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QT n. 12, 17 giugno 2006 Scheda

Un’alternativa possibile

Da dicembre ad oggi, al S. Chiara, la pillola abortiva è stata utilizzata da 48 donne. Intervista all'assessore Remo Andreolli.

Da circa sei mesi a Trento, una delle poche realtà italiane ad averla introdotta, è praticabile la scelta terapeutica d’interruzione della gravidanza con la RU486 (vedi il nostro articolo sul n. 2 del 28 gennaio scorso). A quella data le notizie non erano confermate. Dalla stampa locale si era appreso che una donna aveva abortito presso l’Ospedale Santa Chiara di Trento con il farmaco importato dalla Francia, ma il Primario Emilio Arisi non aveva rilasciato dichiarazioni in merito.

Il Ministro della Salute Livia Turco ha recentemente dichiarato in un’intervista che per la RU486 basta l’autorizzazione del Comitato Etico della struttura sanitaria, tanto che essa viene già somministrata all’Ospedale S. Anna di Torino, al Maggiore di Bologna e nei centri ginecologici pubblici di Ferrara e Trento.

Facciamo quindi il punto della situazione in un’intervista a Remo Andreolli, Assessore Provinciale DS alle Politiche della Salute.

Trento è fra le città italiane dove si pratica l’aborto farmacologico, pur in assenza di una legge che lo regolamenti: come è stato possibile?

 "Abbiamo seguito il modello della Regione Toscana, che ha importato il farmaco dall’estero. Un decreto ministeriale del 1997 stabilisce infatti che quando un farmaco viene dichiarato ‘commercializzabile’ in uno Stato dell’Unione europea, può essere utilizzato anche negli altri Paesi. Abbiamo quindi sostenuto politicamente gli indirizzi terapeutici che permettono ai sanitari di poter scegliere, in ragione delle necessità della donna, modalità cliniche alternative all’aborto chirurgico." 

A distanza di sei mesi come valuta i risultati dell’iniziativa di consentire alla donna di utilizzare questa alternativa?

"Personalmente sono soddisfatto della soluzione che abbiamo adottato di consentire alle donne trentine di avvalersi dell’aborto terapeutico con la RU486. La strada scelta è stata quella di deideologizzare il tema, perché un aspetto articolato, complesso e ricco di sfumature delicate per la vita della donna, non poteva essere trattato come motivo di scontro ideologico. Francesco Storace, il precedente Ministro della Salute, aveva utilizzato strumentalmente questo tema in una campagna contro l’aborto, lanciandosi anche contro la sperimentazione che dal 2001 era in corso all’Ospedale Sant’Anna di Torino ad opera di Silvio Viale, un medico radicale. L’obiettivo era un attacco alla legge 194 e la conseguente delegittimazione dei consultori, considerati luoghi che favorirebbero l’interruzione volontaria di gravidanza. Da qui la necessità, a suo modo di vedere, di dotarli di una sorta di ‘guardiani’ incaricati di far desistere la donna dall’abortire. A comprova della volontà di utilizzare questo tema come motivo di scontro ideologico, hanno banalizzato un evento difficile, che porta la donna a scelte sempre laceranti".

L’aborto farmacologico è ritenuto dai cattolici troppo facile. Cosa pensa al riguardo?

"Si tratta di una terapia farmacologica personalizzata, che non è un’alternativa o una scorciatoia facile per nessuna donna. Ricordo che la RU 486 non va confusa con la cosiddetta ‘pillola del giorno dopo’ e che ha tempi più lunghi rispetto all’aborto chirurgico. Non è una terapia che si svolge in un unico atto, ma in più passaggi, perché prevede richiami terapeutici che possono evocare ulteriori dubbi e problemi".

Modalità e avvertenze per l’uso della RU 486 - La RU486 e il Misoprostol possono essere usati da tutte le donne che intendono interrompere una gravidanza nelle prime 7 settimane di amenorrea, previo controllo medico (visita, esami ematochimici e ECG). - Il farmaco RU486 viene somministrato alla donna in ambiente ospedaliero da parte di un medico (non obiettore di coscienza). Viene dimessa dopo circa quattro ore. - A distanza di 48 ore la donna è ricoverata per assumere la seconda fase del farmaco (Misoprostol) allo scopo di far espellere il prodotto embrionale dall’utero. - Successivamente la donna è sottoposta ad ecografia di controllo e dimessa. - I farmaci interrompono la gravidanza nella quasi totalità dei casi di assunzione (99%). - A distanza di 14 giorni verrà effettuata una visita di controllo. Effetti collaterali che si possono verificare nei due giorni successivi all’assunzione dei farmaci: - perdite ematiche abbondanti, - contrazioni uterine dolorose, - vomito, - diarrea, - malessere generale.

Quante sono le donne trentine che hanno utilizzato la RU486?

"Dagli inizi di dicembre al Santa Chiara ci sono state 48 donne che hanno completato la terapia su 63 che l’avevano richiesta. L’età media di queste donne è di 29 anni. Teniamo conto che la donna ha cinque giorni di tempo per riflettere ulteriormente tra quando viene ordinato il farmaco personalmente per lei e quando questo arriva".

La donna che ha deciso per l’aborto a chi si può rivolgere per avere indicazioni precise?

"La donna ha a disposizione vari canali di informazione: il suo medico di base, lo specialista, il consultorio. Recentemente abbiamo potenziato e completato la rete dei consultori, ma non in relazione a questa tematica, perché il consultorio non ha solo il compito di informare la donna sulle modalità previste per interrompere la gravidanza. Il consultorio offre anzitutto consulenza psicologica e relazionale alla donna, al singolo, alla coppia".

La posizione di Livia Turco, Ministro della Salute, rispetto alla RU486 lascia intuire che si avrà una nuova disposizione in materia?

"Mi pare di scorgere, in queste prime sue posizioni, la volontà di non incanalare il tema in uno scontro ideologico. Insomma, non vedo una volontà di ‘promuovere’ la RU486 ma neppure di impedirla. E’ una modalità che non va scoraggiata ideologicamente, ma applicata in ragione del bisogno della donna, singolarmente considerata." 

Leggo in questo una sana posizione laica, che affronta il tema in maniera pragmatica. Un approccio che condivido