’assessore Tonina non vuole intervenire.

Così come tace su una emergenza reale dell’ambiente trentino: l’assenza dei controlli (o perlomeno la loro inadeguatezza), nella pesca, in tema venatorio, nella gestione forestale e nella infrastrutturazione delle alte quote, specie quando si tratta di nuove realizzazioni come impianti di sci, piste e bacini di accumulo. Il personale presente sul territorio è appena sufficiente a svolgere il lavoro burocratico. L’assessore voleva che la Cabina di regia si esprimesse subito, l’11 dicembre, con un voto di sostegno al suo documento. Le associazioni hanno immediatamente chiesto un certo margine di tempo per condividere al loro interno i contenuti: nel frattempo l’assessore si assentava dai lavori e il 20 dicembre imponeva la sua visione dei grandi eventi in quota in Giunta provinciale. Un metodo impositivo che non poteva che risultare oltremodo sgradito alla cultura ambientalista.

La reazione delle associazioni è stata ferma. La critica più dura, oltre che alla assenza di interventi normativi, riguarda l’istituzione di un tavolo permanente di confronto.

Confronto fra chi? Ovviamente fra persone tutte interne al funzionariato della Provincia o tecnici indicati dalla Provincia: i dirigenti generali dei dipartimenti in materia di ambiente, di foreste, di turismo, il responsabile di Trentino marketing, due membri esperti di ambiente e di turismo, proposti dai relativi assessori. Un tavolo tutto istituzionale, privo di qualunque componente dei portatori di interessi collettivi (potevano essere gli ambientalisti) o dei responsabili delle aree protette, privati di ogni attenzione.

I “grandi eventi”

Nel recepire le presunte linee guida l’Assessore si è giustificato facendo riferimento al lavoro emerso dagli Stati generali della montagna del giugno 2019. A Comano Terme, proprio il gruppo di lavoro sulla sostenibilità e sull’ambiente aveva elaborato una linea contraria alle dichiarazioni dell’assessore: in quella commissione, (vedasi QT n° 7, luglio 2019) la più profonda e severa critica ai grandi eventi, motoristici o concerti, perfino verso “I suoni delle Dolomiti”, era stata radicale: la difesa dell’ambiente e delle alte quote doveva diventare impegno prioritario della nuova amministrazione.

La giunta Fugatti sta alimentando in modo sempre più aspro il conflitto con l’ambientalismo. Anche se il percorso nel breve periodo potrà portare qualche beneficio elettorale, sicuramente non prepara in Trentino un terreno favorevole a una nuova imprenditoria, non facilita la maturazione di formazione rispettosa dell’ambiente e specialmente non costruisce cittadinanza consapevole dei reali valori dei territori.

Lo dimostrano le incredibili dichiarazioni della presidente degli impiantisti italiani Valeria Ghezzi, inconsapevole di cadere nel ridicolo quando, a proposito del nuovo raduno delle Suzuky nella Ski area di Tognola, afferma che “prima di puntare il dito verso manifestazioni come questa bisognerebbe pensare all’inciviltà che si incontra frequentando i sentieri di montagna, ormai sempre più inquinati”.

La dirigente non è interessata a valutare l’inquietante segnale culturale offerto da un veicolo fuoristrada portato fino a quota 2.200 e trascinato dai gatti delle nevi. Si limita a sostenere goffamente che “eventi simili sono assolutamente necessari per il benessere del nostro territorio, e chi dice il contrario, chiaramente, non sa nulla di montagna e di come funzioni la sua economia… Si vuole abolire questo tipo di turismo? Bene. così si darà inizio al veloce tracollo dei nostri territori”.

La Ghezzi rende in tal modo esplicito il Tonina pensiero, che difende l’evento in quanto non impattante. Gli organizzatori motoristici subito si affiancano banalizzando, definendolo un appuntamento di “risate e chiacchiere”, teso a valorizzare il territorio.

Del resto, fino ad ora la Giunta provinciale e i comuni interessati, non sono ancora intervenuti a ripristinare i danni del raduno delle jeep del luglio 2019: un altro evento definito da Ghezzi e Tonina oltremodo sostenibile. Tanto che per appurare i danni, invece di avvalersi del personale tecnico della Provincia, e magari intervenire sul territorio con azioni preventive, si è dovuto fare ricorso a documentazione fotografica e a filmati redatti da privati e da ambientalisti.

Nel frattempo, ogni giorno, su ogni area sciistica, in mezzo alle foreste distrutte da Vaia, nel cuore dei parchi naturali provinciali, si spara musica di ogni tipo a più non posso, con amplificazioni sempre più devastanti. Senza che la Giunta provinciale nemmeno provi a intavolare un dialogo che porti certa imprenditoria ad assumersi responsabilità dirette verso la conservazione dei beni naturali della nostra montagna.