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A proposito di pensioni d’oro

Antonio Marchi

Caro Renato Ballardini, ho conosciuto, attraverso i quotidiani locali, l’ammontare delle tue generose prebende di pensionato, frutto certo di onorato lavoro dedito alla pubblica utilità, ma non per questo (almeno per me) meno impattante e di sgradevole sorpresa.

Certo, io rimango un romantico della vita e della politica: nella divisione delle classi mai potrei permettermi un tale lusso senza vergognarmi.

Ora, sapendo Questotrentino agli ormeggi, in secca e non prospettandosi grandi stravolgimenti climatici (è tutto in bassa marea) che lo disincaglino, direi che non sarebbe un grande sforzo per te regalare due mesi della tua pensione e permettere che un soffio di vento, in mancanza d’acqua, lo riporti al largo.

Un caro saluto.

Risposta

Puntualizziamo.  E diamo una mano a QT

Caro Antonio, forse avrai già letto sul quotidiano L’Adige la lettera che ho inviato al Direttore sull’argomento che ti sta a cuore. In ogni caso chiedo a Questotrentino di ripubblicarla in calce come specificamente a te indirizzata. Aggiungo che, come avrei fatto anche senza pubblico scandalo, sono propenso a venire in soccorso di QT.

*   *    *

Caro Direttore, vedo in ritardo l’articolo pubblicato a pag. 21 del numero del 9 febbraio, nel quale, fra l’altro, è scritto: "Poi con la doppia pensione ci sono l’avvocato Renato Ballardini che ai 9.387 euro lordi da ex parlamentare aggiunge i 2.196 euro netti della Regione, che aggiunge presumiamo alla sua pensione da principe del foro".

Trovo giusto che si discuta pubblicamente di questi fatti, che del resto non erano segreti, posto che la denuncia dei redditi e la cartella esattoriale sono atti pubblici. Però è necessario e corretto rispettare rigorosamente la verità dei fatti. Quanto all’assegno vitalizio che mi viene corrisposto come ex parlamentare, la somma riferita di euro 9.387 lordi, al netto è quasi dimezzata. Anche depurata delle ritenute fiscali e del servizio sanitario resta un importo rilevante e riconosco che è sproporzionato al confronto di quanto percepiscono i comuni lavoratori (non però al paragone con quanto prende Cimoli da Alitalia e come lui numerosi altri manager pubblici e privati).

Io però non ho fatto assolutamente nulla per determinare questa situazione. Eletto deputato a 30 anni, solo alla fine delle cinque legislature ho scoperto l’esistenza e l’entità dell’assegno vitalizio che era stato deciso e disciplinato in sedi a me del tutto estranee. Non percepisco alcuna pensione dalla Regione, contrariamente a quanto è scritto nell’articolo in questione. Avrei avuto titolo per chiedere il beneficio, ma semplicemente non l’ho chiesto. Ricevo la pensione di avvocato, che però in buona parte restituisco come contributi all’ente previdenziale perché continuo ad esercitare la professione.

In proposito mi sembra corretto ricordare che negli anni in cui ho svolto la funzione parlamentare (anche al Parlamento Europeo, per 5 anni, senza pensione e senza indennità, solo con rimborso delle spese) la professione forense era stata da me trascurata. Facevo soprattutto processi politici in difesa di operai e sindacalisti impigliati in complicazioni giudiziarie a seguito di agitazioni, o per assistere parti offese dei reati delle stragi eversive. Da tali processi non ricavavo una lira, anzi mi costavano. Il contributo alla Cassa Previdenza lo pagavo egualmente, attingendolo da quella parte della indennità parlamentare che non versavo al partito. Detto ciò per rappresentare aspetti della realtà che mi sembra doveroso segnalare, riconosco che la politica costa troppo. Troppi parlamentari, troppi consiglieri regionali, troppi sindaci (233 da noi), troppe Province inutili (non le nostre), troppi enti intermedi (le nostre comunità di valle), troppi partiti. Riducendo questi costi si potrebbe risparmiare molto denaro pubblico, non però - non illudiamoci - in quantità sufficiente per aumentare in misura decente le pensioni minime. Però andrebbe fatto come segno di sobrietà e di giustizia. Cosa posso fare io? Rinunciare all’assegno vitalizio? Francamente, pur essendo un ammiratore di S. Francesco, non ho come lui la vocazione della santità. Ciò che posso dire è che se vi sarà una innovazione per abolire o ridurre gli assegni vitalizi non farò un’ora di sciopero e nemmeno un ricorso al TAR per difendere il diritto acquisito. Renato Ballardini