Cacciatori e sensibilità ambientale
Da tempo parte dell’associazionismo ambientalista, anche in Italia, cerca, e in alcuni casi trova, collaborazioni e alleanze col mondo venatorio. Situazioni che si vanno ripetendo e che stanno modificando, almeno in parte, l’approccio della collettività verso un bene comune: la fauna selvatica. In Trentino una parte dei dirigenti dei cacciatori alimentano questo percorso: pensiamo ad “Ars Venandi” e al premio “Uomo Probo” che si tiene in valle d’Ambiez. Ultimamente abbiamo visto i cacciatori sostenere, assieme agli ambientalisti, l’avvio della rete delle riserve naturali in Provincia e intensificare collaborazioni, sostenendo la conservazione attiva del territorio con incentivi inseriti nel prossimo Piano di Sviluppo Rurale (2014-2020) grazie a bonifiche ambientali, al recupero di biodiversità e di paesaggi tipici delle alte quote.
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Tutto bene quindi? Sembra proprio di no. La base dei cacciatori non ci sta. Esemplari alcuni avvenimenti recenti che relegano ancora il cacciatore al misero ruolo della predazione. I cervi del Cansiglio sono numerosi? Si apra la caccia nella storica foresta demaniale. Gli orsi si comportano da orsi? E allora, nel bresciano come in Svizzera, vanno abbattuti, come pure tutti i predatori naturali che hanno l’ardire di porsi in concorrenza con l’uomo.
In valle di Ledro i cacciatori ora hanno un nuovo nemico: l’istituzione della riserva della biosfera dell’UNESCO. Senza aver compreso nulla degli obiettivi che si propone una riserva della biosfera (pensiamo all’Engadina, che solo grazie a questa iniziativa vede le presenze turistiche aumentare di quasi il 5% all’anno,) si parla di una riserva che imbalsamerà il territorio e limiterà l’esercizio della caccia.
Si affermano così le tendenze più retrive: prevale quella parte di cacciatori che si ritengono padroni di un territorio e rifiutano il confronto con chi chiede di comprenderne tutte la complessità. Eccoli allora protagonisti nella ennesima raccolta di firme, come sei anni fa contro i parchi locali del Baldo, poi del Cadria-Tenno. Oggi contro l’istituzione del territorio inteso come biosfera dell’UNESCO. La prima delle Alpi italiane. Ma guarda caso, al loro fianco stanno schierati i personaggi che volevano stravolgere Tremalzo con l’ennesima speculazione in alta quota.
A quanto pare, si deve aspettare ancora molto prima di vedere i cacciatori realmente consapevoli che la grande urgenza odierna sta nella conservazione della integrità dei territori liberi. Si tratta di posare l’arma dell’imposizione per aprirsi al confronto e provare a comprendere la semplicità, ma anche la grande opportunità economica che viene offerta al Trentino con la valorizzazione mondiale di un territorio ancora integro.