Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

“Hai visto le mie Alpi?”

Una mostra sulla storia del rapporto degli ebrei con le nostre montagne

Questa settimana la vostra corrispondente dal (“lontano”) Sudtirolo è in trasferta nella capitale della nostra auspicata (da pochi) seconda cittadinanza. Vienna è una città bella e intelligente, viva di storia antica e contemporanea, ironicamente romantica e meravigliosamente musicale per affascinare i turisti, ma attenta alle novità e capace di affrontare le questioni più spinose con spirito critico e rispetto delle opinioni diverse. Al famoso Museo di Storia Naturale è in corso una mostra didattica sui 200 anni dalla nascita di Darwin e i 150 dalla pubblicazione del suo libro rivoluzionario, “Sull’origine della specie attraverso la selezione naturale”: vi si trovano tutte le sue posizioni e anche quelle dei suoi oppositori del suo tempo e di oggi. Vienna sorprende per il suo spirito accogliente, non si incattivisce come quasi tutte le nostre città degradate dalla speculazione, e riesce a crescere mantenendo un’alta qualità del vivere anche nelle periferie.

L’occasione della visita è la mostra “Hast du meine Alpen gesehen?” (Hai visto le mie Alpi?), organizzata dall’Alpines Museum des Deutschen Alpenvereins (Museo alpino dell’associazione tedesca delle Alpi) di Monaco, dal Museo ebraico di Hohenems e dal Jüdisches Museum di Dorotheengasse di Vienna, esposta ora nel museo viennese (uno dei due, l’altro è in Judenplatz dietro allo straordinario monumento di Rachel Whiteread agli ebrei viennesi sterminati dai nazisti).

La mostra arriva dopo il riconoscimento da parte dell’Unesco delle Alpi quale “patrimonio dell’umanità” e ne racconta una storia particolare, quella della relazione degli ebrei con le Alpi. Nella mostra sono illustrate vicende di appassionati alpinisti, sciatori, escursionisti, uomini e donne, e degli alberghi di Merano, Arosa, Davos, Sant Moritz che offrivano e ancora oggi offrono cibo kosher (puro, cucinato secondo le prescrizioni ebraiche) e ambienti in cui ebrei ortodossi o assimilati si trovano a loro agio.

Sono state ricostruite le storie di cofondatori di associazioni alpine, che vennero espulsi nel processo di arianizzazione delle Alpi, e in un caso fondarono poi una propria associazione, in seguito proibita, di cui fecero parte anche ariani in dissidio con la loro esclusione. Le famiglie ebree borghesi, i giovani e i rabbini salivano sulle montagne per trascorrere le vacanze, ma, come si racconta, anche per essere più vicini a Dio. In un tempo oscuro e minaccioso, le Alpi furono poi il luogo attraverso cui cercare scampo alla deportazione e alla morte, in lunghi tragitti in treno ed estenuanti marce, verso la Svizzera soprattutto, talvolta con successo e spesso però respinti e riconsegnati nelle mani degli assassini.

E nell’immediato dopoguerra le Alpi divennero per tanti ebrei l’ostacolo da superare, per arrivare ai porti italiani in cui imbarcarsi, in fuga dall’Europa indifferente, verso la speranza di una terra nuova in cui poter ricominciare a vivere, nonostante tutto. Alcuni luoghi nelle alte montagne furono anche sedi di centri di addestramento e di preparazione alla vita in Palestina, mentre pochi anni prima erano stati luoghi di sfruttamento fino alla morte nel lavoro coatto per la costruzione di tunnel e strade.

La mostra di Vienna racconta tutto questo, ma soprattutto una storia d’amore di tanti giovani ebrei appassionati della montagna. È uno dei caratteri più emozionanti di una narrazione che risponde con forza assoluta all’assurdità nazista degli ebrei popolo debole e fisicamente inetto. Per i sopravvissuti alla strage nazista e per chi guarda alla storia degli ebrei in Europa con il rimpianto dovuto a una grave perdita, le immagini di atleti della montagna, giovani, spensierati e pieni di voglia di vivere, che si sarebbero dovuti di lì a poco confrontare con un accadimento inaudito, fatto di esclusione, fuga o morte, sono insieme un monito doloroso e una promessa di un futuro possibile.

Da questa mostra viene anche, forse inconsapevolmente, un appello ad estendere il concetto di diritto di cittadinanza nelle Alpi a tutti coloro che ci vivono e le frequentano. L’ecosistema alpino, al contrario di quanto pensano alcuni suoi abitanti che lo vorrebbero come proprietà privata, appartiene a chi ne favorisce lo sviluppo come terra accogliente e rispettosa di natura e culture.

Era dai tempi di “Die Alpen” (“Le Alpi. Una regione unica al centro dell’Europa” di Bollati Boringhieri) di Werner Bätzing, che vi descrisse la nascita e i caratteri di questo paesaggio culturale europeo, che non si vedevano le Alpi raccontate in modo così vivo e innamorato.

La mostra è aperta a Vienna fino al 15 marzo; da aprile 2010 a febbraio 2011 sarà nel museo dell’Alpenverein di Monaco.