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Homeless naviganti

Il computer nella vita dei senzatetto. Da “Piazza Grande”, giornale di strada di Bologna.

Francesca Mezzadri, Leonardo Tancredi

Oggi una persona senza dimora che voglia cambiare vita radicalmente può sperare nella reincarnazione, in un più terreno gratta-e-vinci, oppure può crearsi una nuova identità con cui presentarsi nelle chat e nei social network. Gli angusti Internet point, le postazioni delle biblioteche pubbliche, ma anche i tavolini dei bar dotati di wi-fi sono spesso occupati da persone che approfittano non solo della connessione, ma anche di un luogo al coperto caldo d’inverno e fresco d’estate. Passano la notte in strada, in stazione o al dormitorio e di giorno chattano, mandano e-mail, aggiornano un blog o diventano personaggi immaginari nei giochi di ruolo in rete.

Chi è senza casa difficilmente possiede un portatile, ma le opportunità per navigare in Internet non mancano a Bologna: in Sala Borsa, per esempio, molti senzatetto passano il tempo a leggere giornali o riposarsi, mentre tanti cittadini stranieri, con o senza casa, affollano le postazioni Internet della cosiddetta sala navigazione per mandare e-mail o connettersi a Facebook per avvicinarsi, almeno virtualmente, a parenti ed amici.

Anche alcuni dormitori sono dotati di un accesso al web a disposizione degli ospiti, che ogni giorno si dividono le ore consentite alla navigazione. Tra questi c’è Luigi, che con la tastiera vive in simbiosi: la definizione “smanettone” sembra essere stata coniata per lui. “Per due anni alle 8.30 uscivo dal dormitorio, alla 9 entravo all’Internet point, ci stavo fino all’una, poi andavo a mangiare in mensa, all’una e mezza tornavo, ci stavo fino alle 17.30. Poi andavo a mangiare, facevo un giro, tornavo e uscivo alle 22.30, in tempo per prendere l’autobus e rientrare in dormitorio”. Ora Luigi ha il suo computer e la sua chiavetta usb per connettersi-

Anche Angelo, ospite al dormitorio da un paio di mesi, ne possiede uno suo, da quando in carcere è riuscito ad ottenere un attestato di informatica. È uno dei pochi ad averlo. “Il primo pc me l’hanno rubato nel 2003, quando sono venuto a Bologna e dormivo in strada, me l’hanno sfilato dallo zaino. Ma poi l’ho ricomprato e ora, anche se ha qualche problema, lo uso sempre”.

Per Luigi invece il ghiaccio si è rotto al Centro diurno di via del Porto, nella saletta che ha visto nascere il blog “Asfalto”. “Quando sono arrivato a Bologna nel 2003 un computer l’avevo visto solo da lontano; facevo l’artigiano, sono stato sempre abituato a lavorare con le mani e il computer per me era una cosa aliena. E invece mi sono accorto che l’hanno inventato per me”.

Piccole bugie

Le postazioni Internet alla Sala Borsa di Bologna.

Inizialmente sono i giochi e la rete a interessare di più, vince la seduzione delle relazioni facili, dove si può mettere in gioco solo quello che si digita, e i volti segnati dalla strada restano al sicuro dietro i monitor. “All’inizio chattavo moltissimo, conoscevo un casino di persone in chat, mi iscrivevo a qualsiasi lista, avevo decine di caselle di posta. Sapevo a che ora i miei amici si collegavano, era bello quando mi scrivevano ‘Aspetta, sta arrivando il capo’, oppure ‘Che palle questo qua!’”. Luigi chattava soprattutto per passare il tempo, senza pensare a stringere amicizie dal vivo: “Non dicevo che ero un senzatetto, dicevo di essere un restauratore, quello che facevo una volta, così se incontravo in rete uno che ne masticava un po’, ne potevamo parlare. Non mi inventavo cose che non conoscevo, tipo che ero un panettiere o altro. Ero solo tornato indietro di due anni”.

Ad Angelo invece non piace tornare tanto indietro. Dopo l’esperienza in carcere ha chiuso i rapporti con molte persone della sua città d’origine e ora più che altro chatta con dei suoi amici che sono “cantanti napoletani, ovvero che cantano in napoletano”, e scarica i loro video da Youtube. Oppure gioca su Facebook, guarda film d’azione e vecchi telefilm anni ‘70, perché la tv, invece di guardarla in dormitorio nella sala comune, preferisce seguirla in camera dal web dove ci sono i programmi in streaming.

Non solo gioco

Sembrerebbe dunque che Internet sia soprattutto uno strumento di svago e divertimento, un’occasione per pensare un po’ ad altro: ai vecchi tempi per alcuni, e ai nuovi amici per altri.

Ma Angelo, uno dei pochi, anzi l’unico a Rebibbia a uscire quell’anno con l’attestato in informatica, ha usato il pc anche in occasione di uno stage che ha fatto in un’azienda, un’esperienza che vorrebbe ripetere e sfruttare maggiormente, “se me ne danno ancora la possibilità”.

Così come ha potuto fare Marco, ex homeless ed ex allievo del laboratorio di via del Porto, che ora col suo computer ci lavora. Eppure aveva proprio iniziato così: scrivendo per il blog di “Asfalto”. Dalle ricerche su Internet, dalla lettura di altri blog, dai vari programmi di scrittura Marco è passato a gestire i contratti della “Fraternal Compagnia”. “Il computer - spiega - mi ha aiutato a crescere soprattutto intellettualmente”.

Ora sta cercando di ottenere la patente europea in informatica e affianca il suo ex tutor del laboratorio di via del Porto nel corso di base del programma “Pane e Internet” appena iniziato in Sala Borsa, al quale sono iscritte una decina di persone.

Per Marco e per tanti senza dimora non solo a Bologna, Internet è diventato uno strumento di comunicazione non solo individuale; sono molti i blog nati nei dormitori e nei centri diurni di tante città italiane dall’impegno di gruppi di homeless che hanno deciso di raccontare le propri esperienze e il proprio punto di vista sul mondo attraverso un blog.

Luigi, Angelo e Marco ci sono arrivati quasi per caso, ma per loro computer e connessione sono diventati la chiave d’accesso ad una realtà senza assistenti sociali, dormitori e mense, e uno strumento di lavoro. E forse anche qualcosa di più. “A me è servito per liberarmi dai miei blocchi, - dice Marco - per superare le mie malinconie, la mia solitudine”.

Un blog per sfuggire alla strada

Nella primavera del 2005, per chi come me ha sempre lavorato con persone ai margini, tutto andava per il meglio: la scienza sociale incontrava spesso il lavoro sul campo, lavoravo per il giornale “Piazza Grande”, ogni mese nascevano riviste e agenzie di comunicazione sul Terzo Settore, l’associazione “Amici di Piazza Grande” era in piena espansione, erano nati la “Fraternal compagnia”, “Avvocato di strada” e la cooperativa “La strada”. Insomma, la povertà sembrava avere i giorni contati. La carta stampata andava ancora alla grande e in redazione si respirava aria di rinnovamento: ricercatori, studenti e aspiranti giornalisti si arruolavano spontaneamente in riunioni di redazione all’aria aperta, nel piazzale polveroso di via Libia.

Ed è proprio in una di quelle sere che mi squilla il telefono: è Mauro Rigoni, della cooperativa “La strada”, che mi propone di cambiare lavoro e andare a gestire il laboratorio di computer che la cooperativa, insiema a “Fraternal Compagnia” gestisce per il progetto “Prova & riprova” del Comune. Sono laboratori di alfabetizzazione informatica e di costruzione di maschere teatrali, dove persone in grave stato di disagio sociale, con una piccola borsa di lavoro, cercano di rubare il solito tempo dedicato alla strada o a una qualche dipendenza.

Il computer ha sempre attratto queste persone: imparare a usarlo voleva dire lasciare fuori dalla porta lo schifo e la monotonia della vita per immergersi in un mondo impalpabile fatto di byte e di luci.

Fu in quella primavera che con l’amico scrittore, viaggiatore e ciclista Stefano Bruccoleri e con Andrej, un giovane web designer in ritirata da San Patrignano, iniziammo a sperimentare il primo blog italiano scritto e curato da persone ai margini. Un giorno, in una riunione del gruppo, Stefano prende la parola e dice: “Sentite, ma perché non apriamo un blog insieme? Io curo un blog da più di un anno, ho contatti con decine di persone che leggono e commentano, i miei scritti girano in tutta Italia. Voi, se ci mettete un po’ di cura e passione, potete fare solo meglio!” Poche settimane dopo era nato “Asfalto”.

“Asfalto” cresceva, anche grazie ai contributi di Stefano, che ci scriveva connettendosi col telefono a Internet, una volta da una baracca, un’altra da un fienile trasformato in laboratorio. Andrej aveva costruito un posto digitale sfavillante dove ospitare le parole delle decine di persone che passavano dal Centro diurno di via del Porto, e io non dovevo fare altro che ascoltare, dare fiducia, dare voce e far capire al mondo cosa stava succedendo in quel laboratorio.

Da lì cominciarono a passare, manco fosse un salotto letterario, scrittori, giornalisti, poeti, studenti, filosofi e semplici curiosi di questo mondo di confine. Sfornavano due-tre post al giorno che venivano letti da più di 150 persone. Siamo stati immortalati in tesi di laurea, ricerche, servizi televisivi, articoli, trasmissioni radio.

Tutto ciò non ha certo salvato la vita alle persone coinvolte nell’impresa, ma ho la presunzione di dire che le cose che abbiamo fatto insieme, sul web come nella vita reale, hanno migliorato la qualità della vita di quelle persone, magari fosse anche per una settimana, un giorno.

* * *

Nonostante il blog di “Asfalto” sia oggi ufficialmente chiuso, le tracce della sua attività sono ancora visibili grazie a video su Youtube e alla pagina Facebook.

Massimo Salvatori

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