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QT n. 12, dicembre 2014 Monitor: Libri

Una storia bella

Vita nonesa dalla guerra al boom economico. Carla Casetti Bregantini. Trento, Fronteretro, 2014, pp. 255, € 14.

Carla Casetti è stata negli anni Ottanta una consigliera comunale verde a Trento, poi si è ritirata in una vecchia casa di Zambana vecchia, e si è ri-sposata. In “Una storia bella” ha raccolto le memorie di infanzia e giovinezza del marito, noneso di Denno, e le ha elaborate - con un io-narrante maschile - in quello che sul frontespizio viene definito “romanzo”. Un testo insomma che sta fra memoria e letteratura, ma che ha un suo interesse soprattutto per la tranche de vie che presenta, collocata cronologicamente fra gli anni della guerra (il protagonista viene al mondo nel 1929) ed il 1960, e socialmente nello strato di quei “nuovi” artigiani che emergono economicamente grazie al boom economico. Anzi, Livio è proprio uno di quei personaggi che il boom lo hanno forgiato con le loro mani e con il loro fiuto: proveniente, come tutti, dal mondo contadino, è uno di quei meccanici su cui si è poggiata la motorizzazione.

Da un testo più asetticamente memoriale, o da qualche intervista “tecnica”, probabilmente ci verrebbe fuori un’immagine più concentrata sugli aspetti economico-sociali. Qui invece, in questo testo di memorie rielaborate dalla moglie, nato evidentemente da un lungo confronto maschile/femminile, ci esce una immagine a tutto tondo: non solo le esperienze lavorative, la vocazione per la meccanica e la motorizzazione, ma anche altro: la dimensione soggettiva con le fantasie, la vita emotiva, ed insomma tutto uno sguardo sul mondo, l’epoca del boom vista dall’interno, a tutto tondo. Addirittura l’educazione sentimentale ed i primi approcci sessuali!

Il lettore di oggi ci trova un mondo perduto, che non è tanto quello rurale della famiglia (il Trentino è pieno di memorie contadine), ma quello di anni in cui l’Italia usciva prepotentemente dal sottosviluppo ed entrava fra i grandi paesi industrializzati, offrendo a chi - come Livio - aveva testa e voglia di farsi sotto, un universo di opportunità che un giovane d’oggi si può solo sognare, come quando nel 1948 trova il lavoro che voleva, da meccanico, solo passando davanti ad una officina e chiedendo se hanno bisogno di un aiutante, sentendosi rispondere “Eccome no”, o come quando, negli anni Cinquanta, l’io narrante riflette: “Forse ha ragione mia madre quando dice che sono ‘gòso’, o mio fratello Paolo quando mi dà dell’esaltato che tutto vuole arraffare. D’altronde sono fatto così, perché adagiarsi quando l’abbondanza ti salta addosso, perché dormire quando si può stare svegli e godere ogni giorno dei propri risultati”.

Dietro questa gòseria c’erano ovviamente secoli di fatica e miseria contadina, ma davanti c’era pronta per essere finalmente afferrata la modernità, l’abbondanza, e con queste lo sviluppo del paese. Quello che manca ora; e leggersi testi del genere può servire anche a chiedersi che cosa è - proprio - che manca.

L’ultima parte del libro è invece un ritratto del presente, scritto con l’io narrante dell’autrice, femminile quindi. La “storia bella” vista dall’esterno, dall’incontro con il percorso d’altro tipo - urbano - della attuale moglie.

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