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QT n. 12, dicembre 2018 Servizi

Translagorai: una parziale retromarcia

La SAT rivede la sua posizione, ma troppe questioni rimangono ancora senza risposta

Una parziale retromarcia. Importante comunque, ma arrivata in ritardo, e incompleta. Dopo l’assemblea di SAT dell’8 novembre dove il progetto Translagorai è stato criticato da decine di interventi (soci delle sottosezioni SAT), il Consiglio direttivo ha preso le distanze da alcune indicazioni presenti nell’accordo di programma con la Provincia. Nel concreto sono tre i punti che l’associazione vorrebbe rivisti e ridiscussi nel Tavolo tecnico (sempre comunque circoscritto alla Provincia, proprietari degli edifici, SAT).

Il punto più incandescente è Malga Lagorai. Nel protocollo d’intesa si parlava di “potenziamento di alcuni punti di appoggio che riutilizzino le strutture esistenti”- e nell’accordo di programma la frase si trasforma in “allestimento di alcune strutture ricettive in quota, per lo più gestite”. A detta di SAT nel primo documento si intendeva la trasformazione del decadente edificio in piccolo rifugio alpino. Nel secondo l’obiettivo diventa una attività di ristorazione più terrazza di collegamento fra i due edifici. Ora SAT lo individua come un bivacco attrezzato e custodito (per l’eventuale pastore-malgaro) con cucina e servizi igienici. Ma la lettura completa del protocollo sottoscritto da SAT era chiaro: “La malga si presterebbe ad una ristrutturazione destinata al pernottamento e alla ristorazione degli escursionisti. La sua riqualificazione potrebbe essere indirizzata alla realizzazione di un classico piccolo rifugio alpino oppure verso una azienda agrituristica che offra possibilità di pernottamento”.

Il secondo passaggio riguarda le telecomunicazioni. Trentino Network era pronta a installare sulle vette (o in punti strategici) una serie di piloni che permettessero le comunicazioni fra cellulari su tutto il percorso (si adducono motivi di sicurezza). Ora SAT invita a servire solo i punti di appoggio, di sosta. Infatti nell’escursionismo una vasta platea di frequentatori chiede una minore dipendenza dell’accessibilità ai soccorsi causa il diffondersi dei cellulari: gli abusi sono ormai quotidiani.

Il terzo tema riguarda una riflessione sulla devastazione delle foreste di Fiemme e della Valsugana dopo l’uragano del 28-29 ottobre. I sentieri non sono solo impercorribili per le migliaia di piante che ostacolano i percorsi, ma anche per i franamenti in zone delicate. Dopo un simile evento, prima di parlare di Translagorai, è prioritario recuperare il patrimonio boschivo atterrato e poi ridefinire, anche riprogettare, chilometri di sentieri e di viabilità forestale.

I sostenitori del gruppo Facebook “Giù le mani dal Lagorai” hanno accolto con soddisfazione questo passo. Ma nei commenti si coglie, accanto all’ironia verso SAT, anche delusione. Alcuni si attendevano una dissociazione molto più netta, oltre a un confronto più serio (due minuti di intervento a persona è come impedire ogni spiegazione). Al di là di malga Lagorai sembra che SAT non abbia riflettuto granché sulla somma degli effetti di determinate trasformazioni delle malghe in luoghi di ristoro e pernottamento: l’insostenibilità economica degli interventi decisi, se realizzati, porterà anche in tempi brevi a deroghe non solo urbanistiche sugli edifici ma anche nella viabilità di accesso ai punti di ristoro e pernottamento.

Chi ha ironizzato verso l’apertura di SAT e dell’assemblea pubblica giunta con ritardo, non poteva cancellare gli appellativi che dirigenti SAT o l’assessore all’ambiente uscente Gilmozzi hanno usato nei confronti dei contrari al progetto: aggressivi, violenti, estremisti, biliosi leoni da tastiera (SAT), volgari, insensati, quattro scalmanati, gestione elettoralistica del tema. E specialmente non era possibile dimenticare la fermezza di SAT nel documento dell’11 ottobre: “Non si può accettare la fase del dopo, strutturata sulla contrarietà, ci siamo messi in gioco, il progetto non mette in pericolo niente”.

A quanto pare le argomentazioni del mondo del dopo non erano poi così banali. E se si è potuto discutere solo dopo è perché prima non si è svolta una operazione ascolto seria; va ricordato che l’ideazione del progetto risale al 2016, dopo che alcuni progetti di ristrutturazione di malghe della Magnifica Comunità non avevano ottenuto finanziamento dalla Provincia. Infatti solo da settembre gli oppositori erano venuti in possesso delle prime bozze di progetto e richieste di finanziamento delle malghe da ristrutturare. E a giugno 2018 alcuni di tali progetti erano già arrivati a conclusione del procedimento burocratico. Una situazione impossibile da controllare e gestire non solo per i volontari delle associazioni ambientaliste, ma anche per gli stessi dirigenti SAT, che avrebbero dovuto fare la spola elemosinando informazioni da un comune all’altro, fino negli uffici della Magnifica, tradizionalmente poco propensi alla trasparenza, specialmente in presenza di soggetti che si permettono spirito critico.

Malga Valsolero (altro punto critico, nemmeno preso in considerazione da SAT) aveva già ottenuto la trasformazione urbanistica da struttura agricola in ricettiva. Eppure SAT solo un mese prima affermava con fermezza che sarebbero stati presenti al Tavolo tecnico per entrare nel merito della fase realizzativa del progetto. Ma il tavolo tecnico è rimasto sulla carta, come era ovvio avvenisse conoscendo l’assessore uscente e il suo modo di interpretare la partecipazione. Quanto a Valsolero, come affermato nel corso dell’assemblea dell’8 novembre da parte di SAT, si è venuti a sapere che era stata inserita di forza dal Comune di Telve, col parere contrario di SAT. A soli 3 chilometri di auto c’è Malga Valtrighetta, ristrutturata e chiusa da anni perché la sua gestione è economicamente insostenibile. In area Passo Manghen ci si troverebbe con ben 5 punti ristoro. Non hanno quindi senso i richiami di SAT sull’evidente reale problema del Manghen, il traffico eccessivo, la pericolosità della strada, un eccesso di antropizzazione, quando si interviene con un’ulteriore infrastrutturazione. Con una tappa del Giro d’Italia (2019). Come conseguenza delle decisioni irreversibili già in atto è in corso il potenziamento dell’elettrificazione dell’area, appunto per poter servire Malga Valsolero ristrutturata.

Qualcosa va sottolineato anche su alcuni commentatori esterni del progetto, sempre pronti all’inchino verso la Provincia. O su un quotidiano (il Trentino), che ha attaccato la credibilità delle associazioni ambientaliste esprimendo giudizi senza verificare con gli interessati la veridicità di alcune affermazioni o percorsi istituzionali raccolti negli uffici provinciali. Un percorso costruito in una solida gabbia: Provincia, servizi provinciali, enti locali proprietari, SAT. A loro dire l’opposizione integralista al progetto nega ogni possibilità di sviluppo della montagna; qualcuno si è azzardato a paragonare il progetto al modello Alto Adige.

Non è che tutto quanto faccia l’Alto Adige in materia turistica sia virtuoso, basta leggersi il libro di Paolo Martini, “Bambole di pietra”, per constatare la mistificazione e omologazione culturale presente in una certa promozione turistica. Ma la differenza sostanziale del sistema malga altoatesino da quello della Translagorai è altro. Le malghe altoatesine sono per lo più private, legate alla cultura del maso chiuso e hanno potuto integrare la malga tradizionale con la ristorazione e produzione di prodotti locali. La malga trentina (e del Lagorai) è di proprietà pubblica, o comunale o della Magnifica. E, cosa di non poco conto, le nostre malghe, causa un’incomprensibile legislazione punitiva, non possono più produrre e quindi vendere prodotti specifici, caseari o altro. I soloni della purezza del mondo delle malghe dovrebbero affrontare questo tema invece di demolire quel poco che rimane della sensibilità ambientalista in Trentino. Anche perché la maggioranza delle malghe di montagna trentine ormai utilizzano i pascoli, demolendoli nella loro biodiversità e il bestiame in quota da latte viene ovunque alimentato con un incredibile apporto di mangimi.

Ma nonostante i limiti descritti, la presa di posizione di SAT non è trascurabile. Lo dimostra la reazione dell’assessore uscente, che a fatica si è trattenuto sui quotidiani. Comprende le pressioni ricadute su SAT “da soggetti, che, sulla base di supposizioni false e prive di qualunque fondamento, con un uso sensazionalistico ed esclusivo dei social, hanno costruito una opposizione ideologica al progetto”, ma si augura che non sia l’inizio di una strategia di uscita dal percorso.

Ci sono poi altri passaggi strategici ai quali l’assessore si è guardato dal rispondere. Su quali basi è possibile utilizzare denaro pubblico (80% della spesa) in riqualificazione di malghe attingendo a capitoli di bilancio indirizzati alla lotta ai cambiamenti climatici (Fondo per la promozione dello sviluppo e per la lotta ai cambiamenti climatici – L.P. 17.09.2013, n° 19)? Sul tema è auspicabile un interessamento diretto della Corte dei Conti.

Si parla di processo partecipativo nell’ambito del progetto Life+T.E.N (Trentino Ecological Network). Ma esso ha interessato solo Provincia e SAT, altri soggetti sono stati coinvolti solo a processo decisionale definito.

Come farà SAT a controllare la sostenibilità ambientale e le necessarie deroghe urbanistiche di ogni progetto e la sostenibilità economica dell’insieme, vista l’assenza di ogni valutazione economica e sociale oggettiva sull’accordo di programma?

Perché non sono state valutate e quindi ridiscusse anche altre evidenti criticità - malga Valsolero, malga Conseria, rifugio Cauriol - nonostante gli evidenti problemi presenti in questi interventi, specie nel settore dei servizi?

Non una parola è stata spesa nel valutare le tante osservazioni emerse in due mesi di confronto sui social. osservazioni pertinenti, per nulla offensive dei diversi ruoli, pubblicate anche da documenti di associazioni ambientaliste sempre vicine a SAT, come Italia Nostra, Mountain Wilderness, LIPU, o WWF. Possibile che tutto questo mondo sia costituito da esagitati estremisti?

Tutto il percorso istituzionale è partito male e ha contribuito a costruire il conflitto del dopo. Una scelta non casuale: l’assessore doveva servire su un piatto dorato l’ultimo regalo alla sua valle. L’obiettivo dei comuni e della Magnifica non aveva nulla a che fare col sistema virtuoso della pastorizia e dell’allevamento. Si trattava solo di avviare in Lagorai una penetrazione turistica che in breve avrebbe omologato anche questo territorio all’offerta del Trentino: un turismo di massa. Come del resto era già stato tentato in passato nel Tesino col Progetto baite della scorsa legislatura e come oggi viene sostenuto in Primiero col sostegno al progetto sciistico della locale comunità e con la “fondovia” san Martino di Castrozza-lago di Calaita.