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REFERENDUM 1: Referendari: astio e inesattezze

Egregio Direttore, mi dispiace davvero leggere, sulle pagine del suo giornale, parole così dense di astio verso chi cerca, come peraltro fa lei attraverso molte inchieste lodevoli ed interessanti, di smuovere le acque assai torbide di un Trentino che vorremmo diverso. L’articolo a firma Baiguera-Cattani, nell’ultimo numero di QT, tratta del movimentismo locale ed inanella una serie di imprecisioni velenose su CORE trentino e su di me. Iniziando dalla collocazione del prefisso “ex”, prima del sostantivo consigliere. Sono attualmente consigliere comunale: casomai il mio essere ex riguarda l’appartenenza ad un partito, l’IdV, da cui sono uscita non con l’esodo dei topi che abbandonano la nave, ma quando lo stesso partito viaggiava su consensi elettorali a due cifre.

Caro Direttore, la passione per la politica non deve essere confusa con l’attaccamento a posizioni di potere, così come il buon giornalismo non dovrebbe essere confuso con le istanze rancorose di chi occupa le posizioni clientelari che ho combattuto da sempre, che il mio ex partito diceva di voler cancellare; almeno fino a quando è stato l’IdV che ho rappresentato con orgoglio.

Certo, CORE era consapevole di rischiare una improponibilità dei quesiti e un annullamento dello stesso referendum. Era già avvenuto in Friuli e i firmatari sono sempre stati avvertiti del rischio. Così come facilmente rintuzzabile è l’accusa (che non proviene da QT, ad onor del vero, ma da un consigliere provinciale del PD), di effettuare richieste referendarie al solo scopo di incassare i rimborsi previsti per legge. La legge regionale sui referendum prevede infatti il rimborso delle spese legate all’autenticazione delle firme. Rimborso che noi non avremmo voluto né potuto richiedere, perché, ampliando i confini della stessa legge, obsoleti e colpevolmente mai modificati, ci siamo serviti di autenticatori “a costo zero”, pur se rigorosamente autorizzati. Esposti anch’essi al rischio di essere cassati come ufficiali certificatori. CORE è stata un’operazione coraggiosa, con la temerarietà della passione e con la spontaneità che ai partiti (lo vediamo tutti) manca completamente. [...]

Che dire poi della consapevolezza, ben presente nello stesso partito che stipendia la sua articolista, della improponibilità del quesito referendario relativo alla legge elettorale? Gli uffici legislativi di IdV erano a conoscenza della consolidata giurisprudenza costituzionale che impediva l’accettazione della proposta referendaria per l’abrogazione del Porcellum. Eppure il partito (con l’apporto convinto della sua collaboratrice) ha raccolto un milione di firme. Con spese a carico della collettività. Mentre CORE trentino, totalmente autofinanziato, non ha utilizzato un centesimo di denaro pubblico.

Concludo con lo scoop relativo ai veti giudicariesi sulla lista di CORE. Potrebbe porre veti solo chi ha voluto e realizzato l’iniziativa. Un buon gruppo di giudicariesi ha dato un contributo importante alla raccolta, ma le promotrici siamo state, lo confessiamo, Simonetta ed io. E, da persone appassionate e lontane da tatticismi un po’ squallidi, ci ripromettiamo di decidere in che modo continuare a dare il nostro contributo al dibattito politico locale. Totalmente libere da veti, perché libere davvero.

Sarebbe stato interessante, caro Direttore, che il suo mensile così battagliero e coraggioso approfondisse le ragioni dell’impegno personale, nella difficile realtà egiziana, di una cittadina che ha contribuito con la sua associazione ad allontanare lo spettro dell’inceneritore dal Trentino; e si chiedesse, magari, perché tanta ostilità verso un rappresentante politico che paga di persona (e non solo economicamente, le assicuro) per le sue scelte di trasparenza. Per quel che mi riguarda, continuerò a credere e a sostenere le iniziative dal basso. [...]

Giovanna Giugni

REFERENDUM 2: Dall’Egitto, a proposito di referendum

Domani sarà nuovamente un giorno importante per quelli che la rivoluzione la vogliono e la devono fare, per evitare la dittatura e la sua deriva fondamentalista. Anche sabato sarà importante, ché i Fratelli Musulmani replicheranno ai laici-liberali. Abbiamo giusto saputo che, almeno, non dovrebbero venire in piazza Tahrir, ma manifestare altrove. Ci vuole un nulla che esploda la situazione. La tensione è alta, e ancorché paia tutto confinato qui vicino, fra Ramsees street e la piazza, martedì i cortei sono giunti in Tahrir da ogni parte della megalopoli (su egittando.blogspot.it quello passato davanti al sindacato degli avvocati, sotto la mia finestra). Il tema della Costituzione scotta come olio bollente: o si evita ora che passi una costituzione a misura dei Fratelli Musulmani, oppure cadiamo dalla padella alla brace. E in Italia sappiamo cosa vuol dire, avendo conosciuto gli attentati e attentatori della Costituzione. Ogni giorno prego che questo Paese e il suo popolo, fatto di buona gente, possa giungere a vivere e crescere in una democrazia reale. [...] Poi leggo quanto scrivono Baigueira e Cattani su QT nel merito delle realtà cosiddette referendarie con uno spazio dedicato a CORE TAA denso di inesattezze, illazioni, offese e piccinerie. Per chi, come me, ha messo gratuitamente al servizio della collettività trentina una fetta importante della propria vita, anche rischiandola, e che ora ha deciso di prendersi una pausa di riflessione prestando il proprio servizio come volontaria in una realtà completamente diversa, tutto ciò è davvero triste.

Pare che l’idea che si possa fare una lista civica faccia paura, ché altrimenti non avrebbe alcun senso quanto è stato scritto. Certo è che stante la situazione politica in Trentino e in Italia, entrare nell’agone politico è certamente un atto rivoluzionario paragonabile a quanto accade in Egitto.

Simonetta Gabrielli

REFERENDUM 3: Referendari: qualche precisazione

Ho letto su QT di novembre l’articolo relativo alla galassia dei comitati referendari e l’attenzione è stata richiamata dalla vicenda CORE TAA, nella quale gioco il ruolo di anticorpo assieme agli altri giudicariesi. Sarò grato alla redazione se vorrà ospitare la mia lettura della vicenda, assieme a qualche considerazione sul tema per cui ci siamo mossi.

Venuti a conoscenza dell’iniziativa referendaria, ci siamo messi in contatto con i proponenti, nella convinzione che l’iniziativa meritasse sostegno, consapevoli della diffusa insofferenza verso i contestati privilegi della politica, come anche della necessità che questa fondi la pratica sui principi della trasparenza e della sobrietà (nelle retribuzioni spettanti). Elementi assenti nelle condizioni dei nostri consiglieri regionali e decisamente contrastati dinanzi alla richiesta di introdurli. Era nota pure la norma di impedimento a svolgere referendum un anno prima delle elezioni (come precisamente riportato anche nell’articolo di QT), ma la raccolta delle firme si è conclusa a giugno e quindi cinque mesi prima della decorrenza dell’anno di impedimento. Era nota pure un’interpretazione che estendeva l’anno di impedimento a tutto l’anno solare precedente l’anno delle elezioni; interpretazione bizzarra ed impugnata. D’altra parte era nota, ad esempio, anche l’opposizione dell’A22 a consegnare l’elenco dei benefici e dei privilegiati; dovevamo rinunciare per questo ad esigere?

È vero che, a raccolta conclusa, ci siamo trovati a discutere sulle iniziative opportune a sostegno del lavoro fatto e che in questa fase si è presentata la scelta su come dare sbocco politico ai temi proposti agli elettori. Abbiamo concluso che sarebbe stata eventualmente una scelta personale. Ero l’unico giudicariese presente a queste valutazioni, non ho avuto la sensazione di interpretare un ruolo “epico” e credo che il merito e l’impegno di Giovanna Giugni e Simonetta Gabrielli siano state una risorsa per la buona politica ed un buon esempio da imitare per chi farà una scelta di impegno al servizio della comunità regionale.

Valter Berghi

* * *

In queste lettere Giovanna Giugni e Simonetta Gabrielli contestano, dell’articolo “Un nuovo protagonismo sociale?” su QT di novembre, il giudizio di una certa strumentalità nell’iniziativa anticasta del CO.RE, utilizzata, secondo l’articolista Elena Baiguera Beltrami, per la costruzione di una lista civica alle prossime provinciali; tentativo andato a vuoto per la reazione di parte dei promotori. Valter Berghi, proprio tra questi promotori contrari alla trasformazione in lista, fornisce qui una diversa lettura; Giugni e Gabrielli attaccano vivacemente l’articolo. Reazioni legittime, le interpretazioni sulle strumentalità e sui secondi fini sono a loro volta opinabili. Riportiamo quindi doverosamente queste pur aspre precisazioni. Ribadendo comunque un limite, quello dell’insulto: iscrivere Elena Beltrami tra “chi occupa posizioni clientelari” solo perché lavora presso un gruppo consigliare, non è una bella cosa. (e.p.)

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In altri numeri:
Un nuovo protagonismo sociale?

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