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Le primarie nella SVP

Gli esiti del congresso di Merano

Il congresso della Svp ha cambiato il modo di scelta del capolista per le prossime elezioni provinciali. Non si tratta di una questione interna, perché, dati i rapporti di forza fra i partiti, e dato il sistema elettorale altoatesino, chi è capolista del partito di maggioranza diventa poi presidente della giunta. In Consiglio provinciale è aperto lo scontro fra la proposta del partito di maggioranza, intenzionato a imporre una legge che riduce i numeri delle opposizioni. La Svp si prepara al cambio al vertice della Provincia.

L’inizio della fine dell’era Durnwalder si è giocata in pubblico nel congresso del partito del 24 marzo. Ci è scappata anche una lacrima (usa di questi tempi, e anche in questo caso rimane di difficile interpretazione).

“Può star certo, non mi farò avanti come candidato presidente alle elezioni provinciali del 2013” ha dichiarato nell’intervista di apertura del congresso, al giornalista di origine sudtirolese Franz Kössler, inviato dell’ORF (a New York, Mosca, Parigi), da poco pensionato, uno abituato a fare domande. La legge elettorale altoatesina non prevede l’elezione diretta del cosiddetto “governatore”, ma finora ciò non ha fatto differenza, perché Durnwalder otteneva una quantità di voti di preferenza corrispondente a un terzo del totale attribuito alla Svp. Anche quando il partito ha ridotto i suoi consensi, un buon numero di voti italiani, dati proprio a lui, ha permesso al suo partito di mantenere la maggioranza assoluta. E ora?

Durnwalder è arrivato al congresso indebolito dalla campagna di stampa violentissima scatenata contro di lui dal Dolomiten, con il cui proprietario ha condiviso il potere per vent’anni, durante i quali Durnwalder è diventato politicamente ciò che è oggi, e Michl Ebner un monopolista non solo editoriale (di recente si sono ripetute voci, peraltro già diffuse un anno fa circa, e smentite, che stia per comperare l’Alto Adige), e dalle ombre dello scandalo SEL. La dirigenza è stata rimossa e sostituita, ma le indagini vanno avanti, con sempre nuove conferme di malagestione.

Se diversi credono nell’incapacità di comprendere che cosa stesse accadendo all’assessore all’energia, Laimer, - e non è un complimento, - non è facile credere che quanto accadeva sia sfuggito al presidentissimo, in una materia che lui rivendica ancora oggi come un grande successo della sua gestione. Al congresso del partito Durnwalder ha detto: “Anch’io non so ancora che cos’è successo. Ma abbiamo raggiunto un buon risultato. Portare l’energia in Sudtirolo. Di questo possiamo e dobbiamo essere orgogliosi. Siamo contenti e fieri di questa società. Se sono stati fatti errori, sono stati fatti non all’interno della SEL, ma all’esterno, da poche persone. Abbiamo reagito subito e sostituito le pecore nere. Per il resto dobbiamo aspettare”.

Forse anche questi fatti hanno contribuito a far crescere il numero di coloro che nell’assemblea riunita a Merano hanno stabilito a grande maggioranza che il capolista alle prossime provinciali sarà scelto attraverso primarie fra gli iscritti. Anche i candidati la cui nomina spetta ai distretti saranno scelti attraverso il voto. Gli altri saranno invece decisi dal Comitato del partito (Parteiausschuss), l’organo decisionale allargato della Svp, su proposta del segretario politico.

Su questa scelta il dibattito è stato acceso. Alla discussione si sono ben guardati dal prendere parte proprio gli aspiranti all’eredità, timorosi di scontentare un’assemblea che appariva decisa ad apportare dei cambiamenti, pungolata e innervosita dalla concorrenza dei Freiheitlichen.

Durnwalder non ha mai nascosto di essere contrario al sistema delle primarie. Se ne era parlato proprio nei giorni in cui lui era assente, in giro a visitare i progetti di aiuto della Provincia in Africa.

A Merano dice: “Sono un fedele soldato del partito. Perciò faccio ciò che il partito vuole e il partito si è espresso per il voto della base. Per me va bene, se poi c’è un correttivo. Come presidente della giunta non si può essere solo una persona amabile e simpatica. Si deve avere la capacità di trattare e un’idea dell’amministrazione. Dal 1960 abbiamo avuto due presidenti, e uno è ancora al potere. Sia Silvius Magnago che io siamo stati nominati dal Comitato del partito. E credo che non siamo stati una scelta scadente. Perciò rimango dell’opinione: non solo il voto della base, senza correttivo, mi sembrerebbe troppo poco”.

Dunque la Svp imbocca la via della democrazia diretta per scegliere il suo personale politico, resa incerta e dubbiosa di se stessa dalla forza dell’opposizione.

I Freiheitlichen, dal canto loro, senza colpo ferire e in pieno accordo hanno rinnovato il proprio vertice: la dura Ulli Mayr (indimenticabile la sua clamorosa protesta contro la sottoscrizione pubblica “Ein Stein für..., Un sasso per...” del Dolomiten, per un monumento alla bambina ebrea Olimpia Carpi, tre anni, deportata e uccisa dai nazisti nel 1943) ha sostituito il moderato - e fondatore - Pius Leitner, che sarà capolista alle prossime elezioni. Sono già pronti. Nella Svp invece gli aspiranti sono molti, e non si vede ancora chi sia in grado di governare il Sudtirolo nei tempi difficili che si stanno avvicinando rapidamente. Come si affronteranno le questioni economiche, etniche, le relazioni con lo stato? Nella crisi non si fa che tagliare il bilancio del capoluogo: per Bolzano niente soldi per la sanità (finiti a Vipiteno), per la viabilità (finiti ovunque), niente per gli impianti sportivi miserabili. Nel capoluogo crescono solo le tasse e il costo della vita. Una furia di spendere denaro nella periferia, già privilegiata, si accompagna al consolidamento della quota di potere dei contadini all’interno del partito. Anche le tasse di Monti sono riviste per privilegiare i soliti esentati.

Per il prossimo presidente governare non sarà facile: la gestione verticistica di questi ultimi vent’anni, a differenza dall’era Magnago, non ha lasciato crescere una classe amministrativa adeguata, responsabile, autorevole.

L’elemento “campagna delle primarie”, cui già si dice sarà difficile imporre tetti di spesa, contribuisce a rendere la scelta più complessa. Da questa svolta gli italiani e in parte i ladini sono esclusi. Il coinvolgimento delle minoranze linguistiche interne nel governo della provincia in passato è stato, quando c’è stato, frutto di contrattazioni. Le primarie di partito in un panorama di partiti politici caratterizzati etnicamente non sembrano di per sé garanzia di maggiore democrazia e partecipazione per l’insieme della popolazione. Ma introdurranno forse maggiore trasparenza. Forse.