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QT n. 3, marzo 2014 Monitor: Arte

Paesaggi lontani e meravigliosi

Viaggiare con gli occhi

Bichebois, Veduta d’insieme del Cremlino, 1840-50 (Mosca, Museo Puskin)

Prima dell’avvento della fotografia, e fino a quando questa non divenne centrale nell’editoria, l’immaginario visivo delle masse era veicolato dalle stampe popolari. Accanto a iconografie religiose, o comunque moraleggianti, le vedute di città erano tra i soggetti più richiesti. Per chi non poteva viaggiare né leggere - la maggioranza della popolazione europea del tempo- queste stampe rappresentavano una via privilegiata verso il meraviglioso e l’esotico, oltre che l’unico mezzo per conoscere, tramite un surrogato grafico, paesaggi e città a loro ignoti.

La diffusione era affidata a intraprendenti commercianti ambulanti, come i famosi venditori di stampe del Tesino, che girovagavano per l’Europa, rifornendosi in stamperie come quella, assai celebre, dei Remondini a Bassano del Grappa.

Il loro successo era determinato da una parte dal basso costo, perlomeno per quanto riguarda gli esemplari meno elaborati, dall’altra dalla loro precisione ottica, dalla loro ricerca del pittoresco, nonché -per gli esemplari più costosi- dalla presenza del colore, steso a mano ad acquarello.

Già molto è stato detto, e anche esposto -a partire da “Stampe per via”, 1972- sul commercio ambulante ad opera dei tesini. La mostra (Castello del Buonconsiglio, fino al 4 maggio), organizzata in collaborazione col Museo Puškin di Mosca, getta luce su un venditore singolare e coraggioso, Giuseppe Daziaro, il quale, intuendo l’immaginario favoloso evocato dagli sterminati confini della Russia zarista, lì si trasferì alla fine degli anni ‘20 dell’Ottocento. Intercettando settori di mercato diversificati (il commercio ambulante in tutt’Europa, i facoltosi viaggiatori del Grand Tour, ma anche la nobiltà locale, zar compresi), Daziaro offrì una documentazione assolutamente unica del paese, come dimostrano le oltre cento litografie esposte.

Il successo fu rapido e gli permise di aprire tre rinomati negozi: a Mosca, a San Pietroburgo e a Parigi, dove le vedute venivano stampate (attorno al 1840 egli divenne infatti anche editore). I negozi, collocati nelle vie più centrali delle grandi città, come documentato da alcune fotografie presentavano in vetrina decine di stampe: strategia ideata per attrarre i passanti, che venivano invogliati ad entrare anche dalla possibilità di visitare il negozio “senza obbligo d’acquisto”. Oltre che sulle pareti, le stampe erano collocate anche in piano, adagiate sui banconi e affiancate da lenti che permettevano ai potenziali acquirenti di apprezzarne i dettagli; una modalità, questa, che il percorso espositivo tenta di evocare.

Molti e celebri i clienti di Daziaro, da Theophile Gautier, a Tolstoj, che cita il negozio nel suo racconto “Giovinezza”; trattandosi di stampe, furono però le persone comuni a decretarne il successo internazionale. Accanto alle vedute di città a volo d’uccello, spesso dall’ampio orizzonte, le stampe di Daziaro prevedevano anche soggetti incentrati sulle persone, talvolta istruttivi e moraleggianti, ma perlopiù dedicati alle usanze popolari, dalle feste paesane ai lavori più umili, dai costumi tipici ai balli, fino a scenette vagamente umoristiche che ricordano per molti versi quelle coeve di Daumier e Gavarni pubblicate sui giornali satirici francesi. Un caso a parte sono poi i numerosi soggetti incentrati sui mezzi di trasporto, essenziali in un paese sterminato come la Russia. A questo tema, molto richiesto dalla popolazione locale, nel 1844 Daziaro dedicò un’intera serie, “Trasporti russi”, in cui la figura umana è spesso immersa, fino a perdersi, nella vastità del paesaggio sconfinato.

A oltre 150 anni di distanza dalla loro ideazione, queste stampe emanano ancor oggi un indubbio fascino connaturato alla loro qualità e freschezza, apprezzabile soprattutto negli esemplari acquerellati a mano. Passando dal campo estetico a quello iconografico, questi fogli si dimostrano essenziali per comprendere e precisare la storia dell’architettura russa, soprattutto urbana, proprio per via della loro precisione ottica intrisa di gusto per il dettaglio. Precisione e suggestione che non stupirono i regnanti dell’epoca, ma anche i turisti in cerca di esotici souvenir: quei “paesaggi lontani e meravigliosi” ai quali allude il titolo dell’esposizione e che incarnano la sete di conoscenza e di movimento -se non con il corpo almeno con la mente- dei viaggiatori dell’epoca.

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