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Il tiglio di piazza Vittoria e la memoria

Caterina Rosa Marino

Ho frequentato un liceo molti anni fa. Se mi chiedeste quali siano i primi ricordi che mi tornano in mente di quei cinque anni fondamentali della mia vita, risponderei:

  • la statua di Archimede che ci ha accolto scrutandoci accigliata ogni mattina;
  • la vista del porticciolo dalle finestre della nostra aula con le barche a vela da diporto dondolanti come gabbiani nell’azzurro del mare e del cielo, nelle accecanti mattine di primavera;
  • l’ombra del baobab monumentale, fresca dopo il caldo asfissiante della salita dal corso, sotto le cui braccia andavamo a rifugiarci quando non entravamo a scuola, e infine
  • il profumo del glicine che cresceva rigoglioso lungo le cancellate dei villini Liberty sul viale, di fianco all’edificio del liceo. Quel profumo ci stordiva, prima di salire i gradini e varcare il portone, che c’inghiottiva come un gigante affamato e ci risputava fuori ore dopo quando il sole aveva già fatto appassire i grappoli.

Negli anni successivi ho studiato in un’altra città, e uno dei ricordi più gioiosi è la sensazione di frizzante energia che provavo correndo in bicicletta, tra i raggi di sole filtrati dai tigli in fiore e avvolta dal loro profumo.

È esperienza comune che molti ricordi siano richiamati da esperienze sensoriali olfattive. Detto in parole povere: gli odori sollecitano facilmente la memoria, ci fanno rammentare qualcosa che si è indissolubilmente legato a quell’odore. C’è chi si ricorda di un antico amore annusando un fiore e chi sviene sentendo l’odore di un disinfettante associandolo a quella volta che è finito al pronto soccorso. Non dico nulla di nuovo.

Posso quindi immaginare come molti cittadini di Trento abbiano legato esperienze e ricordi a quel tiglio di piazza Vittoria e al profumo dolce della sua fioritura: non entrare a scuola all’insaputa dei genitori, assaporare le prime sensazioni di libertà, di essere padrone della tua vita, i primi innamoramenti, le delusioni e le speranze, le felicità intense e radiose che solo l’adolescenza sa regalare insieme alle misteriose e profonde infelicità.

Tagliando il tiglio di piazza Vittoria avete cancellato tutte quelle memorie, ricordi che molte persone neppure sono consapevoli di possedere e che ormai nessun profumo, nessuna ombra, nessuno stormire di foglie, nessun richiamo di creatura alata potrà sollecitare.

Non servirà rammentare come nei paesi più civili del nostro gli alberi, a maggior ragione quelli monumentali, beneficiano di tutele e garanzie sia per le persone che ne godono, sia per gli animali che possono fruirne come riparo e fonte di cibo.

Va bene, avete tagliato il tiglio di piazza Vittoria! Bravi! Complimenti!

Ancora una volta abbiamo capito quanto a cuore avete territorio, storia, animali e piante. Ancora una volta abbiamo capito bene quanto ascoltate i suggerimenti e le proccupazioni dei cittadini. Improrogabili esigenze del valente progettista rendevano indispensabile la sua rimozione senza appello! L’avete segato zitti zitti per evitare che si creasse il fastidioso sottofondo di critiche e mugugni che avevano accompagnato il progetto di tagliare l’olmo di piazza Fiera.

Per quell’albero amico, antico e meritevole di rispetto, avete scelto la strada ipocrita della salvezza apparente, sapendo bene che con le radici così conciate l’olmo non potrà sopravvivere a lungo.

Con questo avete scelto la strategia del blitz senza misericordia né possibilità di appello.

Chi potrà perdonarvi? Non i giovani di ieri che sotto quelle foglie hanno passeggiato e vissuto, non i giovani di oggi che non potranno più sentire quel profumo di fresca rinascita, non i giovani di domani cui il nostro dovere civico imporrà di ricordare chi ha avuto in odio il residuo patrimonio arboricolo invece di tutelarlo.

Non vi perdonerete neppure voi stessi che l’avete voluto e deciso. Interrogatevi sinceramente e ditelo, almeno a voi stessi, che non si poteva fare altrimenti. Non convincerete neppure il vostro riflesso allo specchio!

Commenti (1)

ales

fa cadere letteralemente le braccia il furore cieco con cui il comune sta progressivamente eliminando tutti gli alberi ad alto fusto in città. Ma perché??? Trento fa sempre più schifo
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