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QT n. 8, 23 aprile 2005 Scheda

I poteri forti

A Rovereto, un pessimo esempio di commistione tra affari e politica è venuto dal caso della Consolata. Antico convento nello stupendo bosco sopra la città, al convento della Consolata, destinato a finalità pubbliche, è stata abbinata la possibilità di costruire, nella pineta, una serie di villette: una delle scelte più contestate dell’ultimo Piano Regolatore.

Tralasciamo vari passaggi, per arrivare al sodo: l’area, acquistata dai soliti noti (l’industriale Pedri, a capo della Confindustria trentina) per essere sfruttabile richiede che il pubblico decida di trasferirvi qualche propria importante funzione (perché così l’attuale stradina di accesso verrebbe allargata, ecc.). Ma il Comune non si dimostra molto propenso, anche perché in città non è popolare l’idea di rovinare un’area verde così bella per farvi delle villette.

Rovereto, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea.

Ed ecco allora che Pietro Monti, ex-sindaco ed ultimo presidente del Mart, negli ultimi giorni della sua carica, motu proprio decide che il Museo necessita assolutamente di espandersi proprio alla Consolata. C’è il problema dei soldi. E allora subito Mario Marangoni, il maggior industriale roveretano, presidente della Fondazione Caritro, offre la disponibilità della Fondazione a finanziare il progetto. La città non è convinta? Interviene Franco Bernabè, supermanager di livello nazionale e attuale presidente del Mart, che caldeggia l’iniziativa.

Diciamo che la cosa puzza. E molto. I rappresentanti dei poteri forti locali utilizzano le cariche pubbliche loro concesse per promuovere i privati affari dei loro amici.

Solo Mario Cossali (dei Ds) ha parlato forte e chiaro sulla stampa contro una tale vergogna. Gli altri si sono limitati a parlarne nei bar.

Chiediamo l’opinione di Valduga e Ballardini. Anche perché si pone un ulteriore problema: se i cosiddetti rappresentanti della "società civile", quando si insediano in una carica pubblica, promuovono gli affari del giro di amici, le cose non vanno proprio bene.

" Adesso, purtroppo, l’imprenditoria non è al livello di quella, illuminata del Settecento: ci ha lasciato, invece che Corso Bettini, il mostro di viale Trento - risponde Valduga - E il caso della Consolata è un esempio lampante, un’area in una situazione ambientalmente pregiatissima da mantenere come polmone verde, dove per di più si rischia anche il dissesto idrogeologico. Con gli imprenditori la politica deve avere idee chiare: gli imprenditori sono essenziali, ma all’interno di regole precise".

"A parte i dettagli e i retroscena dello specifico caso della Consolata, nei quali non voglio entrare - risponde Ballardini - il punto è se in ruoli di vertice debbano esserci persone che hanno interessi in gioco. Il che accade puntualmente nel piccolo Trentino. Ora, i privati, gli imprenditori, nel settore pubblico possono portare più dinamismo, ma occorrono degli antidoti, per evitare pasticci; antidoti che io vedo in un’accorta selezione delle persone, che poi bisogna sottoporre a rigorosi controlli in progress".