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I concerti a Trento

Un tiepido inizio di stagione

L’autunno musicale di Rovereto inizia quest’anno non troppo sfavillante. Il primo appuntamento è con il concerto del violinista Domenico Nordio accompagnato dal pianoforte di Andrea Bacchetti. Il programma è molto interessante, dedicato interamente al tema delle Tenebre nella letteratura per violino e pianoforte. I tre Notturni di Chopin, di cui uno nella versione di Nathan Milstein per i due strumenti, ci sono sembrati però quasi didascalici, con un suono eccessivamente compatto e statico, forse lontano dal lirismo intimo delle pagine del compositore polacco. Il violino di Nordio emerge in un’elegante perfezione tecnica nel Trillo del Diavolo di Tartini, ma soprattutto nella sonata L’Aurore del compositore belga Eugène Ysaÿe, dove il virtuosismo fine a se stesso tipico dell’ Ottocento si raffina di una visione del discorso musicale densa di significato e tensione, a superare la concezione dell’opera intesa solo come raccolta e manuale delle innumerevoli possibilità tecniche e timbriche dello strumento. Seppur pagina minore, interessante è anche la versione livida e sconvolta che Alfred Schnittke ha dato della melodia popolare di Stille Nacht, e alla musica folklorica guarda anche il Notturno e Tarantella di Karol Szymanowski. Per quanto impeccabile fosse l’abilità degli esecutori, abbiamo avuto l’impressione di un concerto indubbiamente interessante ma dal suono troppo omogeneo e dall’espressione a tratti poco convinta.

Il secondo appuntamento, con l’Orchestra Haydn, è l’occasione per rammaricarsi nuovamente di come l’orchestra regionale, quando arriva a Rovereto, appaia sempre svogliata e distratta.

Sarà perché il direttore stabile Gustav Kuhn non scende, in regione, oltre Trento (tranne, a suo tempo, in occasione dell’inaugurazione dell’auditorium Melotti) o per il pubblico che è sicuramente meno numeroso che a Trento e a Bolzano: fatto sta che la Suite di Pulcinella di Stravinskj ha evidenziato in particolare una sezione dei fiati a volte un po’ stonata, pressappochista e, in generale, un suono d’insieme poco omogeneo e curato. Le Piccole dediche per cinque bambini di Renato Dionisi chiudono l’omaggio della città al suo compositore nell’anno del centenario della nascita: eseguite con un organico ridotto, quasi cameristico, sono forse il brano meglio eseguito. La Czech Suite del compositore boemo Antonin Dvorak vede di nuovo l’orchestra al completo, ma è una compagine un po’ chiassosa e quasi frettolosa di arrivare il prima possibile alla fine dell’esecuzione.

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