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Le Concert des Nations alla Filarmonica di Trento

Telemann, così come doveva essere

Jordi Savall

Le Concert des Nations è stato fondato nel 1989 da Jordie Savall, una delle figure di maggiore spicco da decenni nel panorama del recupero e dell’esecuzione della musica dell’area del Mediterraneo, attraverso un repertorio che va dall’età antica fino all’età romantica, passando dalla Spagna ai paesi arabi fino all’America Latina.

Savall si forma come violoncellista presso il Conservatorio di Barcellona e si specializza poi in viola da gamba e musica antica prima da autodidatta e poi presso la Schola Cantorum Basiliensis, a Basilea; l’instancabile passione verso la riscoperta e la divulgazione di musiche antiche dimenticate (con più di 140 concerti e 6 incisioni l’anno) lo ha portato, tra gli anni Settanta e Ottanta, alla fondazione di tre diversi ensemble, ciascuno dedito allo studio e all’esecuzione di specifici repertori di aree ed epoche diverse. Tra essi, appunto, Le Concert des Nations, dedito alla rigorosa interpretazione filologica, con strumenti d’epoca, del repertorio dei grandi musicisti europei dall’età barocca fino al Romanticismo.

Georg Philipp Telemann

Nel cartellone della Filarmonica di Trento un concerto monografico, abbastanza desueto, dedicato esclusivamente alla musica di Georg Philipp Telemann, certo autore non sconosciuto ai più, uno tra i più illustri rappresentanti del barocco tedesco, molto apprezzato dai suoi contemporanei (a differenza del coevo Bach). Autore estremamente prolifico, fa dell’espressione degli affetti (è uno dei primi ad utilizzare frequentemente le indicazioni agogiche in partitura) e di una concezione “democratica” della musica la sua cifra stilistica più marcata, dove per “democratica” intendiamo una musica borghese e laica, ad uso di tutti e quindi anche adattabile ad organici diversi, lontana dalle cerimonie e dalle celebrazioni, d’intrattenimento, eseguita anche nei giardini e nei locali pubblici.

Non per questo si tratta di musica tecnicamente semplice, tutt’altro, sovente presenta notevoli complessità tecniche, soprattutto sugli strumenti d’epoca, ma in particolare nella musica da camera di Telemann il virtuosismo non resta mai fine a se stesso; sembra invece ricercare più la soluzione timbrica, il colore strumentale, attraverso un trattamento melodico d’elegante nitore.

Le Concert des Nations ci restituisce l’immagine sonora di una musica bon ton, con un suono d’assieme dove spicca il colore più presente e definito degli archi, talvolta a sovrastare la morbidezza dei traversieri, rigorosamente e filologicamente di legno, che nel Concerto in La m per due flauti, archi e basso continuo quasi non sembrano essere i solisti, spesso sovrastanti da degli archi un po’irruenti. Resta comunque il carattere fascinoso di un programma eseguito in maniera impeccabile dal punto di vista filologico, senza esasperati ed esasperanti manierismi e con strumenti originali come quello in cartellone, per quanto ci pare sia forse mancata una certa cura nell’equilibrio delle masse sonore e dei timbri strumentali.

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