Riqualificare col cemento?
A San Cristoforo, frazione di Pergine, la prima preoccupante applicazione della cosiddetta “perequazione”. Vediamo cos’è.
Non si può certo dire che San Cristoforo, la frazione di Pergine sulla sponda settentrionale del lago di Caldonazzo, sia cresciuto ordinatamente. L’antico nucleo attorno alla chiesetta è stato affiancato, tra la fine del’Ottocento e l’inizio del Novecento, da ville e alberghi; la seconda metà del ‘900 ha visto un confuso sommarsi di costruzioni, in gran parte seconde case; l’aumento del traffico e la costruzione della SS 47 l’hanno accerchiata. Ciò non impedisce alla località di essere raggiunta da perginesi e da trentini, che vengono per qualche ora di lago, e da tedeschi e olandesi, che vi trascorrono qualche settimana d’estate; la difesa dei due canneti superstiti ha consentito di salvare aree importanti sia per la fauna che per la depurazione del lago.
Il tema del rilancio di San Cristoforo è da anni un mantra della politica perginese. All’inizio di agosto è giunto in Consiglio comunale il “Programma integrato di intervento per la riqualificazione dell’ambito del lungolago di San Cristoforo”. Nelle intenzioni del sindaco Silvano Corradi e dell’assessore Marco Morelli si doveva approvarlo in tutta fretta già all’inizio di settembre, rinviando la discussione di eventuali osservazioni a dopo l’adozione. Il gruppo consiliare del PD ha ottenuto un rinvio, e vi sono state consultazioni tra i partiti di maggioranza, conclusesi senza un accordo. Intanto un Comitato di cittadini ha tenuto, il 17 settembre, quella presentazione pubblica del progetto che il sindaco aveva finora negato (sostenendo che, dato che la “perequazione” è un accordo con privati, tutta l’operazione doveva rimanere riservata).
Perequazione, ultima frontiera: permette di trasferire un diritto di edificare da un terreno a un altro. Un privato cede al Comune un terreno (sul quale passerà una strada, o dove verrà fatto un parco, o costruito un edificio pubblico...); in cambio, il Comune gli concede di aumentare i metri cubi da edificare su un altro terreno di sua proprietà. In tal modo il Comune evita di ricorrere a espropri, e risparmia. Il primo esempio importante di applicazione della legge sulla “perequazione urbanistica” in Trentino potrebbe essere quella di San Cristoforo.
I risultati sono preoccupanti. Il “Programma” prevede infatti la costruzione, all’ingresso del paese, di tre edifici di tre piani, in uno dei quali ci sarà spazio per la farmacia e una sala sociale, mente gli altri saranno di carattere direzionale, commerciale e residenziale; saranno posti su una piazza a sua volta poggiante su una piattaforma alta un metro e 60. Poi è prevista la costruzione, in un’altra zona (quella dell’Albergo al Lido), di un grande edificio a carattere ricettivo-alberghiero, di fronte a una piazza altrettanto sopraelevata. Infine l’allestimento, nei campi che stanno tra la strada statale e il “Dosso” su cui sorge la chiesa, di un parcheggio con più di 200 posti-macchina.
Il resto (i marciapiedi, alcuni tratti di pista ciclabile, alcuni parcheggi presso la stazione ferroviaria, la sistemazione dell’area balneabile) appare ben poca cosa, e potrebbe comunque essere realizzato anche senza grandi interventi. Ciò che molti attendevano - il parziale spostamento e l’interramento della strada provinciale - è lasciato all’iniziativa provinciale, ed è dunque difficile che sia fatto in tempi brevi. Il “Programma” si può dunque sintetizzare così: cemento e tanti, tanti posti-macchina, tre volte quelli attualmente esistenti, più che sufficienti per 350 giorni all’anno: e questo in un luogo in cui esiste già una stazione ferroviaria!.
Com’è possibile che la riqualificazione di una località turistica venga fatta passare per il cemento e l’asfalto? Il fatto è che un imprenditore ha ac-quistato, negli ultimi anni, gran parte dei terreni oggetti dell’intervento, e li ha lasciati incolti per dimostrare visivamente la loro inutilità. In cambio di alcune cessioni gli sarà concesso di costruire gli edifici di San Cristoforo (e altri agli Assizzi, altra frazione di Pergine). Il vantaggio, per il Comune, sarà modesto; l’espansione edilizia farà invece guadagnare milioni di euro all’immobiliarista privato. Il contenuto del progetto si spiega solo in quest’ottica.
Il caso può apparire secondario o di interesse solo locale. Non è una specu-lazione edilizia enorme, si parla di qualche decina di appartamenti. Non è un disastro ecologico, è solo una piccola ulteriore pressione su un ambiente naturale già in difficoltà. Non è un caso di malcostume politico eclatante, è solo l’ennesima resa dell’ente pubblico agli appetiti privati. Ma proprio nel suo riguardare un luogo noto anche al di fuori dell’ambito locale, e per il fatto di essere la prima applicazione significativa della “perequazione”, esso assume importanza. L’approvazione di questo piano sarà la porta aperta ad altre operazioni simili, condotte in segreto, nelle quali chi guida l’Amministrazione si ritiene l’unico custode della volontà collettiva ed è contento se l’ente pubblico guadagna qualche parcheggio; tanto quel che conta sono gli interessi privati, e i costi ambientali, com’è noto, non si calcolano. Si spera che l’impegno di alcune forze politiche e dei cittadini bastino a evitarlo.