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QT n. 5, maggio 2014 Trentagiorni

Stamina, ultimo atto

Nell’articolo “Cure miracolose e campagne stampa”, uscito su QT a maggio del 2013, avevamo trattato il caso Stamina catalogandolo come “disumano”, andando forse un po’ più pesanti di un giudice del lavoro di Torino, che lo ha definito solo “un caso lampante di cialtroneria”.

Davide Vannoni

Ora finalmente siamo giunti al capolinea o quasi. Il 23 aprile la procura di Torino ha infatti chiuso l’inchiesta sul “Metodo Stamina” presentando un atto di accusa per associazione a delinquere, truffa, abuso d’ufficio e altro a carico di 20 indagati. Tra questi, oltre a medici, neurologi e biologi, ci sono: Davide Vannoni, presidente della “Stamina Foundation”, accusato anche per diffamazione; il suo vice Marino Andolina, chirurgo ora in pensione; Gianfranco Merizzi, imprenditore e amministratore delegato dell’azienda farmaceutica Medestea con la quale Vanoni intendeva esportare il “metodo” all’estero; Ermanna Dorelli, direttore sanitario degli Spedali Civili di Brescia, e Carlo Tomino, responsabile dell’ufficio ricerche e sperimentazione dell’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco.

Fu proprio l’Aifa, nel maggio 2012, a chiudere i laboratori Stamina degli Spedali Civili di Brescia per la mancanza di autorizzazioni e rischi per la sicurezza dei pazienti, laboratori poi riaperti nell’agosto dello stesso anno per opera del tribunale di Venezia. E, come a Venezia, molti altri tribunali italiani (quasi 180 a detta degli avvocati di Vannoni) hanno accordato le cure con le cellule staminali trattate col metodo Stamina, fondando i loro giudizi sulle certificazioni di medici che si è scoperto poi essere “privi di una effettiva conoscenza della terapia”.

C’è anche chi, tra questi, si è “vergognato per aver contribuito a convincere tribunali giudicanti sulla necessità di autorizzare la terapia del nulla”.

In questo modo, dal settembre 2011 fino al 2 aprile di quest’anno, ben 101 pazienti sono stati sottoposti alla “cura” in assenza “di qualsivoglia pubblicazione scientifica atta ad identificare le caratteristiche del metodo” e “senza eseguire o far eseguire i test necessari prima dell’impiego del prodotto sull’uomo, così indebitamente trasformato in cavia”.

Sul piano economico, va ricordato il processo già in corso a carico di Vannoni per tentata truffa alla Regione Piemonte per aver cercato di ottenere un finanziamento di mezzo milione per una sua onlus senza aver i titoli per ottenerlo.

Tutto ciò oltre alle spese per l’infusione delle cellule staminali e per la loro conservazione, in modo da poterle riutilizzare in futuro (costo di quest’ultima operazione: circa 10.000 euro).

Su esempio di illustri predecessori, infine, non sembra far molto scalpore la notizia che Vannoni è pronto a candidarsi alle europee col movimento “Io Cambio-Maie”.

Il “purgatorio della politica” per gli indagati in Italia sembra essere ancora la via più accreditata per far scivolar via le accuse nell’indifferenza pubblica più allarmante.

Alla fine rimangono quelle persone che hanno creduto e magari credono ancora alla cura; con loro, però, rimane anche l’illusione tradita di una speranza colpevolmentevenduta senza una base scientifica.

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