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Carcere di Trento: lettera aperta all’ass. Panizza

Salvatore Ferrari

Gentile assessore Franco Panizza, in attesa che il Procuratore della Repubblica notifichi alla Presidente nazionale di Italia Nostra, dott.ssa Alessandra Mottola Molfino, la richiesta di archiviazione al gip del fascicolo aperto in merito al nostro esposto (estate 2010) per la salvaguardia del vecchio carcere di Trento, ritengo opportuno rivolgermi a Lei per sottoporle alcune richieste.

Come Lei ben sa - contrariamente a quanto dichiarato nel febbraio scorso dai legali della Provincia durante la discussione del ricorso al TAR presentato dal FAI e a quanto ribadito, anche recentemente, in varie dichiarazioni dal presidente Dellai - nel 1993 non fu elaborata alcuna relazione storico-artistica e architettonica scritta da parte dell’arch. Antonello Adamoli (responsabile di zona) sull’edificio carcerario; non fu effettuato dallo stesso funzionario dell’allora Servizio Beni Culturali alcun sopralluogo all’interno del carcere nell’ottobre del 1993 e non fu realizzata in quell’occasione una campagna fotografica ad hoc, indispensabile per valutare l’interesse o il non interesse culturale dell’immobile austroungarico, cosa invece avvenuta per il Tribunale.

Per questo con la presente sono a chiederLe, prima che sia troppo tardi e visto che da cinque mesi la struttura non ospita più né carcerati né guardie carcerarie, di sollecitare tramite gli uffici competenti l’affidamento di un incarico di rilevazione fotografica del complesso ad un professionista, scelto tra quelli riconosciuti idonei dalle Soprintendenze provinciali. In aggiunta a quanto previsto dal Codice dei Beni Culturali e del paesaggio (la campagna fotografica) sarebbe opportuna anche realizzare una documentazione video, magari sotto la supervisione della Fondazione Museo storico del Trentino.

Per evitare ciò che è già successo, ad esempio, in anni recenti con la totale demolizione degli stabilimenti industriali dell’area ex-Michelin e la conseguente completa cancellazione di questa significativa testimonianza della storia economica e operaia del Trentino.

Le iniziative appena descritte, se attuate anche con il coinvolgimento della nostra associazione e del FAI, sono destinate in primis a sanare una ingiustificabile lacuna avvenuta durante i procedimenti amministrativi del 1993 e del 2003, ma soprattutto a completare le ricerche storico-documentarie sull’immobile commissionate otto anni fa dalla stessa Provincia, e a lasciare almeno una “memoria visiva” di questo luogo strategico della Trento asburgica, qualora l’amministrazione provinciale - di cui anche Lei fa parte - decidesse di continuare nell’irragionevole volontà di fare tabula rasa del monumento ottocentesco, compiendo un grave reato nei confronti del patrimonio culturale collettivo, che non potrà non essere perseguito penalmente da chi di dovere.

dott. Salvatore Ferrari, Vicepresidente della sezione trentina di Italia Nostra

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