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Porfido: tutto tace

Sindacati confederali, amministratori pubblici locali e provinciali, la lobby del porfido… Nessuno ha alzato la voce dopo le inchieste pubblicate su Questotrentino.

Graziano Ferrari

L’inchiesta sul mondo del porfido elaborata e pubblicata su Questotrentino nei mesi di maggio e giugno mette in evidenza e denuncia un modus operandi di parte dell’imprenditoria locale inaccettabile da ogni punto di vista. Costoro sono pronti ad usare o coprire anche un’inaudita violenza ai danni di un povero lavoratore, pur di continuare a sfruttare senza scrupoli quella “terra di mezzo” fatta di bisogni e di ricatti. E non si tratta di fatti isolati, che mal descrivono un settore, quello del porfido, che fino a qualche anno fa era fra i più importanti anche a livello provinciale: l’arrembaggio e la rapina di questa risorsa pubblica è una costante nella storia del settore, alcuni aspetti del quale sono ben descritti nei due numeri dell’inchiesta di Questotrentino.

Tutto questo è stato possibile e lo è tuttora, con modalità aggiornate ai tempi, grazie al solido intreccio fra amministratori pubblici locali e provinciali e la lobby che esprime l’imprenditoria porfidara. In sintesi, un conflitto di interessi, che ha di fatto convinto il cittadino-lavoratore a credere che l’interesse comune e collettivo si coniughi con le ragioni dell’azienda e del mercato, trovandosi poi licenziato, malpagato e, come nel nostro caso, sequestrato, picchiato selvaggiamente, e, nonostante i gradi di giudizio favorevoli al lavoratore, non ancora pagato per le spettanze dovute, più di trentamila euro.

E tutto tace! I sindacati confederali non riescono nemmeno a balbettare qualcosa che possa richiamarsi alla difesa di un lavoro umano, fatto anche di diritti.

Tutto tace! Anche le amministrazioni comunali del settore, proprietarie del 90% delle cave e dei piazzali dove si svolge sia l’attività estrattiva che le fasi di lavorazione del porfido, sono mute. Solo qualcuno sottovoce si lamenta della brutta pubblicità che il settore, già in difficoltà, deve sopportare. Non si pensa nemmeno lontanamente a prendere le debite distanze, con un atto pubblico, da quello che svilisce e impoverisce il lavoro nel comparto porfido, fatto di angherie, malaffare e sopraffazione di qualsiasi regola. Si vuole rimanere complici fino in fondo con un silenzio assordante.

Tutto tace! Se c’è un’imprenditoria sana che non si riconosce nell’inchiesta di Questotrentino, non dovrebbe prendere le distanze o ignorare l’inchiesta come sta facendo, ma disconoscere come colleghi i protagonisti di questa miserevole vicenda.

Tutto tace! A noi lavoratori e cittadini comuni non resta che superare l’indifferenza e qualche paura per non renderci complici di nefandezze fatte per intimorire e umiliare. Per non diventare complici del declino morale ed etico di un settore che negli anni ci ha visti protagonisti di lotte collettive che hanno permesso in generale una migliore qualità del lavoro ed un miglior rapporto con l’ambiente che ci ospita.

Sono stato lavoratore nelle cave per quarant’anni e anche per questo trovo inaccettabile questa indifferenza, questo vuoto di coscienza. Sarebbe potuto accadere ad ognuno di noi, è accaduto a Hu Xupai.

Per risarcire simbolicamente Hu Xupai si potrebbe proporre una cassa di solidarietà alla quale chiunque – singolo, associazione o istituzione pubblica - possa partecipare con il proprio contributo. Premessa e sostanza, la sottoscrizione di un “manifesto” dove si prendano le distanze da atteggiamenti violenti e mafiosi che si sono espressi in questa triste vicenda.

Magari QT potrebbe essere il referente ed il garante per questa piccola ma significativa iniziativa di solidarietà.

Graziano Ferrari

* * *

Aderiamo volentieri alla proposta di Graziano Ferrari. Si veda in proposito qui.

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