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L’esclusiva

Dio-Patria-Famiglia e l'intollerante commento escrementale della senatrice Cirinnà

La senatrice Pd Cirinnà

Più o meno tutti ci facciamo un programma di vita, una virtuale mappa topografica su cui ricerchiamo i percorsi per raggiungere le nostre intime mete. Quelle mete sono i valori che orientano le nostre scelte. Alcuni preferiscono tenerli riservati, altri si sentono portati a esibirli. C’è pure chi ci prova gusto a commentare quelli degli altri, traendone vieppiù godimento sotto i riflettori dei media. A questa ultima categoria appartiene la senatrice Pd Cirinnà, la quale ha ritenuto evidentemente utile divulgare al mondo le sue riflessioni su chi coltiva ideali non conformi al suo progetto esistenziale. Perciò si è immortalata mentre reggeva un cartello, così da lei graziosamente chirografato: “Dio - Patria - Famiglia: che vita di merda”. Foto subito virale, con tanto di plauso divertito da parte dei colleghi politicamente affini all’autrice.

Risulta difficile capire quale fecalità comporti un’esistenza ispirata a valori leciti e liberamente scelti. Dove sta la merda se un tizio è contento di andare a messa perché crede nella felicità eterna? E che c’è di tanto escrementale in chi gode nell’applaudire Mattarella e intonare Fratelli d’Italia? Riguardo al terzo elemento istituzionale coinvolto, la famiglia, si potrebbe tranquillamente affermare che la grande maggioranza delle persone vive in sua funzione. Non sarà forse così per la Cirinnà (buon per lei se si sente vocata verso obiettivi più stimolanti), ma francamente si stenta a capire cosa freghi a lei degli appagamenti esistenziali altrui.

Un’ultima - scomoda - considerazione. Se qualcuno se ne uscisse con un cartello di siffatta eleganza, però riferito al modello di vita di altre categorie sociali, che so, i gay per esempio... che succederebbe? Cirinnà e i suoi sodali plauderebbero forse al sottile e irresistibile humor o piuttosto condannerebbero la becera provocazione? La risposta è scontata e la morale pure: la scena politica offre parecchi spettacoli sconsolanti, sui cui allestimenti nessuna parte politica detiene l’esclusiva.

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