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Quella vignetta m’ha infastidito

Claudio Lubich

Ho letto i vostri articoli sugli enigmi del museo e dell’orizzonte del Trentino (Museo storico: più politica che storia? L’orizzonte del Trentino). Ho cominciato a leggerli con un senso di irritazione, di fastidio, che mi aveva causato poco prima la visione del disegno di copertina, quello con i tre Schützen napoletani.

Mi sono chiesto il perché di questo senso di fastidio: non ho nulla contro il napoletano, amo le canzoni napoletane, che sono fra le massime espressioni di musicalità italiana, e quindi europea; non ho nemmeno nulla contro gli Schützen, nemmeno quelli trentini. Poi, leggendo gli articoli, ho capito il perché del senso di fastidio. La vignetta voleva costringermi a pensare che in una zona di confine, entro poche centinaia di chilometri, le popolazioni, pur di etnie diverse (fra l’altro tre etnie, c’è anche il ladino), debbano essere completamente “diverse”: il tedesco tutto tedesco, l’italiano, tutto italiano (non parliamo poi del ladino….). Una vera idiozia, da qui la mia istintiva irritazione.

Può darsi, come scrivono gli articolisti, che qualche politico sudtirolese (tedesco), voglia delimitare il Tirolo all’etnia tedesca. E’ capibile, visto che il suo elettorato lo pesca soprattutto in quella etnia: la contrapposizione paga, in quanto tiene il gruppo unito contro lo straniero italiano, che quindi non può, anzi “non deve” essere tirolese, nemmeno Welschtiroler (che vuol dire “trentino”, in italiano). Che poi, parlando di storia, si voglia negare il mescolamento, nel “Tirolo storico”, delle varie etnie e mentalità, è semplicemente ridicolo.

Ecco spiegata la fonte della mia irritazione, finalmente razionale, per la vignetta: questa voleva inquadrarmi in qualcosa che mi limitava, che mostrava solo una parte di me, escludendo l’altra, proprio quella (bestemmia terribile!) tirolese (o “tirolese italiana”- se proprio si vuole sottolineare la lingua). L’astio preconcetto e vetero–nazionalista verso tutto quello che sa di Tirolo, e la negazione degli scambi culturali che si sono verificati nei secoli in questa parte delle Alpi, non credo possa condurre ad una visione europeista. Nemmeno il vedere la contrapposizione di un Sudtirolo portatore degli interessi del mondo tedesco e di un Trentino portatore di quelli del “mondo italico”, mi sembra molto valido per l’evoluzione in senso europeo, e quindi, necessariamente, sovranazionale. Non ritengo proprio vi possa essere colloquio se le parti si sentono paladine di realtà (che si vogliono) completamente diverse. E questo vale per la maggioranza delle regioni di confine all’interno dell’Europa.

Vorrei veramente che, finalmente, si smettesse di contrapporre artificiosamente popolazioni che, in ultima analisi, di veramente diverso hanno solo la lingua: checché ne dica qualunque storico che esamina il passato con le solite, pesanti, lenti nazionaliste (vetero-nazionaliste).