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Lotterie incivili

Caterina Rosa Murino

Il rapporto recentemente reso pubblico sugli orsi trentini, ci dice che sono solo 33 e difficilmente ne avremo notizia perché se possono, ci evitano e non stanno in agguato dietro le rocce per fare “bu bu settete” agli ignari montanari.

Trentino Marketing stima che la loro presenza ci procura un notevole ritorno pubblicitario, monetizzabile in modo esponenziale rispetto ai costi determinati dai risarcimenti. Sì, ogni tanto divorano una pecora o procurano danni alle arnie; perché gli allevatori tengono le pecore e le api per compagnia, come animali domestici? Pecore e api morirebbero di vecchiaia? L’orso non può andare al supermercato a procurarsi il cibo, si serve dove, come e quando può.

Sarebbe meglio, invece di lamentarsi, prendere gli opportuni provvedimenti utili a una pacifica convivenza, sia in termini di strumenti di protezione fisica e possibilità di risarcimento economico, sia anche nel dare la possibilità agli orsi di trovare pesci da pescare nei corsi d’acqua e bacche di cui nutrirsi sui cespugli. Un ambiente sano e rigoglioso farebbe bene anche a noi oltre che agli orsi. E il territorio non è stato creato solo per gli umani. Volendo, banalmente, continuare a monetizzare quanto ci costerà invece il mega spot negativo che i cacciatori continuano inesorabilmente a procurarci?

“Cervo in premio, altri 127 casi. I verdi: lotteria assurda, stop agli abbattimenti regalati da Durnwalder” (Alto Adige, 4 febbraio).

“Un euro per sparare al capriolo. La lotteria della discordia” (Corriere della Sera, 11 marzo).

“Donne cacciatrici, all’Expo in premio fucile e due prede” (L’Adige, 14 marzo)

“Caprioli in palio, mediazione fallita. Il dirigente della Forestale ha provato a proporre in sostituzione un viaggio, ma le doppiette hanno rifiutato. I cacciatori: la legge non ci vieta di assegnare l’abbattimento come premio” (Trentino, 14 marzo).

Riepilogando:

- un cervo in palio a una lotteria a Tesido (Bolzano);

- due femmine di capriolo messe in palio a Ronzo Chienis,

- un camoscio e un cinghiale messi in palio dalle donne cacciatrici a Riva.

Quale altra barbarie aspettarci! Gli animali non sono elettrodomestici da mettere in palio alle lotterie! Sarà forse legale ma di sicuro è immorale.

Sono certa che verrà ancora una volta tirato in ballo il trito argomento della tradizione locale, e ancora una volta ribatterò che non tutte le tradizioni meritano di essere perpetuate, quelle che contrastano con il progresso civile vanno abbandonate e senza rimpianto. In Italia esiteva una barbara legge sul delitto d’onore: vogliamo forse recuperarne l’usanza? Trovo umiliante che la regione Trentino Alto Adige sia ritratta in questo modo sulla stampa nazionale grazie a simili notizie, che fanno il paio con quella delle tanto bramate (da alcuni) braciole d’orso! Sono notizie che procurano ribrezzo alle persone comuni! E tutti noi abitanti di questa regione siamo accomunati, volenti o nolenti, in questo giudizio d’incivili retrogradi. Io non ci sto!

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