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QT n. 9, settembre 2016 Trentagiorni

Il feto immaginario

La foga del “dagli all’immigrato” ha superato i livelli di guardia ormai da tempo. Pubblicare un trafiletto su una malefatta che riguarda direttamente uno straniero, piccola o grande che sia, regala senza troppo sforzo un feedback enorme al giornalista: centinaia di commenti a base di “l’Italia agli Italiani”, “lasciateli in acqua” e amenità varie inevitabilmente viralizzano la notizia e la rendono di interesse primario.

Vista la piega che ha preso la comunicazione web, la cosa ormai (purtroppo) può essere considerata fisiologica, ma quantomeno ci deve essere una condizione: che la notizia sia vera.

Il 4 settembre il sito “La Voce del Trentino”, diretto da Claudio Taverna, un quotidiano online noto per una certa avversione nei confronti degli immigrati, ha raccontato che nella zona di Trento Nord, quello stesso giorno verso le 17, una signora ha ritrovato un sacchetto contenente un feto umano già morto in un cassonetto dell’immondizia. Ovviamente la notizia è condita da particolari drammatici: il malessere della signora, il dramma del sacchetto insanguinato, e nefandezze varie. Ovviamente l’articolista si premura di specificare che “la zona del ritrovamento è popolata ad alta densità da persone straniere, molte delle quali dedite alla prostituzione”. La tecnica è banale: ti racconto un fatto, te ne metto vicino un altro. Io non li collego, ci penserai tu, lettore.

La notizia prosegue raccontando che “le forze dell’ordine [i carabinieri NdR] confermano che nel sacchetto di nylon c’era purtroppo un neonato morto“.

Peccato che ai carabinieri, da noi interpellati, non risulta alcunché del genere. Per scrupolo abbiamo poi chiesto anche ai Vigili Urbani, che non hanno ricevuto segnalazioni di sorta, così come i Vigili del Fuoco.

Domanda: è più probabile che ci siano dei poteri occulti che nascondono la verità, oppure che la Voce del Trentino di fronte a una chiacchiera d’effetto, abbia pensato di non svolgere alcuna elementare verifica?