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QT n. 6, giugno 2011 L’intervista

Arte “low budget”

Upload Art Project: un luogo a Trento dove gli artisti risiedono e creano. Senza la finalità della vendita.

L’arte riveste un ruolo determinante nella vita di una città e di un territorio più in generale. Contribuisce a veicolare pensieri, idee, a sensibilizzare. La cultura non è un fattore decorativo di una società, ma un valore fondante che deve essere sostenuto, gestito professionalmente al fine di mantenerlo come è sempre stato nella storia dell’uomo, e cioè una parte assolutamente attiva e generatrice di contenuti, ma anche di dinamiche reali.

Sono queste le premesse su cui si basa Upload Art Project, uno spazio no-profit dedicato all’arte contemporanea che nasce nel 2009 da un’iniziativa di Paola Stelzer.

Upload Art Project è un po’ difficile da definire. Innanzitutto, è uno spazio fisico, messo a disposizione degli artisti che vengono chiamati di volta in volta.

Federico Mazzonelli che assieme a Silvia Conta coordina il progetto, ci dice, che “la mostra o la proiezione, o ancora le performance, sono solo l’ultima fase di un percorso più lungo che ha inizio mesi prima, durante il quale dialoghiamo con gli artisti”. Al termine di questa fase preparatoria, in cui si discute assieme il progetto da realizzare, scatta la seconda fase. “Lo spazio a disposizione dell’artista diventa residenza per il tempo che gli è necessario. In questo modo si crea un’importante linea di continuità tra lo spazio creativo e lo spazio espositivo, i quali delle volte arrivano addirittura a coincidere. Una volta terminato il lavoro, organizziamo la mostra. La collaborazione con Esther Stocker ne è un esempio”.

Le esposizioni non hanno come finalità la vendita. Essendo uno spazio no-profit, lo scopo è la libera espressione degli artisti, slegando i loro lavori dalle valutazioni economiche. “Il valore dell’arte non è monetizzabile. L’arte è un qualcosa che sfugge, in questo sta la sua forza. Noi cerchiamo di realizzare l’arte prima che diventi merce e, per riprendere un concetto di Achille Bonito Oliva, l’arte prima che diventi ovvietà, prima che si banalizzi”.

L’idea è appunto quella di coinvolgere artisti giovani e competenti nella realizzazione di opere low-budget, senza spreco di denaro o di altro. “L’arte, naturalmente, si fa benissimo anche se ci sono un sacco di soldi, ma le idee si costruiscono anche con poco. Con un budget limitato siamo riusciti a creare un piccolo crocevia mondiale all’interno di Trento. Abbiamo ospitato artisti provenienti da svariate parti del mondo, che poi hanno proseguito altrove il lavoro iniziato qui da noi. Uno di loro è Driant Zeneli, con cui abbiamo collaborato l’anno scorso, che rappresenterà l’Albania alla biennale di Venezia. Altro caso è la performance di Frosi e Perrone, in cui un ragazzo teneva sulle spalle un signore novantenne, che è stata realizzata a Roma alla Nomas Foundation. Infatti noi lavoriamo tanto su tematiche territoriali quanto su problematiche condivise al di fuori della territorialità, in quello che è lo spirito della ricerca artistica contemporanea, che è appunto cosmopolita”.

Upload Art Project però non si muove soltanto su questo livello. Oltre alle residenze per gli artisti e alle esposizioni, vengono anche organizzati workshop, veri e propri tavoli di discussione il cui scopo è quello di coinvolgere giovani e giovanissimi in alcuni temi che non riguardano soltanto l’arte, ma anche la ricerca sociologica e le esperienze culturali più in generale. “Cerchiamo anche, nel nostro piccolo, di dare un contributo al processo di formazione dei giovani. Il Mart, la Galleria Civica e il Museo delle Scienze Naturali già fanno molto. E noi siamo un piccolo anello di questa dinamica, convinti che si debbano continuare gli sforzi per rafforzarla e renderla sempre più presente”.

L’obiettivo, insomma, è anche quello di permettere al patrimonio storico e contemporaneo di essere conosciuti dai ragazzi già nel loro percorso di formazione. Di recente, un tavolo sulla riqualificazione di piazza Fiera ha attirato molti studenti trentini e li ha convinti a partecipare, con buoni risultati in termini di proposte.

Quel che viene naturale chiedere a Federico è se l’intento di rivolgersi a tutti riesca effettivamente a realizzarsi. Il rischio di un’iniziativa come Upload Art Project, specialmente quando si declina in spazio espositivo per l’arte contemporanea, è infatti quello di riferirsi soltanto agli addetti ai lavori, non riuscendo a inglobare anche coloro che non seguono il mondo dell’arte con costanza.

“Il coinvolgimento della popolazione naturalmente varia in relazione a ciò che presentiamo, ma possiamo ritenerci soddisfatti. Durante Gemini e Mus, l’artista trentina Valentina Miorandi ha presentato un progetto, chiamando il coro della Paganella ad eseguire e cantare un testo tratto dalla Costituzione italiana. In quell’occasione il coinvolgimento è stato alto, l’interazione di più soggetti appartenenti ad ambiti diversi ha funzionato molto bene. Siamo convinti che quando una persona è posta di fronte a un contenuto, alla fine arriva a percepirlo, e che anche i contenuti di un certo spessore possano fare spettatori. Il Festival dell’Economia ne è l’esempio concreto. La difficoltà rimane comunque quella di riuscire a tenere alta l’attenzione, anche in funzione di trovare nuove persone che ci vogliano sostenere”.

Assieme ad Upload Art Project, nel medesimo spazio, è presente anche l’Orchestra J Futura, sempre gestita da Paola Stelzer: musicisti professionisti, talentuosi e giovani.

Entrambi i progetti si basano sulle stesse premesse, e fanno parte di una rete di spazi progettuali che in Europa e in Italia è sempre più presente come motore della ricerca artistica.

Se da un lato Upload Art Project e l’Orchestra J Futura puntano sul professionismo, dall’altro è evidente come ci sia uno sforzo volto alla riaffermazione del valore pedagogico dell’arte, fondamentale nello sviluppo e nella crescita di ogni individuo.

“Non bisogna dimenticare che se è vero che non si fa arte per sopperire alle mancanze del mondo, è anche vero che essa non ha alcuna funzione se non quella di restituirci il reale in termini di civiltà, intelligenza e sensibilità, e quest’obiettivo è perseguibile soltanto se si ritorna a quella solitudine attiva che contraddistingue l’esperienza artistica, capace allo stesso tempo di coniugare la dimensione interiore e quella sociale di ognuno di noi”.

Insomma, di arte in giro ce n’è ancora, si tratta solo di renderla più visibile, ma anche di fare in modo che sia sempre meno relegata all’interesse di un piccolo ceto intellettuale, e si estenda sempre più a tutti.

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