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QT n. 10, ottobre 2014 Trentagiorni

Il feudo di Olivi

3,3 sono i milioni che la PAT, attraverso Trentino Sviluppo, versa per salvare la Carosello Ski di Folgaria. “Senza il nostro intervento l’avvio della stagione sciistica sarebbe stato a rischio” ha spiegato il presidente Ugo Rossi, non c’erano neanche i soldi per pagare l’energia elettrica, e senza impianti funzionanti anche alberghi, ristoranti, negozi, potevano fare a meno di aprire.

Ma, di grazia, come si è giunti a questo punto? Come è stato possibile?

Ricordiamo che solo 19 giorni prima, in un’interrogazione il consigliere provinciale Luca Zeni (Pd) chiedeva allarmato lumi sullo stato dei conti e prospettive della società impiantista. L’assessore competente (?) Michele Dallapiccola (sì, quello di Daniza o delle motoslitte) rispondeva da una parte sciorinando conti impressionanti, dall’altra assicurando che “la Giunta sta elaborando un piano triennale da consegnare a Trentino Sviluppo per quanto riguarda i rilancio”.

I conti, in soldoni, erano debiti per 25,8 milioni, cifra già di per sé pesante, ma soprattutto a fronte di un fatturato di 4 milioni! Cioè se in un anno fatturi solo 4 milioni, da cui dovrai togliere tutte le spese, gli stipendi ecc, come potrai mai far fronte a un onere con banche e fornitori di 25 milioni? Ai debiti della capogruppo Carosello andrebbero poi sommati (cosa che Dallapiccola si è ben guardato dal fare) quelli delle consociate; ma anche così è evidente che si è in condizioni fallimentari, la società manca delle basi minime su cui potersi reggere! E Dallapiccola che propone? Un “piano triennale” naturalmente per il “rilancio”: e 19 giorni dopo si accorge che tagliano i fili e allora interviene con tre milioni. E in Giunta l’intervento viene proposto - come consuetudine con Rossi - all’ultimo minuto, mettendo gli assessori di fronte al ricatto, o approvate, o Folgaria salta per aria.

È d’altronde evidente che la cifra immessa è solo un pannicello caldo, serviranno altri soldi, molti di più. Lo esplicita lo stesso Rossi “Chiediamo agli azionisti e al sistema bancario di fare la loro parte. Se ciò non avverrà, saremo costretti a prendere decisioni che non vorremmo prendere”. Insomma, siamo all’ultima spiaggia. Anche perché, all’interno del sistema bancario che deve fare la propria parte - cioè rinunciare ai crediti - c’è innanzitutto la Cassa Rurale di Folgaria, che proprio con i finanziamenti alla Carosello Ski ha messo a soqquadro i propri bilanci, al punto da essere ora commissariata dalla Banca d’Italia.

E come mai ci si è ridotti all’ultimo minuto? Perché se è vero che 20 giorni prima Dallapiccola se la prendeva calma rispondendo a Zeni, è altrettanto vero che la stagione, e i conti, si sono chiusi ad aprile, ed il disastro era evidente già da allora. E nessuno si è mosso.

Anzi, ci si è mossi in senso opposto: proprio ad aprile la Carosello Ski aveva chiesto alla Giunta provinciale altri 20 milioni di finanziamento per l’ennesimo collegamento, ancor più arrischiato degli altri: un nuovo impianto che avrebbe dovuto permettere ai turisti di partire sci ai piedi dal centro di Folgaria. Al di là di ogni considerazione paesaggistica, un autentico lusso, un fiore all’occhiello per una società con i conti floridi, un controsenso invece per una in situazione prefallimentare.

Ma proprio quest’ultima follia illumina meglio la dinamica che ha portato la società alla rovina. Una società che in questi anni si è lanciata in tutta una serie di investimenti in sempre nuovi impianti e collegamenti evidentemente insostenibili, non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche aziendale (tra i tanti serivizi che abbiamo dedicato al tema, basti questo titolo, su QT n° 10 del 17 maggio 2008: “Folgaria-Lastebasse, un progetto insostenibile” con sottotitolo “A parte ogni considerazione ambientale, gli impianti previsti rappresentano un’assurdità dal punto di vista economico.”) E così, di follia in follia, sempre peraltro supportate da mamma Provincia, la società si è avviata al dissesto.

La cosa non meravigli. Questo è possibile, anzi è la deriva logica, quando un’impresa non punta alla correttezza economica, ma all’appoggio politico. E il grande sponsor politico di Folgaria è stato in questi anni, Alessandro Olivi, pezzo grosso del Pd, che da sindaco di Folgaria è diventato assessore provinciale alle attività produttive e vicepresidente. È la solita storia, che abbiamo visto alla LaVis e altrove: l’azienda protetta dal politico se ne frega dell’economia, ma alla lunga i conti non tornano più.

E allora sono guai per tutti.