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Dieci milioni buttati dalla finestra

Le assurde “grandi opere” previste a Bolzano. E la Procura indaga.

L’area di Bolzano al centro della vicenda

Il Comune di Bolzano ha così pochi soldi che il sindaco ha minacciato le dimissioni se la Provincia non interviene. Al “tavolo” con il presidente della giunta provinciale, che sostituisce la normale dialettica democratica, vengono richiesti finanziamenti di grandi opere, per “mettere in moto la città”, come sostiene il giornale d’appoggio. E intanto si tagliano i servizi. Ma perché il presidente della Provincia Kompatscher dovrebbe intervenire, quando la città spreca i propri soldi?

Con una decisione poco trasparente si spenderanno 9 milioni e 800 mila euro per un terreno, invece di utilizzarne un altro già di proprietà provinciale. L’IPES (Istituto per l’Edilizia Sociale) farà una gara da 24 milioni, non potrà usare il terreno di sua proprietà perché l’unico terreno che ha formalmente le carte in regola è quello da sempre bocciato dalle commissioni tecniche di Comune e Provincia.

Una storia bruttissima è emersa dall’esposto del consigliere comunale, Alberto Filippi (M5S), che come in altre occasioni non ha ricevuto risposta ai forti dubbi maturati di fronte alla strana scelta dell’amministrazione comunale (vedi il blog: bolzanobella.it). Diversi consiglieri comunali confermano la mancanza di trasparenza dell’operazione, mentre la Procura indaga su ipotesi di abuso in atti d’ufficio e istigazione alla corruzione.

Nella nuova zona di espansione a sud di via Resia, sbloccata da Durnwalder 25 anni fa per dare fiato alla città, sono stati costruiti due nuovi quartieri, Firmian e Casanova, presentati a suo tempo come il non plus ultra, ma che in realtà sono piuttosto squallidi e scarsi di servizi. Chi può non ci va o se ne va. Alcuni cantieri sono fermi a metà da anni, perché i costruttori aspettano tempi migliori, perché il Comune lo permette, qui come altrove, e perché nel capoluogo vi sono - secondo una stima prudente - almeno 2500 alloggi vuoti. 5.341 nuove abitazioni sono state costruite a Bolzano in dieci anni, quasi il 10 % dell’esistente, cui si aggiungono uffici, capannoni, parcheggi e garage, molti dei quali inutilizzati e che chiedono già il cambio di destinazione d’uso. Il Comune però vuole continuare a costruire. Per giustificare un nuovo fabbisogno ha inventato quello del “ceto medio”, un concetto piuttosto incerto. Di queste realizzazioni incarica l’Istituto provinciale per le case sociali, che - impropriamente - realizza gli alloggi per i fortunati che non si dovranno rivolgere al mercato libero.

Il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli

Tra Firmian e Casanova si prevede una nuova realizzazione di circa 110 nuovi appartamenti, in parte sociali e in parte destinati al cosiddetto “ceto medio”. Proprio lì, 13 anni fa, l’IPES aveva comperato un terreno per 1 milione e 600 mila euro, avendo avuto le necessarie assicurazioni scritte che il Comune e la Provincia ne avrebbero modificato la destinazione d’uso da agricolo a edificabile. Il cambio di destinazione, tuttavia, a distanza di 13 anni, non è ancora avvenuto.

Accanto a questo terreno ve ne sono altri papabili, che necessitano della modifica della destinazione d’uso. Uno in particolare, Mair-Defranceschi, di proprietà dei costruttori Dalle Nogare, era stato bocciato dalla Commissione urbanistica provinciale, bocciatura confermata dal Tar e dal Consiglio di Stato nel marzo 2013, con la motivazione che il terreno era sotto vincolo paesaggistico, che sarebbe stato troppo costoso urbanizzare la zona e che comunque a poca distanza c’era un’area già di proprietà dell’IPES.

Pochi mesi più tardi, improvvisamente, nel giro di pochi giorni ogni obiezione viene superata. Il 9 dicembre 2013 la Commissione urbanistica comunale respinge ancora la trasformazione da verde agricolo a edificabile. Esattamente tre giorni dopo, il 12 dicembre, il Consiglio comunale, su proposta dell’assessora all’Urbanistica, con un voto trasversale in cui sei consiglieri d’opposizione surrogano i voti contrari della maggioranza, ribalta il giudizio della commissione e approva anche un emendamento che rimuove il vincolo del particolare pregio paesaggistico. Subito arriva il parere positivo della commissione urbanistica provinciale.

Il 5 maggio prossimo l’Ipes dovrà decidere sull’unica offerta rimasta in gara, cioè il terreno Mair-DeFranceschi, proprietà dei costruttori Dalle Nogare, indagati sulla base dell’esposto di Filippi. La Procura ha già interrogato i consiglieri di opposizione che, dopo essere stati ripetutamente contattati dai costruttori, hanno cambiato il loro voto. Il presidente dell’IPES dovrà correre il rischio di essere denunciato alla Corte dei Conti per un danno erariale di 12 milioni.

Gli abitanti del quartiere hanno raccolto 300 firme per contestare l’edificazione delle nuove costruzioni. Oltre alle dichiarazioni dell’Ipes che ha chiarito che non c’è bisogno di nuovi alloggi, loro conoscono i numerosi appartamenti liberi sia Ipes che privati, che esistono in tutti i palazzi nuovi. Inoltre, secondo i progetti, le auto dei nuovi abitanti uscirebbero su via Resia dallo stretto Passaggio della Memoria, che da un lato è delimitata dai resti, oggi monumentalizzati, del muro del Lager nazista, dall’altro da un asilo nido. Meno di 4 metri, niente marciapiedi. Una decisione offensiva per la memoria storica da poco celebrata e pericolosa per la incolumità dei bambini e dei passanti. Il terreno gratuito avrebbe bisogno solo di pochi metri di esproprio, con cui allungare una strada adeguata, già esistente.

L’assessora comunale all’Urbanistica Maria Chiara Pasquali

L’assessora all’Urbanistica, che ha dichiarato addirittura di non conoscere le due sentenze che avevano bocciato il terreno ora prescelto, si arrampica sui vetri di un inesistente “fabbisogno”. Alla domanda se non ritenga inopportuno rivolgersi alla capodipartimento dell’edilizia abitativa provinciale per fare passare il cambio di destinazione, visto che la dirigente ha un rapporto di amicizia con il costruttore, ha risposto: se dovessi guardare a tutti i rapporti di conoscenze, amicizie, lavoro, qui non si farebbe più nulla. Una risposta che dice molte cose.

Il parere del popolo non ha mai fermato la speculazione a Bolzano. Il cambiamento che ha rinnovato la dirigenza Svp a livello provinciale, tanto da provocare una reazione accesa contro la nuova giunta, non ha fatto breccia nel municipio del capoluogo, in cui la fanno da padroni sempre i soliti sostenitori della densificazione-espansione. Lo dice il cantiere aperto da decenni a piazza Adriano, i garage in costruzione sotto l’argine del Talvera, i parcheggi da 99 anni, vicini ad altri vuoti, in cui si regala il terreno ai privati, per permettere a chi non abita in città di parcheggiarvi comodamente e contribuire al folle traffico che regna incontrastato nelle poche vie d’accesso.

Chissà se la Giustizia riuscirà a fare luce su questo episodio e a chiarire se le scelte in materia urbanistica del Comune sono davvero fatte nell’interesse della cittadinanza, che per ora ne dubita. Al di là delle eventuali responsabilità penali, rimane tuttavia una scelta ingarbugliata, che come tante altre dell’urbanistica cittadina lascia l’amaro in bocca sulle reali intenzioni degli amministratori comunali. Dieci milioni buttati dalla finestra per opere inutili e per non aver confermato la scelta già fatta in passato sono molti. Se Bolzano continua con gli sprechi, il suo sindaco perde il diritto di lamentarsi con Kompatscher per i tagli al bilancio.

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